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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
12/02/2018
Ghost
Ghost
Fondati da Masaki Batoh a Tokyo, nel 1987, i Ghost furono abili a rivitalizzare i fasti della psichedelia nazionale...
di Vlad Tepes

Fondati da Masaki Batoh a Tokyo, nel 1987, i Ghost[1] furono abili a rivitalizzare i fasti della psichedelia nazionale (Flower Travelling Band, Taj Mahal Travellers), miscelandoli con caute dosi etniche e folk e mantenendo, per ciò stesso, certe caratteristiche proprie della musica tradizionale giapponese.

Il loro esordio omonimo, nonostante una sicura uniformità d'ispirazione, svaria sorprendentemente fra generi diversissimi; tali iati, tuttavia, anche profondi (come fra seconda e terza traccia), non intaccano l'unità dell'opera e non suggeriscono affatto intenti eclettici superficiali e maldestri.

Il primo pezzo, “Sun Is Tangging”, sembra sgocciolata via dalle sessioni di If I Could Only Remember My Name di David Crosby; “Guru In The Echo” sembra una canzone di celtic-rock; “I've Been Flying”, larga e quieta, potrebbe essere cantata da un David Gilmour d'annata; “Ballad Of Summer Rounder” iniziata su toni acustici, si sublima in una strepitosa ballata à la Eden e finisce con un sottofondo distorto di sassofono; i riferimenti occidentali valgono, naturalmente, solo come indicazione.

Il trittico “Moungod” è caratterizzato da riferimenti più espliciti alle sonorità orientali: vi spicca “Moungod te Deum”, innervata da maestosi cori tibetani che sfumano in una pantomima da teatro N?

Il tono unificante, riposato e pastorale, la diversità delle soluzioni, li accomunano ai Dead Can Dance, a Eden, ai Popol Vuh. Il prosieguo della carriera confermerà con altre gemme (che valuteremo) tale estetica.

[1] Batoh è originario di Kyoto. Alcune fonti danno il 1984 come anno di formazione: sembra troppo risalente. Masaki Batoh, voce, chitarra acustica; Michio Kurihara, chitarra elettrica; Kazuo Ogino, tastiere;  Taishi Takizawa, flauto, sassofono, teremin; Takuyuki Moriya, basso; Junzo Tateiwa, batteria.