Cerca

logo
MAKING MOVIESAL CINEMA
Get Duked!
Ninian Doff
2019  (Prime Video)
COMMEDIA HORROR
all MAKING MOVIES
16/09/2021
Ninian Doff
Get Duked!
Potremmo dire che Get duked! è un film mediocre, giusto perché da queste parti ci fregiamo di una certa educazione; il sempre caro ragionier Ugo Fantozzi, uno senza peli sulla lingua in quanto a spirito critico, avrebbe con tutta probabilità e con un pizzico di severità paragonato il film a La corazzata Potemkin riservandogli lo stesso impietoso trattamento.
Potremmo dire che Get duked! è un film mediocre, giusto perché da queste parti ci fregiamo di una certa educazione; il sempre caro ragionier Ugo Fantozzi, uno senza peli sulla lingua in quanto a spirito critico, avrebbe con tutta probabilità e con un pizzico di severità paragonato il film a La corazzata Potemkin riservandogli lo stesso impietoso trattamento. Pur avendo raccolto diverse critiche non così terribili questo esordio al cinema del regista di videoclip Ninian Doff sembra non sappia bene che direzione prendere, Get duked! ha il sapore di un pranzo confezionato da uno chef con poche idee e al quale manca la portata principale; per carità, squarci di bellezza ci sono anche, veicolati però solo dagli splendidi paesaggi delle highlands scozzesi che, insieme a un paio di scene che strappano una risata, comunque non giustificano il tempo dedicato a questa storiella fortunatamente breve. Di suo Ninian Doff porta al film proprio una certa estetica ultrapop che parrebbe mutuata dai videoclip e che ben si adatta soprattutto al personaggio di D.J. Barbabietola, ma ormai le presentazioni cool sui protagonisti e gli inserti grafici piazzati su sottofondo musicale non sono cose nuove e non stupiscono più, il regista azzarda soluzioni più originali nei momenti che vorrebbero essere lisergici con risultati a parere di chi scrive affatto lusinghieri. Tanta buona volontà ma nel complesso non si può di certo bollare Get duked! come un grande esordio, qualcosa di più interessante arriva sotto il punto di vista dei messaggi proposti ma anche qui la tesi finale viene esplicitata in maniera così diretta da risultare posticcia seppur condivisibile.
 
Il campo estivo Duca di Edimburgo è un progetto rivolto agli studenti che hanno bisogno di migliorare il loro curriculum scolastico, un'escursione di un paio di giorni durante la quale gruppi di giovani ragazzi dovranno collaborare, sfruttare le loro doti di orientamento e le risorse che la natura offre per raggiungere un obiettivo comune. Affidati al professor Carlyle (Jonathan Aris) ci sono tre lavativi che non hanno alcun interesse per la scuola: D.J. Barbabietola (Viraj Juneja) lanciato in una discutibile carriera nell'hip hop, Dean (Rian Gordon) di estrazione proletaria e già condannato a imbustare pesce in fabbrica insieme al padre e al fratello e lo stonatissimo Duncan (Lewis Gribben) che ha dato fuoco al cesso della scuola nel tentativo di far esplodere la sua stessa merda, a loro si unisce il secchione Ian (Samuel Bottomley) che vuole accumulare crediti su crediti per la sua carriera scolastica. Dopo alcune diffidenze iniziali (ma nemmeno molte) i ragazzi si compatteranno in un vero gruppo, in particolar modo quando, durante il loro percorso, incontreranno proprio il Duca (Eddie Izzard), un esponente della vecchia Gran Bretagna che ha in odio le nuove generazioni, soprattutto se provenienti dalle classi sociali ritenute più basse e che non esiterà a sparare contro i nostri eroi trasformando il loro progetto scolastico in un incubo a tratti allucinogeno e quasi sempre demente.
 
Un filmetto neanche tanto divertente consigliato a chi ama la comicità demenziale, qualche volgarità a ritmo di hip hop e qualche sequenza comica qua e là anche azzeccata. Si sarebbe potuto lavorare decisamente meglio sulla lotta di classe e sull'indifferenza delle vecchie generazioni molto benestanti per l'eredità che hanno lasciato a quella dei giovani d'oggi, tema che è sempre comodo archiviare gettando colpe addosso ai più giovani che in effetti si ritrovano in un sistema che, quello sì, andrebbe fatto esplodere come la merda di Duncan. Purtroppo il tutto si riduce a un'invettiva finale da parte di Dean e poco altro, tipo un'uscita delirante per chiudere tutta la faccenda ad esempio. Peccato, si poteva tirar fuori qualcosa di meglio dall'idea iniziale, a partire dal titolo che avrei preferito nella sua prima stesura, Boyz in the wood, che almeno aveva un bel richiamo sulla fissa di uno dei protagonisti.