Cantautore e psicanalista. Quanto entra la tua professione nella musica e viceversa?
(In realtà sono psichiatra e non psicanalista :)), ma vale lo stesso più o meno… sicuramente il mio lavoro mi offre la grande opportunità di ascoltare le storie di tante persone, un grande osservatorio sull’uomo, le sue difficoltà ma anche le sue grandi risorse che talora può essere fonte di grande ispirazione anche per scrivere canzoni. La musica entra nel mio lavoro in tanti modi, a partire dal fatto che sono musicista oltre che psichiatra, che tengo un paio di chitarre in studio e quello è spesso un argomento per rompere un po’ il ghiaccio con alcuni clienti… ah lei suona? Anche io una volta suonavo… Ho scoperto che alcuni pazienti mi hanno scelto come psichiatra proprio perché suono, sentendo un’affinità per questa cosa. Oltre a questo c’è un discorso più tecnico della musicoterapia e dell’uso della canzone come strumento psicoeducativo che portiamo avanti con il progetto Psicantria.
“Passeggeri”: quale è stata la genesi artistica dell’album?
Sono canzoni scritte dal 2012 a oggi, che in qualche modo raccontano alcune tappe importanti della mia vita di questi anni. Ci sono canzoni molto personali dedicate a mia moglie e a mia figlia, altre che risentono del mio interesse per la pratica della meditazione che ho coltivato molto negli ultimi anni, altre che trattano temi più universali. Sono comunque tutti brani che sento molto e a cui sono molto legato per motivi diversi. Il disco si apre con il buio de “La caverna” e si chiude con “Siddharta”, l’illuminato.
“Siddharta” ha riferimenti religiosi e letterari. Come è nata l’idea di questa canzone? Vuole essere un omaggio o anche qualcosa di divulgativo di un messaggio?
“Siddharta” è nata durante un ritiro per diventare istruttore di mindfulness, una pratica di consapevolezza derivata dalla meditazione buddista, che oggi trova molte applicazioni in medicina e psicologia. In quell’occasione ho riascoltato per l’ennesima volta la bellissima storia di Siddharta, che avevo scoperto per la prima volta alle superiori leggendo il libro di Herman Hesse. E’ una storia per me sempre di grande ispirazione e saggezza, che tutti dovrebbero conoscere. E’ un invito a intraprendere il proprio cammino interiore, a sperimentare in prima persona la conoscenza senza dogmi, a non stancarsi mai di cercare la propria dimensione.
Il tuo primo singolo, “Passeggeri”, aveva qualcosa di profetico, uscito in un momento in cui le dirette su Zoom non erano ancora di diffusione comune….
“Passeggeri” è una canzone che parla di impermanenza e di transitorietà, sicuramente un tema molto attuale in questa situazione di grande incertezza in cui navighiamo. Il primo lockdown è arrivato proprio mentre stavamo organizzando il video della canzone, che abbiamo ovviamente poi realizzato creando un ambiente virtuale, con immagini spedite a distanza.
Un altro brano con riferimenti letterari è “Gregor Samsa”…
“Gregor Samsa” è ispirata al protagonista della Metamorfosi di Kafka ed è un brano di consapevolezza ambientale, dell’importanza di conservare al meglio l’ambiente per chi verrà dopo di noi.
“Chi resiste” lo possiamo considerare un brano politico?
Nonostante il titolo che rievoca importanti momenti storici, in realtà parla più di resilienza, che di Resistenza. La nostra resilienza quotidiana di fronte alle piccole difficoltà o insoddisfazioni, ricordando sempre di dare valore ai nostro sforzi al di là dei risultati.
Hai scritto anche un brano per Guccini, è abbastanza raro trovare un cantautore che scriva per un altro cantautore. Come è successo? Vi siete poi incontrati?
Nel 2010 chiedemmo a Francesco Guccini di scriverci la prefazione per il primo libro-CD Psicantria e lui fu gentilissimo ad accettare. Da lì iniziò una frequentazione con lui e sua moglie, con indimenticabili momenti conviviali a Pavana. In quel periodo stava lavorando al suo ultimo disco e insieme al mio compagno psicantrico Cristian Grassilli gli proponemmo la canzone “Notti” che lui inserì nel disco, con nostra grandissima gioia.
Ne approfitto per un consiglio professionale, anche se so che è generico e limitato. Cosa raccomanderesti al pubblico per trascorrere questo momento storico difficile?
Di coltivare la pazienza e la fiducia necessari per tollerare l’incertezza. Il COVID ha pesantemente scalfito la nostra onnipotenza sull’ambiente e il mito del controllo, sicuramente ci ha abituato a vivere più il momento e a stare con quello che c’è e non solo con quello che vorremmo. E’ un momento difficilissimo per la salute di tanti, per l’economia e per questo distanziamento anche emotivo a cui siamo costretti, ma può essere anche un’opportunità ad allenarci a essere più resilienti e flessibili.