Nato e cresciuto in Louisiana, Jon Batiste fa parte di una dinastia musicale di New Orleans che include grandi musicisti jazz, quali Lionel Batiste della Treme Brass Band, Milton Batiste dell'Olympia Brass Band e il batterista Russell Batiste Jr.
Lui ha iniziato la sua carriera molto giovane, e come pianista jazz, a soli 17 anni ha pubblicato il suo album di debutto, Times in New Orleans. In seguito, Batiste ha frequentato la Juilliard School, celebre scuola di musica, arte e spettacolo, dove ha formato gli Stay Human, una band composta da alunni della scuola che, nel 2015, è diventata la house band al The Late Show, un seguitissimo talk show della CBS, condotto da Stephen Colbert.
A tutt’oggi, ha all’attivo otto album, l’ultimo dei quali, We Are (2021), ha ottenuto ben 11 nomination alla 64esima edizione dei Grammy Award, vincendo il premio per album dell’anno. Premio meritatissimo, visto che We Are è un album stellare, capace di fondere un ricco bagaglio tradizionale a sonorità modernissime, dimostrando che Batiste conosce a menadito gospel classico, soul, jazz e funk, tanto quanto il pop e l'hip-hop degli ultimi due decenni. Un livello di semplicità disarmante, poi, e un sublime genio tecnico, trasformano We Are in un disco che dovrebbe essere ammirato sia per la sua musicalità e l'intricato songwriting, che per la capacità di adattarsi perfettamente alla musica contemporanea di oggi, a dimostrazione che Batiste è impareggiabile nella sua creatività, che lo rende artista senza tempo, anello di congiunzione fra epoche e sensibilità diverse.
Freedom, scritta in collaborazione con la cantautrice newyorkese Autumn Rowe e il pianista e compositore di Los Angeles Andrae Alexander, è uno dei brani di punta di una scaletta impeccabile e coinvolgente. Il brano parla della rivoluzione sessuale e sociale guidata da artisti del calibro di Elvis Presley, James Brown e Mavis Staples, e del modo in cui si sono mossi e si sono espressi sul palco. Un sorta di cataclisma artistico che ha spinto gli esseri umani a sentirsi liberi e ad agire come volevano, senza sottostare ai dictat della società.“Quando muovo il mio corpo proprio così, non so perché ma ho voglia di libertà”, canta Batiste sulle note allegre e scanzonate della canzone, il cui messaggio, però, è profondo, e riguarda, soprattutto, i diritti dei gay e l'uguaglianza razziale.
"È come quando Elvis scuoteva i fianchi sul palco dell'Ed Sullivan Theatre e la gente palpitava", ha detto Batiste in un’intervista alla rivista Relix. "In qualche modo, coinvolgeva l'intero aspetto della lotta per i diritti delle persone e la loro libertà, e non solo il poter bere dalla stessa fontana d'acqua o andare nello stesso bagno. È anche per poter amare chi vogliamo ed essere come vogliamo essere." Per il musicista della Louisiana la sessualità è una parte fondamentale dell’habitus umano, e renderla libera dalle catene della società consente alle persone di essere se stesse, senza ipocrisia. Sono stati grandi artisti del passato attraverso la loro musica a consentire ai costumi di evolversi. “Vedi James Brown ballare in un certo modo” ha aggiunto Batiste “e ti fa venire voglia di essere libero, e ti fa aprire la tua identità e non adattarti allo stampo di ciò che la società vuole importi”.
Freedom, in tal senso, è una canzone che parla esplicitamente di rivoluzione sessuale, ma è anche un implicito invito ai musicisti a smuovere, attraverso la musica, tutti quegli ostacoli che impediscono agli esseri umani, di qualsiasi razza, religione o sesso, di essere veramente liberi. E’ anche questo che deve essere la musica, non solo divertimento, ma impegno. Non è un caso che Batiste, nel momento di ritirare il Grammy per il miglior disco dell’anno, ha voluto sottolineare subito questo aspetto: “Amo la musica, suono da quando ero un ragazzino. Per me è più che intrattenimento, è una pratica spirituale".