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REVIEWSLE RECENSIONI
06/06/2024
Bon Jovi
Forever
Il nuovo album dei Bon Jovi è una evidente celebrazione del quarantennale della band, che oggi assomiglia di più a un progetto solista. Dopo gli enormi problemi vocali degli ultimi anni, una operazione quasi salvifica e un torrenziale documentario di grande onestà e qualità, Jon ci riprova con “Forever”.

Una dei messaggi che Jon Bon Jovi ci tiene di più a chiarire e veicolare è che oggi i Bon Jovi non hanno più nulla da dimostrare. La recensione di Forever potrebbe chiudersi qui, insieme a un “ascoltatelo e cercate di capire l’essenza più intima della frase del buon Jon”.

 

Per molti fan, il nome Bon Jovi è ancora una fede e una passione travolgente, anche se non sono mai stati amati dalla critica e sicuramente non vengono equiparati alle grandi stelle del rock universale. Per loro parlano i 130 milioni di album venduti e i quasi 3.000 concerti suonati nei quarant’anni della loro storia. Il lento declino della band passa attraverso l’addio nel 2013, del chitarrista e compositore Ritchie Sambora, vero partner artistico di Jon, e poi con il deperimento delle corde vocali del cantante, giunte oltre il 2020 in condizioni terribili, con la testimonianza di un ultimo tour americano nel 2022, in cui le prestazioni della voce dei Bon Jovi rasentavano l’imbarazzante stonatura.

Sull’eterna storia del ritorno a casa di Ritchie, strombazzata dai media da diversi anni e periodicamente smentita, sul possibile ritiro di Jon e su una operazione alle corde vocali vista come l’ultima spiaggia di una carriera comunque pazzesca, se ne potrebbe scrivere per giorni, ma vi invito a dare un’occhiata all’eccellente Thank You, Goodnight: The Bon Jovi Story, un documentario visionabile su Disney+ che in cinque ore racconta il passato, il presente e un possibile futuro per la band americana.

 

Qui un piccolo spoiler lo devo fare: l’operazione è andata bene e dopo le prime paure la voce è di certo migliorata, ma non si sa ancora se Jon riuscirà a imbarcarsi in nuovi tour mondiali. Gli ultimi rumors sono affermativi, ma ora si parla solo di questo nuovo album Forever, lungamente atteso e spinto come non mai dal cantante statunitense, dopo le scarse vendite del precedente 2020, lavoro con una intensa vena cantautorale che ben raccontava l’epoca d’incertezza del Covid.

Questo nuovo album va sicuramente oltre e vuole raccontare e festeggiare l’anniversario del quarant’anni dalla nascita dei Bon Jovi, cercando di incarnare in dodici brani tutte le anime del suono di una band che si è profondamente evoluta e modificata, dallo sfacciato rock melodico degli esordi, fino al compassato pop delle ultime due decadi. Anche se Jon parla di “lavoro di gruppo”, la sensazione rimane quella di un album solista dove i membri storici rimasti contribuiscono in piccola parte, scritto esclusivamente dal cantante aiutato da compositori esterni, in cui le dinamiche cambiano di traccia in traccia, con modalità decisamente forzate e poco istintive e spontanee.

 

Se “Legendary” è il classico singolo un po' tronfio che ben testimonia gli ultimi dieci anni del gruppo, è evidente la ricerca di soddisfare i fan della prima ora con le melodie frizzanti e ben confezionate in “Living Proof” e “Walls Of Jericho”, che però portano anche un legittimo dubbio: perché chiamare nella band un chitarrista eccelso come Phil X, per poi limitarlo a parti di accompagnamento e assoli anonimi e piatti?

In capolavori come “Livin’ on a Prayer” la vera magia stava nel fatto che tutto fosse assimilabile, fresco e cantabile, anche il breve assolo di Ritchie Sambora. Nei brani di Forever il fulcro sono semplicemente le melodie e la voce, che di certo ha riacquistato una certa vivacità e risalta in pezzi come “Waves” o il finale agrodolce di “Hollow Man”.

 

La sensazione rimane quella di un album dignitoso (anche se davvero con troppe ballate - l’effetto noia può subentrare) ma che sembra realizzato più per soddisfare i fan che per mostrare la vera essenza musicale di Jon Bon Jovi nel 2024. Se poi volesse veramente far suonare i Bon Jovi come un vero gruppo, allora ci sarebbe veramente tanto lavoro da fare e probabilmente oramai, quasi impossibile.