Una copertina al limite del trash raffigura un telefono a conchiglia: una discutibile scelta di gusto? Non solo. Quell’immagine racchiude il senso dell’album degli Ocean Grove molto più di quanto si potrebbe immaginare. Per la band, infatti, quel tipo di cellulare rappresenta una sorta di segnatempo iconico, un oggetto concreto che sintetizza la svolta tecnologica ed informatica del nuovo millennio in cui gli adolescenti dell’epoca sono stati intrappolati. Un promemoria di un periodo di promesse e aspettative crescenti di un mondo che sarebbe stato sempre più a portata di mano, a partire dalla possibilità di scattare una foto con il proprio telefono.
Prendere in considerazione questo immaginario per scrivere un album diventa quindi un’azione retro-futuristica, che mira ad unire i pensieri e la sensibilità di oggi con le sonorità e la spensieratezza di ieri. Ma come rappresentarla a livello sonoro? Cosa c’era all’epoca? Cosa si faceva? Beh, c’era il nu metal, il rock sporcato di punk, l’hip hop, c’erano i Prodigy e le ballatone con cui speravi di fare colpo sulla compagna di scuola. E come transitava tutto questo? Attraverso delle infinite playlist che scaricavi e condividevi con gli amici o regalavi a chi ti piaceva, unendo in un colpo solo tutto quello che ti aveva colpito in un unico flusso, alla faccia della coerenza, se non quella del sentire (a volte bipolare) del tuo animo.
Flip Phone Fantasy rappresenta tutto questo, e attraverso le sue tracce, a volte coerenti a volte completamente diverse l’una dall’altra, racconta le passioni e le influenze adolescenziali di questi folli ed iperattivi ragazzi australiani, che nel loro studio di registrazione di Melton, nell’area metropolitana di Melbourne, Victoria, si sono messi a registrare, mixare e masterizzare senza altre distrazioni, guidati dal batterista Sam Bassal. Un nuovo lavoro che si inserisce all’interno dell’ecosistema artistico della band, definito dalla stessa come “Oddworld” (lo strano/bizzarro mondo), popolato di musica, arte, prodotti e video generati dal loro debutto, The Rhapsody Tapes (2017) e dall’odierno Flip Phone Fantasy.
Il viaggio dentro la playlist degli Ocean Grove, come quello nella playlist di chiunque, a seconda dei gusti e del vissuto di chi ascolta può trovare maggiori o minori concordanze con le tracce proposte.
L’avventura inizia con il ritmo tra rock e hip hop di “Superstar”, che fa da introduzione al disco cominciando proprio con un telefonino che suona e una voce di una ragazza un po’ annoiata che risponde «Hello?», per poi alzare il ritmo e i bpm con i due minuti scarsi di “Neo”, che ritrova le radici nu metal dei cinque australiani.
Subito dopo, “Sense Again” e “Sunny” regalano l’atmosfera delle spiagge di Victoria, tanto che viene da mettersi gli occhiali da sole già solo ad ascoltarle.
Procedendo nell’ascolto, troviamo “Thousand Golden People”, che inizia à la Linkin Park per poi prendere un flow prepotentemente hip hop e scivolare in un ritornello e in delle strofe a metà tra alternative rock e nu metal. “Guys From The Gord”, invece, è una delle sorprese più inattese e piacevoli del disco, poiché sperimenta la fusione tra il sound sintetico dei Prodigy, l’hip hop e il nu metal.
Con “Shimmer” e “Baby Cobra” si arriva al momento ballatone e mid-tempo tipico di ogni playlist adolescenziale dell’epoca, realizzando due tracce un po’ mediocri e ripetitive, anche nel testo, fatto salvo l’apprezzamento al bel messaggio d’amore, incoraggiamento e riconoscimento che nasconde “Shimmer” («E ti guarderò cadere. E guarderò la luce mentre brilli. Sei più forte di me. Sei più forte di quanto pensi di essere. E alla fine della giornata lo sento pienamente»).
La situazione torna a migliorare con il ritmo e lo slap di basso di “Ask For The Anthem”, la sperimentazione tra l’hip hop e il sussurrato di “Sway” e la bella “Junkie$”, uno dei diversi singoli già estratti dall’album, la quale porta poi al finale di “Freaks”, per metà acustica e per metà rock.
Con Flip Phone Fantasy gli Ocean Grove non vogliono altro che divertirsi e divertire ascoltatori piccoli e grandi, facendoli giocare con quella che è la loro rivisitazione di una playlist anni Duemila. All’epoca l’avrebbero regalata ai loro amici, oggi, con le possibilità informatiche odierne e con una fama che permette loro un palcoscenico più ampio, la regalano a tutti noi.
Fate come se ve l’avesse consegnata un amico un po’ pazzo: ascoltatela, cantatela, fategli sapere cosa ne pensate. E poi chi lo sa, magari vi aprirà un fiume di ricordi e inizierete anche a comporre la vostra.