I figli invecchiano.
I figli svegliano nel cuore della notte, rendono schiavi e dipendenti, stravolgono la vita.
Ma allargano anche il cuore, dividono o rendono più unita una coppia, la mettono alla prova soprattutto.
Mattia Torre ha scritto tutto questo -un gran bene- in un testo prima e in un monologo diventato virale poi, dal quale ha voluto trarre un film.
Ma Mattia Torre a dirigere quel film non ce l'ha fatta, se l'è portato via un cancro, la scorsa estate.
E allora, gli amici di sempre, i colleghi, hanno finito il lavoro per lui.
Creando un film, una coppia, un'analisi, una descrizione perfetta di com'è essere genitori oggi, italiani oggi.
Figli lo si è da sempre.
Da quando nasciamo.
Siamo figli di genitori che ora sono cresciuti, e stare rinchiusi nel ruolo di nonni non ci stanno più.
Genitori lo si diventa.
E se il primo figlio concede ancora speranze di una vita sociale come si deve, di un'economia domestica accettabile, il secondo arriva a rimescolare tutte le regole.
Come una deflagrazione.
Perché sono passati anni da quel primo figlio.
Perché si è invecchiati.
E si invecchia di colpo, ci si danno colpe, si accusa l'altro di non esserci, l'altra di pretendere troppo, si subiscono chat scolastiche, feste a tema, consigli non richiesti o richiesti e costosi.
Ci si guarda, e quello che si vorrebbe fare è solo saltare dalla finestra.
Mollare tutto e tutti.
Guardi Figli e dici: wow.
Dici sì, io sono così, o così.
Io sarò così, o così.
Sì, i miei amici -genitori- sono così.
Sì, l'Italia è così.
E non sai se essere sbalordita per quanto banale ma efficace è una certa analisi, o per quanto è bravo Mattia Torre a trovare, fare questa analisi.
Sul mondo dei genitori, e dei figli. E dell'Italia.
Guardi Figli e dici: finalmente.
Finalmente una commedia che è anche un po' dramma.
Che sovverte certe regole, che crea regole, dividendo in capitoli il racconto, aprendo storie, esempi, riferimenti.
Con quel tocco internazionale, quell'ironia più british che romana, che non sempre trovi nelle nostre commedie.
Guardi Figli e dici: che bravi Mastandrea e la Cortellesi.
Lei che posso tornare ad apprezzare perché non esagera, è naturalmente brava, lui perché è sempre lui: stropicciato, sincero.
E ridi, e ti commuovi, e pensi, e rifletti.
Che genitore sarò, un giorno?
Come crescerò i miei figli?
Le terrò a mente le parole di Mattia Torre?
Sì.