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THE BOOKSTORECARTA CANTA
Figli Della Stasi
David Young
2017  (Baldini & Castoldi)
LIBRI E ALTRE STORIE
6,5/10
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09/07/2017
David Young
Figli Della Stasi

Berlino Est, 1975. Quando la detective Karin Müller – ufficiale della Kriminalpolizei – è chiamata per occuparsi dell’omicidio di un’adolescente ritrovata ai piedi del Muro, pensa sia un’indagine di routine. Ma quando arriva sulla scena del crimine capisce che non è così: il volto della giovane è sfigurato, senza occhi e senza denti, e sembra che qualcuno abbia martoriato quel corpo dopo il decesso. Tutto lascia pensare che la ragazza stesse cercando la fuga… ma da Ovest. La Stasi – il famigerato Ministero della sicurezza di Stato – sin dall’inizio supervisiona le indagini e ordina a Karin di scoprire l’identità della ragazza senza approfondire il movente e i colpevoli. Meno domande fa, meglio è. Le prove sono contraddittorie ed è evidente che la scena del crimine è stata manipolata. Ma Karin non si tira indietro nella ricerca della verità, scoprendo che la soluzione all’omicidio è molto più vicina a lei di quel che pensa.

 

Quando si pensa al thriller oltre cortina, vengono in mente alcuni fortunati romanzi, poi trasposti in pellicola, come Bambino 44 di Tob Rob Smith, Gorky Park di Martin Cruz Smith e, per certi versi, anche Fatherland di Robert Harris. Tutti ottimi lavori, il cui fascino veniva amplificato dall’essere ambientati, nel tempo e nello spazio, durante un regime totalitario; particolarità, questa, che creava nel lettore un surplus di inquietudine e rendeva la trama ancor più palpitante. Cosa che avviene anche per Figli Della Stasi, romanzo ambientato nel 1975, in Germania Est, durante il regime comunista di Erich Honecker, e che racconta la difficile indagine della detective Karin Muller, che deve fare i conti, non solo con un efferato delitto, ma anche con gli ingranaggi di un apparato burocratico pachidermico, con gli intrighi di palazzo e con la longa manus della Stasi, la famigerata polizia politica, nota per le persecuzioni ed epurazioni di dissidenti politici. Nonostante alcune forzature, strumentali alla risoluzione del caso, ma un poco inverosimili, il romanzo tiene viva l’attenzione del lettore dalla prima all’ultima pagina, forte di un intreccio narrativo dal ritmo serrato e da colpi di scena che si susseguono senza soluzione di continuità. Il vero punto di forza della storia è, però, la minuziosa ricostruzione storica, attraverso la quale Young si addentra nei meandri di un feroce regime fondato sul sospetto e la delazione, illuminando un pagina di storia poco nota, quella, cioè, dei bambini arruolati, mediante minacce e ricatti, per svolgere il ruolo di informatori della Stasi (a fine dittatura, i casi accertati furono circa 170.000). Il finale un po’ scontato non toglie nulla a un romanzo complessivamente vibrante e ben costruito.