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REVIEWSLE RECENSIONI
28/06/2023
TERSØ
Feed
"Feed" è il terzo album dei Tersø, un Synth Pop elegante e a tratti notturno, più riflessivo che ballabile e sempre molto raffinato. Ennesimo centro da parte di uno dei gruppi più interessanti che abbiamo oggi in Italia. Che non se ne siano ancora accorti in molti è del tutto relativo.

Nel video di “Pazzi” si vedono Marta Moretti e Alessandro Renzetti, che da qualche anno sono ormai il “volto pubblico” dei Tersø che girano per Bologna con due telecamere, immortalando a caso quello che incontrano. Centro storico, vie anonime, scorci di campagna, macchine della polizia; elementi accostati senza un particolare criterio, a simboleggiare in qualche modo due anni e mezzo di incontri e di esperienze, confluite poi inevitabilmente nelle canzoni di questo disco. Disco che, appunto, si chiama Feed, proprio nel tentativo di mettere in luce il suo carattere variegato.

 

I Tersø erano in quattro, adesso sono in due, nel senso che Marta e Alessandro sono quelli che si occupano effettivamente della composizione dei brani (testi e linee vocali la prima, musica e vestito sonoro il secondo) mentre dal vivo, se non è cambiato qualcosa di recente, torneranno ad essere un quartetto.

Feed è il loro terzo album, la durata ridotta nel loro caso non è una novità, visto che anche il precedente Iperfamiglia durava 27 minuti mentre l’esordio Fuori dalla giungla superava di pochissimo la mezz’ora (curioso che l’EP L’altra parte, datato 2017, non abbia un tempo di percorrenza così diverso). Non è una novità ma non è neppure un limite perché Marta e Alessandro hanno da tempo dimostrato di saper dire quello che devono dire senza bisogno di dilungarsi troppo.

 

Nessun cambiamento all’orizzonte, la formula è la solita, Synth Pop elegante e a tratti notturno, molto poco accomodante (quasi nessuna concessione a casse dritte e a ritornelli catchy), più riflessivo che ballabile, le scelte sonore sempre molto raffinate e diverse da canzone a canzone, la voce di Marta calda ed espressiva come al solito, a questo giro una maggiore concessione agli effetti.

Difficile dire se si tratti di un lavoro migliore rispetto ai precedenti, di sicuro il livello è sempre alto, la scrittura è incisiva, la capacità dei due di creare hook irresistibili anche senza giocare con elementi di facile presa è assolutamente notevole ed è un loro marchio di fabbrica sin dagli esordi, anche se ovviamente sono armi che hanno saputo progressivamente affinare lungo il cammino.

 

Ci sono otto pezzi e dovendone indicare qualcuno piuttosto che un altro, il criterio del gusto personale è quello che inevitabilmente tirerei in ballo: citerei quindi l’opener “Niagara”, cupa e quasi liquida nei suoni, un ritornello che non esplode mai ed un’atmosfera generale in qualche modo claustrofobica, accentuata da una voce carica di effetti molto più che in precedenza. Il singolo “Pazzi”, che segue a ruota, è decisamente più Pop, e ribadisce questa capacità innata del duo di scrivere cose che rimangono. “Orsi” è forse la migliore, un andamento sensuale e arrangiamenti che la riempiono poco a poco, il testo che, come di consueto, utilizza gli elementi tratti dal mondo della natura in funzione di metafore esistenziali (a tal proposito occorre segnalare come ad ogni disco la consapevolezza di Marta nel gestire le liriche cresca esponenzialmente. Molto bella anche “Palazzi”, quella che forse più di tutti sintetizza la visione tra il postmoderno e il distopico che ha sempre più o meno caratterizzato la band, ma che in questo ultimo lavoro appare accentuata (fino al punto che, se proprio volessimo, definiremmo Feed il capitolo più scuro della loro discografia).

Ennesimo centro da parte di uno dei gruppi più interessanti che abbiamo oggi in Italia. Che non se ne siano ancora accorti in molti è del tutto relativo.