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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
11/11/2017
The Specials
Fantasmi
Durarono poco gli Specials, non prima però di averci lasciato il loro capolavoro “Ghost Town” uscito nel 1981: un ritratto sulla deindustrializzazione di Coventry...

Bianco e nero. Come una bandiera a scacchi o come l’unione di due razze. Il logo dell’etichetta discografica 2-tone, che inaugurò gli anni ’80, era come un manifesto programmatico, un simbolo di ibridazione interrazziale che valeva più di cento discorsi. Un pugno di gruppi votati alla musica da ballo, in questo caso abbiamo a che fare con lo ska, musica che arrivava dalla Giamaica degli anni ’60, che quegli artisti seppero coniugare con l’urgenza che era propria del punk e rafforzarla con testi che andavano a pescare nella situazione sociale di allora, che è bene ricordare, vide messe in discussione le conquiste dei lavoratori per opera di Margareth Thatcher quale premier del governo inglese.

Quindi la musica degli Specials, dei Selecter e dei Madness, non era puro e semplice revival da balera, ma dimostrava con intelligenza che un’altra musica adatta alle sale da ballo era possibile, senza il disimpegno che fino ad allora l’aveva contraddistinta. Il primo vinile che entrò in casa mia fu quello degli Specials, sette ragazzotti vestiti di tutto punto, la cultura Mod come punto di riferimento, il vocalist, Terry Hall, che rubò lo sguardo a Johnny Rotten, il paroliere e tastierista Jerry Dammers, colui che creò l’etichetta con l’illusione di creare una nuova Motown, e poi ancora il chitarrista Roddy Radiations, che era un imbianchino comunale, l’altro chitarrista Lynval Golding invece era un operaio specializzato, il bassista Horace Panther compagno di corso di Dammers al Lanchester Polytechnic di Coventry, il batterista John Bradbury, laureato in belle arti, e Neville Staple il teppista del gruppo, background vocal della band, denunciato per violazione di domicilio e rissa (aveva partecipato ad una rappresaglia contro dei sostenitore del National Front), si distinse anche per aver rubato del legname per costruire degli amplificatori da usare nel suo sound-system.

Gli Specials divennero la nuova sensazione musicale della Gran Bretagna, ripresero l’immaginario in bianco e nero degli anni sessanta, riattualizzarono l’r’n’b alla rovescia che fu lo ska giamaicano come rielaborazione della musica dance nera americana, riportando la musica dell’anima a quello che fu lo spirito grezzo di quegli anni saltando a piè pari le sofisticatezze soul dei Settanta. Le loro canzoni furono uno specchio della classe operaia di Coventry, e per esteso di tutti i luoghi industriali britannici diventati delle città fantasma a causa della dissennata politica del governo inglese, che ebbe come risultato la distruzione dell’industria. “Nite Klub” era la cronaca fedele di come gli operai si bevevano in birra il proprio stipendio, e poi “Too Much Too Young”, triste storia di una gravidanza indesiderata, “Concrete Jungle”, l’incubo di tornare a casa attraverso una città deserta col rischio di beccarsi una lama in pancia dai fascisti; insomma, con le loro canzoni che i soliti critici italioti definirono disimpegnate e alla moda, l’impatto dei testi degli Specials fu paragonato  a quelli dei gruppi dell’avanguardia post-punk, senza tirarsela troppo però.

Durarono poco gli Specials, non prima però di averci lasciato il loro capolavoro “Ghost Town” uscito nel 1981: un  ritratto sulla deindustrializzazione di Coventry, un tappeto sonoro desolante come in effetti divenne la città, un deserto di fabbriche e di locali chiusi, parole contrapposte a quella che una volta era la vita ruggente della classe operaia e grida di disperata rassegnazione: “non posso più andare avanti”, e di rabbia repressa pronta ad esplodere: “la gente si sta arrabbiando”.  Sarà stato un caso, ma nelle tre settimane in cui il singolo rimase al numero 1 delle chart inglesi, scoppiarono delle sanguinose sommosse nelle città di Brixton, Middlesbrough, Birmingham e soprattutto a Coventry, dove la polizia inglese impiegò il gas CS, lacrimogeno ed irritante, dopo averne usato ed abusato nell’Irlanda del Nord.

Quindi, aldilà di tutto il revival possibile, la musica degli Specials è stata un resoconto fedele della situazione operaia inglese, ma così simile a tante, e soprattutto lo ha fatto senza annoiare e senza affidarsi a pamphlet standardizzati.