E’ fuori di dubbio che Famous Blue Raincoat, sesta traccia da Songs Of Hate And Love (1971), rappresenti al meglio la poetica musicale di Leonard Cohen. Arrangiamenti ridotti all’osso, il suono scarno e drammatico, soundscapes malinconicamente autunnali e una voce intima, quasi sussurrata, dall’incedere colloquiale. Peculiarità della canzone è l’inusitata forma di lettera (che si conclude con la firma Cordialmente, L.Cohen) con cui un marito tradito scrive all’amante delle moglie (chi sia Jane, Cohen non lo ha mai chiarito e resta tutt’oggi un mistero). Nonostante l’architettura del brano sia semplicissima e l’andamento musicale quasi monocorde, non è semplice districarsi nel groviglio di rimandi e di emozioni che suscita la lettura del testo, e che secondo alcune interpretazioni ammicca addirittura alla teoria psicanalitica di Freud.
Sono le quattro del mattino, è la fine di dicembre
ti sto scrivendo solo per sapere se stai meglio
New York è fredda, ma mi piace dove vivo
c’è musica in Clinton Street per tutta la sera
Ho sentito che stai costruendo
la tua piccola casa in fondo al deserto
tu stai vivendo per niente ora
spero che tu tenga qualche specie di nota
Sì, Jane è entrata con una ciocca dei tuoi capelli
ha detto che l’hai data a lei
quella notte che hai deciso di dire la verità
sei mai stato sincero?
Ah, l’ultima volta che ti abbiamo visto sembravi così vecchio
il tuo famoso impermeabile blu era strappato sulla spalla
sei andato alla stazione per aspettare un treno qualsiasi
e sei tornato a casa senza Lili Marlene
E hai offerto alla mia donna
solo una scheggia della tua vita
e quando lei è tornata
non era più la moglie di nessuno
Bene, io ti vedo lì con la rosa tra i denti
un altro esile ladro zingaro
bene, io vedo il risveglio di Jane
Lei ti manda i suoi saluti.
E cosa posso dirti fratello mio, mio assassino
cosa potrei mai dirti?
Non so se mi manchi, non so se ti perdono
sono lieto che tu abbia preso il mio posto
Se mai verrai qui, per Jane o per me
(sappi che) il tuo nemico sta dormendo
e la sua donna è libera
Sì, e grazie, per le ansie che hai tolto dai suoi occhi
pensavo che fossero lì per sempre
e quindi io non ci ho neanche mai provato
Sì, Jane è entrata con una ciocca dei tuoi capelli
ha detto che l’hai data a lei
quella notte che hai deciso di dire la verità.
Cordialmente, L Cohen”.
Da un lato, infatti, il brano è pieno di citazioni autobiografiche (Clinton Street, strada dove il cantautore visse per un po’, e quel verbo finale go clear – fare chiarezza, dire la verità – che nasconde un riferimento alla dottrina di Scientology, scuola di pensiero della quale ai tempi Cohen si era fugacemente invaghito); dall’altro, invece, i sentimenti del mittente la lettera non sono univoci, sembrano anzi sovrapposti, confliggenti: non c’è odio nei confronti dell’amico rivale, semmai, a tratti, una gelida e risentita degnazione (Ah, l’ultima volta che ti abbiamo visto sembravi così vecchio, Il tuo famoso impermeabile blu era strappato sulla spalla ); c’è delusione, tristezza, ma il rancore è trattenuto, sospeso, compresso dal ricordo dell’amicizia e dell’affetto (E cosa posso dirti fratello mio, mio assassino, Cosa potrei mai dirti? Non so se mi manchi, non so se ti perdono, Sono lieto che tu abbia preso il mio posto).
Tra le tante reinterpretazioni che negli anni sono state fatte del brano (Judy Collins, Nina Persson, Lloyd Cole, Joan Baez, per citarne alcune), due a mio avviso sono veramente di livello. La prima è di Ornella Vanoni ed è tratta dall’album Ricetta Di Donna del 1980. La cover, che in italiano prende il titolo di La Famosa Volpe Azzurra, è arrangiata da Fabrizio De Andrè, e pur essendo sostanzialmente fedele all’originale, viene ambientata a Milano (invece che a New York) e ribalta la prospettiva del tradimento dal punto di vista della donna.
La seconda, datata 1995, è invece eseguita da Tori Amos nell’album tributo a Cohen, Tower of Song. In questo caso, la chitarra è sostituita dal piano, e la piccola Tori enfatizza, tra pause e silenzi, la drammaticità del brano.