Chi l’avrebbe mai detto? Nell’interessante ricognizione del fenomeno grunge fatta da Doug Pray con il documentario Hype (1996), compare, verso la fine dell’oretta e mezzo, un farfugliante Edward Louis Severson III, in arte Vedder. Non ricordo cosa cianciasse: stravaccata accanto a lui ciondolava le palpebre una brunetta stracotta (dal sonno?) e destinata, come appresi di lì a poco (poiché anche questa è storia), ad essere impalmata[1], come prima moglie, proprio dall’eroe di “Black”. Che la signora Vedder (poi scaricata a favore di una modella) suonasse in un gruppo fondato un paio d’anni prima pareva verosimile. Nepotismo rock.
D’altra parte anche la leggendaria Yoko Ono suonava le tastiere in tournée con Lennon (l’eroe di “Imagine”) pur avendo le nozioni musicali di un cuoco che batte il triangolo per richiamare gli avventori; che la signora Lennon suonasse le tastiere elettriche con la spina staccata (come suggerisce Albert Goldman) mi pareva altrettanto verosimile. Naturalmente ciò è vieto maschilismo. Ingiusto quello esercitato contro la vecchia strega giapponese, considerata, anzi, da fonti attendibili, ispiratrice delle opere più sperimentali del Lennon solista, e, soprattutto, valorosa artista concettuale, destinata, sul lungo periodo, a ritagliarsi un ruolo più importante di Damien Hirst (il furbone che alletta i gonzi coi teschi di diamanti e gli squali imbalsamati); ed ingiusto quello contro la signora bassista Beth Liebling in Vedder il cui lavoro negli Hovercraft (Ryan Shinn, chitarra; Beth Liebling, basso; Dave, batteria) assumerà, negli anni, più rilievo di alcuni compiaciuti dischetti del consorte (fedifrago?).
Experiment Below è space-rock di prima qualità, sorta di psichedelia cosmica per power trio: stasi in cui risuonano tintinnii cosmici, esitazioni, pozze di rumore di sottofondo e dilatati giri di basso preparando il terreno per improvvise fughe interstellari pilotate dal funambolico Shinn (come nell’iniziale “Anthropod”); lo schema appare, alla lunga, basico e risaputo, ma risulta egualmente affascinante, in special modo nelle lunghe “Phantom Limb” e “Transmitter Down” (9'58'' e 10'07'').
[1] Cerimonia tenuta presso presso il Campidoglio in Roma, 3 Giugno 1994.