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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
05/09/2017
Ovvero “Oh mummy what’s a Sex Pistol?”
“Excuse me are you a mod?”
Così a un concerto dei The Chords decisi che si doveva cambiare per restare se stessi, ma con finalità antitetiche al Gattopardo, ed ecco l’origine delle mie piccole avventure londinesi in sta-prest, Ben Sherman and so on.
di Stefano Galli steg-speakerscorner.blogspot.com

“Excuse me are you a mod?”

La domanda proviene da una voce cristallina che mi sveglia da un sonno davvero precario; sono sdraiato su un’ampia “spalletta” nell’atrio di Euston Station.

Certo che avvolto nella mia parka e con un pork-pie hat calato sugli occhi forse un poco di ironia nella punkette che mi apostrofava c’era.

Ma era mattina, e dopo la serata di chiusura della March of the Mods al Lyceum (Tony Face non l’ho visto…) del 26 agosto 1979, con il successivo vagare notturno per London fino a questo ricovero, devo avere fatto un mezzo sorriso e lanciato un’occhiata divertita alla “Prima Parka di Milano” e dopo i saluti, con il tube sono tornato all’Alloggio Angolo Portobello per qualche altra ora di sonno. Ben poco, perché era bank holiday con il Notting Hill Carnival in pieno svolgimento e il corteo di sound system sotto un sole benevolo non passava certo inosservato e soprattutto inaudito; un sorriso stirato, ossequi al dub e a Paul Simonon (pre “Guns Of Brixton”) e quindi in giro per il quartiere. Che altro fare avendo optato per non andare sulla cosa 25 anni dopo Margate?[1]

Giorni prima, al London Nashville, una skinette mi aveva apostrofato, non ancora incominciato il concerto dei Madness, e mi graziò (per lei restavo un wop; diversamente sarebbe stato un trattamento ben descritto in “Down In The Tube Station At Midnight”) poiché non lavoravo rubando il posto ai Britons[2]; ma mi consigliò anche Meaty, Beaty, Big And Bouncy[3] ed io, che pensavo mi prendesse in giro, il giorno dopo le fui grato.

Il problema era che nell’estate del 1979, gli Italiani vocianti con dozzinali T-shirt dei Sex Pistols al Marquee erano un oltraggio per i kid ’77.

Così a un concerto dei The Chords decisi che si doveva cambiare per restare se stessi, ma con finalità antitetiche al Gattopardo, ed ecco l’origine delle mie piccole avventure londinesi in sta-prest, Ben Sherman and so on.

For the record: a Portobello nell’agosto 1979 si comprarono Join Hands e Cut[4] prima che arrivassero nei negozi. Oltre a code infinite per ascoltare The Ruts al Marquee. Non è solo Mods Mayday e All Mod Cons[5] dunque.

Del resto, nei successivi mesi milanesi la parka con il badge di Sid Vicious al bavero o la mia presenza al concerto dei Damned al Teatro Orfeo erano conferme del fatto che io avevo jumped OFF the bandwagon.

Ecco, forse vi ho appena parlato anche dei Manic Street Preachers (“oh mummy what is a Sex Pistol?”: geniale non intitolare così la canzone bensì “Jackie Collins Question Time”): la potenza testuale e sonica di The Holy Bible[6] - in seguito si rinviene solamente in Journal For Plague Lovers.

Senza pretese di interpretare l’altrui pensiero, e ricordando che “oh mummy what is a Sex Pistol?” era lo slogan di un tardivo – 1978? – badge inneggiante ai Pistols, rammento la perenne fatica di non essere soffocati dalla omogeneizzazione nel 1977, nel 1979, nel 1985-86 in Wales, oggi e domani e ovunque.

[1] A scelta: o il retro di copertina di “White Riot” di The Clash o direttamente a compulsare Generation X di Jane Deverson e Charles Hamblett

[2] In realtà facevo l'aiuto magazziniere a Milton Keynes, ma era solo un lavoro estivo (prudenzialmente non ne parlai).

[3] The Who.

[4] Rispettivamente secondo album di Siouxsie and the Banshees e album di debutto di The Slits.

[5] Il primo un’antologia di gruppi nuovi che però vede grandi assenti i Purple Hearts (le riedizioni  ovviamente sono altra cosa), il secondo è l’album di The Jam fondamentale (e infatti nemmeno so perché lo preciso, ma ho deciso di rivedere, nel 2017, questo post e dunque siamo ad usum cretini…).

[6] Non a caso recensito ottimamente da Kerrang!.