Se Sheryl Crow ha deciso di non pubblicare più album in studio, perchè ormai nessuno compra più dischi e tutti si fanno le loro playlist, i texani Spoon vanno in direzione diametralmente opposta e rilasciano addirittura un best of. Un’operazione che, se vogliamo, possiede logica stringente: quella, cioè, di riappropriarsi della propria musica proponendola al pubblico con un filo conduttore che dipenda esclusivamente dalle scelte dell’artista e non dal capriccio del singolo fruitore. Una sorta di controrivoluzione culturale, anacronistica e conservatrice, certo, ma che punta a combattere il depauperamento artistico della musica, garantendo a chi è veramente interessato una cronologia di ascolto ragionata e anche un’ottima resa sonora.
Patrimonio di pochi nel nostro paese, ma con un cospicuo seguito e grande notorietà negli States (per dire: il candidato democratico alle presidenziali, Pete Buttigieg, utilizza la loro The Way We Get By in apertura dei suoi comizi), la band originaria di Austin, dopo ventitre anni di carriera e sette full lenght all’attivo, ha sentito il bisogno di mettere un punto fermo e fare un bilancio della musica lasciata alle spalle.
Tredici canzoni in tutto (una, però, è un brano nuovo, No Bullets Spent), che pescano da cinque album a partire dal 2001 (i primi due sono stati accantonati) e che ripropongono quasi tutto il meglio che abbiamo potuto ascoltare in due decenni (con qualche dolorosa assenza: mancano, a parere di chi scrive, Don’t Make Me A Target e la bella cover di I Just Don’t Understand). Una scaletta che suona meravigliosamente bene e che evidenzia come fil rouge lo stile riconoscibilissimo del quartetto capitanato da Britt Daniel, un indie rock di qualità, che aggira il prevedibile e che viene declinato con accenti diversi.
Così a fianco della menzionata e celebre The Way We Get By, pimpante brit pop in quota ninenties (Supergrass), si trovano gli ammiccamenti amarognoli e nostalgici della superba Do You, il funky sinuoso di I Turn My Camera On, la chitarra croccante di I Summon You, il beat trascinante di You Got Yr Cherry Bomb, i graffi rock di Rent I Pay, il tiro post punk di Got Nuffin o il riff impetuoso di Hot Thoughts, ultima hit in ordine di tempo.
A chi mai potrà interessare questo best of? Difficile dirlo. Probabilmente ai completisti e a coloro che, leggendo questa e altre recensioni su Everything Hits At Once avranno il desiderio di scoprire questa validissima band americana. Con la speranza, poi, che vadano a recuperare almeno Gimme Fiction (2005) e Ga Ga Ga Ga Ga (2007), due tra i migliori dischi di indie rock a stelle e strisce del decennio scorso.