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REVIEWSLE RECENSIONI
12/12/2019
Coldplay
Everyday Life
Forse non un disco perfetto, non il miglior album dei Coldplay, ma decisamente un buon ritorno

Forse il mio amore per i Coldplay, sbocciato nel 2000 sulle note di Yellow e cementato nel 2002 con A Rush Of Blood To The Head, è talmente palese da suscitare l’ilarità del mio caporedattore che probabilmente si aspettava questa candidatura spontanea. Che poi di solito preferisco cimentarmi con le serie e il cinema, che sono più il mio pane, e lasciare la musica a chi ne sa parlare, ma dopo un primo ascolto di Everyday Life scriverne è stato quasi un obbligo.

Ma andiamo con ordine. Come dicevo, l’apice del mio amore per i Coldplay è stata l’uscita di A Rush Of Blood To The Head, l’album più completo a mio avviso, dal suono più rock, dove tutti gli strumenti sono presenti e bilanciati, dove non c’è il suono “sintetico” diventato ormai una costante negli anni e negli ultimi lavori. Sì, nonostante il sopraccitato amore, ho ahimè vissuto un progressivo disamoramento per la mia band del cuore.

Ho perdonato a Chris & co. la svolta elettronica, senza una chiara idea alle spalle, di Mylo Xyloto e ho creduto, ascoltando Ghost Stories, che il gruppo stesse andando verso una dimensione più intima, personale. Invece è arrivato A Head Full Of Dreams. E nel mio masochismo, non essendo mai riuscita a sentire i Coldplay dal vivo prima, sono andata a sentirli a San Siro, cosciente che stavo andando a vedere un grasso, grosso, meraviglioso caleidoscopio dove non avrei intravisto un briciolo dell’anima dei miei paladini.

Con quel ricordo ancora bruciante nelle orecchie e nel cuore, ho iniziato ad ascoltare Everyday Life. Si tratta di un disco doppio, Sunrise e Sunset: un viaggio da oriente a occidente, dall’alba al tramonto, in sedici canzoni.

Avevo già ascoltato i singoli Orphans e Arabesque usciti un mese prima del disco. Quest’ultimo potrebbe essere facilmente il mio pezzo preferito dell’album: richiami etnici e un sassofono che ci porta in una dimensione totalmente nuova per la band, mentre Chris Martin canta insistentemente che abbiamo lo stesso sangue. Bianchi, neri, cristiani, musulmani: siamo gocce nello stesso mare. Il brano, forse il più originale per la ricercatezza del sound, si avvale di due importanti collaborazioni: il corno di Femi Kuti e la voce di Stromae.

Everyday Life parla (di) lingue diverse, parla di guerra, razzismo, controllo delle armi, ma parla anche, come il titolo suggerisce, della vita di tutti i giorni dando una nota leggera anche a brani come Orphans, contenuta nella seconda parte dell’album. Perché la giovane Rosaleen di Damasco, rimasta vittima dei bombardamenti in Siria, di cui parla la prima strofa, ricorda nel ritornello la sua vita di tutti i giorni, la vita spensierata di una ragazza che vuole sapere quando potrà di nuovo uscire a divertirsi con i suoi amici.

Insomma, anche se Chris e soci si danno a temi importanti firmando un album “di denuncia” con pezzi come Orphans, Guns e Trouble In Town, lo fanno senza mai essere moralizzatori.

In un’intervista rilasciata a BBC Radio1 Chris Martin dice: “Riguarda l’essere umani; l’album è la nostra reazione alla negatività che percepiamo e che si trova ovunque. Ci sono un sacco di problemi, ma anche tanta positività e tanta vita che si svolge quotidianamente. Quindi in un certo senso [l’album] è solo il nostro modo di provare a dare un senso alle cose, raccontando cosa sentiamo e cosa vediamo.”

E se il tema ecologico nel disco è poco presente, lo è sicuramente nella dichiarazione dei Coldplay di non voler portare Everyday Life in tour finché non troveranno un modo di renderlo sostenibile per l’ambiente. Ma questo non è l’unico motivo. Per l’intimità che pervade l’album, sembra impossibile raccontarlo in un contesto come quello di uno stadio, ha detto Chris Martin.

I due concerti in Giordania trasmessi in live streaming su Facebook il 22 novembre, con l’uscita dell’album, insieme a quello che si è svolto all’interno del museo di storia naturale di Londra, sembrano essere al momento le uniche esibizioni dal vivo.

Potete godervi i due set, girati ad Amman, uno all’alba e uno al tramonto, direttamente su YouTube (vedi link in fondo alla pagina). Sarà la cornice suggestiva della cittadella, i violini che si accordano alle prime luci dell’alba, le voci all’unisono e l’espressione di gioia e gratitudine di Chris, Jonny, Guy e Will mentre suonano per la prima volta in uno dei luoghi più belli e ricchi di storia del mondo, ma questo disco va dritto al cuore.

Forse non è perfetto, difficilmente possiamo parlare del loro disco migliore, ma è un ritorno. Un ritorno ai Coldplay di Parachute e, in parte, Ghost Stories. È la fine della festa e l’inizio della vita, quella vera.

“Music is the weapon, music is the weapon of the future.”  (Arabesque)


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