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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
17/03/2025
Tedeschi Trucks Band
Everybody’s Talkin’
Blues, rock, soul, folk, r&b, Dixieland, world music: tutto scivola alla perfezione sulla premiata ditta Tedeschi Trucks Band. Ecco “Everybody’s Talkin’”, un live incendiario da riscoprire grazie a Re-Loudd.

Everybody’s Talkin’ è un emozionante viaggio musicale dalla prima all’ultima traccia, un’esperienza in grado di far vibrare il corpo, nutrire la mente e rinfrancare lo spirito. Una tracklist da brividi, per un disco dal vivo eccezionale, pubblicato nel 2012.

L’album cattura il meglio di tre show tenutisi a Toronto, Washington D.C. e Bridgeport tra il 25 e il 29 ottobre 2011, con la band (di undici elementi) in stato di grazia, dall’iniziale, sensuale e impertinente “Everybody’s Talkin”, strepitosa cover di Fred Neil, a “Wade in the Water” salvifico spiritual conclusivo.

Questo doppio live è la naturale conseguenza di Revelator, e già in studio il gruppo, indovinato incrocio di parte delle rispettive formazioni dei coniugi Susan Tedeschi e Derek Trucks, aveva dimostrato di essere un portento. È bastato un poco di rodaggio sui palcoscenici per trasformare la Tedeschi Trucks Band in un’infallibile macchina musicale capace di incanalare l’energia del pubblico ed elevarla all’ennesima potenza, trasformandola in un grande spettacolo.

 

Scorrono le note di “Midnight in Harlem” e il tempo sembra essersi fermato. Pare di tornare all’epoca di Mad Dogs & Englishmen, Delaney & Bonnie, scende qualche lacrimuccia pensando all’Allman Brothers Band periodo Duane Allman, ma tutto lo show incorpora non solo la tradizione, non si tratta di revival e basta. Viene assimilata ogni influenza musicale inglobandola in un linguaggio straordinariamente espressivo e personale, al passo con i tempi.

I riff killer di Derek Trucks, “l’uomo dalla Gibson che non deve chiedere mai”, i vocalizzi affascinanti e gli assolo ben congegnati di Susan Tedeschi sono un unicum, un’esperienza salvifica sonora, mentale e spirituale. E non è di poco conto nell’ensemble avere una sezione ritmica tonitruante, con il basso del grande Oteil Burbridge, le due batterie (!) di J.J. Johnson e Tyler Greenwell, corroborata dai fiati di Kebbi Williams, Maurice “Mobetta” Brown e Saunder Sermons. Ascoltare la hendrixiana “Learn How to Love” palesa insindacabilmente come ogni strumento sia ben amalgamato nell’impasto sonoro e allo stesso tempo fuoriesca al momento giusto per offrire il suo sapore.

La slide di Derek e la Telecaster di Susan dialogano senza esclusione di colpi durante tutta la scaletta, interfacciandosi al contempo con le incursioni r&b degli ottoni e la velocità alla tastiera del mai troppo compianto Kofi Burbridge. I virtuosismi di “Bound for Glory”, il blues fangoso di “Rollin’ and Tumblin’” conducono in un battibaleno con la loro energia all’inedito “Nobody’s Free”, sempre con l’irrefrenabile Kofi (flauto traverso) e suo fratello Oteil sugli scudi.

I cori dell’impetuoso Mike Mattison e di un sorprendente Mark Rivers sono un altro segreto di una band che si prende tutto il tempo necessario (quasi sedici minuti!) nella scatenata versione di Uptight”, hit di Stevie Wonder nel 1966, ed evidenzia ancora una volta le doti vocali dalle mille sfumature della Tedeschi, ora ruvida in “That Did It”, per diventare dolcemente ammaliante in “Darling Be Home Soon”. Il disco è proprio un highlight continuo, impossibile non citare l’autografa “Love Has Something Else to Say”, realizzata su Revelator e per l’occasione riproposta in medley con la storicaKissing My Love” di Bill Withers. Emozione e commozione, tradizione e innovazione, tutto funziona all’insegna della circolarità musicale in Everybody’s Talkin’.

 

«Se dovessimo scegliere un leader, sarebbe sicuramente Derek. Ha davvero una visione generale completa, sia si tratti del futuro, sia che riguardi il disco, un tour, uno spettacolo speciale in arrivo. In questa band non c'è mai un appiattimento, una comfort zone, non ci si sente a proprio agio e non si usa il pilota automatico. Il nostro mantra è “Mescoliamo le cose. Manteniamo la freschezza. Teniamo il pubblico coinvolto”».

(Estratto da intervista a Susan Tedeschi, indipendent.com, 2015)

 

Dal jazz delle big band al blues del Delta, con echi di guitar hero come Clapton, Hendrix e Allman, fino al virtuosismo mozzafiato del progressive, dai raga indiani alle eccellenze di Miles Davis, passando per lo swamp rock più genuino e infine atterrando nelle vibranti terre del Muscle Shoals sound, con lampi di soul e vampate r&b: tutto questo è la Tedeschi Trucks Band, a tutt’oggi, a quasi quindici anni da questo fenomenale album dal vivo, uno dei più grandi live act di questo Pianeta.