Chelmsford è il capoluogo della contea dell’Essex, a circa 50 km a nordest di Londra. Una città dove abitano diversi pendolari che gravitano su Londra, nota principalmente per il fatto che nel 1898 Guglielmo Marconi ci costruì la prima fabbrica di radio del mondo e che nel 1920 è stata sede delle prime trasmissioni radiofoniche. Dal 2018, con singolo di debutto “Give Up”, nei molteplici apparecchi radiofonici della città si susseguono anche le canzoni dei concittadini Bilk, un trio di ragazzi ventenni che stanno cercando di fare del loro meglio per portare lo spirito del rock’n’roll tra le fila della generazione Z, in patria e non solo.
Il loro logo è una lumaca che sputa, il che la dice lunga di quanto gli importi di ciò che la gente pensa di loro. Un atteggiamento, però, che per quanto si rifaccia anche musicalmente a band come gli Oasis (che della gioviale strafottenza hanno fatto una bandiera), non gli si può affibbiare così semplicisticamente.
I ragazzi difatti prendono dal rock’n’roll la voglia di libertà, la leggerezza nel vivere la vita come viene e la voglia di divertirsi come se non ci fosse un domani, ma anche volontà di raccontare in modo semplice e genuino (e forse talvolta anche un po' grezzo) la loro vita nella Gran Bretagna moderna. Nessuna volontà di ergersi a esempio per nessuno, di diventare “rockstar” con tutti i crismi, di voler imitare o essere imitati da nessuno, solo tanta voglia di divertirsi ed essere se stessi facendo un lavoro che amano. Non che questo limiti le loro palesi influenze, che oltre ai primi Oasis vedono fare capolino tra gli altri i primi Arctic Monkeys e i The Streets, ma il modo in cui queste vengono riconfezionate e rese attuali (anche se con quella patina un po’ anni Novanta che tanti dei ventenni d’oggi stanno riscoprendo con amore) è sincero e quasi simpaticamente naive.
In tutto questo, i cliché del rock’n’roll vengono citati ma presi in giro, perseguiti ma mai del tutto, a partire dal titolo dell’album, Essex, Drugs and Rock and Roll, che fonde il celebre stereotipo del rock con il nome della loro patria d’origine. Il trio difatti non nasconde di fare tutte e tre (anzi, quattro) le cose, ma in modo diverso da come prevedrebbe il cliché.
Del rock’n’roll si è già detto, e si può solo aggiungere che la traccia d’apertura si intitola essa stessa “RnR”, la quale gioca anche a strizzare più di qualche occhio alla nota “Rock’n’Roll Star” degli Oasis. Delle droghe si può dire che i ragazzi non hanno mai negato di apprezzarne qualcuna, ma senza mai andarne fieri o arrivare a consigliare l’esperienza a nessuno. L’Essex, dal canto suo, è raccontato attraverso episodi di vita quotidiana, ma perché è il contesto che i ragazzi conoscono di più, senza che questo sia motivo di un particolare orgoglio. Di sesso se ne parla, principalmente in “Slag”, ma in maniera molto femminista, ovvero citando i trascorsi libertini del cantante negli anni passati ed evidenziando come questa possibilità di libertà sia giusto garantirla sia ai ragazzi che alle ragazze, perché non è corretto che se lo fa un ragazzo sia considerato in qualche modo “figo” e se lo fa una ragazza sia solo qualcosa da giudicare ed etichettare. Per questa stessa ragione il titolo della canzone è un insulto che il cantante riferisce a se stesso, sfidando chi ascolta a giudicare anche lui allo stesso modo con cui lo stesso epiteto potrebbe essere rivolto a qualsiasi ragazza. Se eguale trattamento deve essere e non può esserlo nel meglio, allora lo sia anche nel peggio.
Il rapporto con il cosiddetto “gentil sesso” (per rimanere a tema di stereotipi) è forse uno degli aspetti migliori dell’album. Se l’omonimo esordio del 2023 era una raccolta di canzoni accumulate nel corso degli anni dal cantante, arrabbiate e giovanili, ora, con qualche anno in più sulle spalle, il secondo disco è stato sicuramente meno ragionato, scritto di getto solo perché si stava per entrare in studio e non si aveva letteralmente nessuna canzone in mano, ma anche molto più felice e spensierato. Sol Abrahams, frontman e fondatore della band (che vede come coprotagonisti anche Luke Hare al basso e Harry Gray alla batteria) è egualmente innamorato del suo mestiere e della sua attuale ragazza; una pace interiore che gli permette di godersi al meglio anche la libertà del rock’n’roll, non per ipotetici e stereotipati stravizi, ma perché viene condivisa con lei.
Alle canzoni più leggere e divertenti come “On It”, che scatenerà le folle ai concerti già dalle prime note, con il suo riconoscibilissimo e ipnotico giro di basso, o “F Up”, un inno ad abbracciare le imperfezioni e a vivere la vita in maniera più che spensierata, seguono la melodica “Summer Days” e “Beatriz”, entrambe dedicate alla fidanzata di Abrahams. Un’occasione per la band e per il suo carismatico leader di rendere più evidente quel lato riflessivo e romantico che è sempre esistito ma che semplicemente veniva riservato per la vita al di là del palco.
Con “Beatriz”, Sol ha voluto parlare della sua ragazza fin dal titolo, raccontando felice ad un’intervista che siccome anche lei “è un po' un'amante dell'attenzione come me, le piacerà molto sentire il suo nome cantato durante i concerti”. Per “Summer Days”, invece, la presenza di Beatriz è anche visiva, perché per il video del singolo, non avendo avuto altre idee, su suggerimento della stessa Beatriz hanno puntato ad un approccio lo-fi: hanno comprato una videocamera economica e hanno filmato un po' di cose a Brighton, dove stavano andando a fare un giro in occasione del compleanno di Sol. L’esito è un piccolo gioiellino amatoriale che mostra con semplicità e dolcezza l’amore e il divertimento nel loro rapporto.
Nella seconda parte del disco, due dei brani più interessanti sono “Skidmark” e “Tommy”. “Skidmark”, spoglia ma brutale, è un’accattivante canzone dove, sulle note di una chitarra acustica, Sol si scaglia contro un ex-conoscente con feroce onestà, raccontando come tutto ciò che questa persona gli ha fatto sia stato spregevole e quanto lo sia anche lui. “Tommy” invece è un bel singolo, narrato con il sempre pesante accento inglese di Sol, che prende di mira la mascolinità tossica raccontando la storia di un'aspirante attrice che si innamora del ‘duro’ Tommy, che l'ha portata su un sentiero distruttivo fatto di uso di droghe e abusi domestici. Un brano che Sol Abrahams ha scritto poco dopo aver visto il film su Amy Winehouse, a monito di quanto l’infatuazione estrema possa anche arrivare ad uccidere se glielo si permette.
A chiusura del disco arriva “Band Life Blues”, una canzone che racconta l’intera storia della band fino ad oggi su un bel groove blues, musica che lo stesso Abrahams ascolta con piacere da quanto conosce Beatriz, che è una grande fan del genere. Una piccola storia in poche battute, che sottolinea quanto il lavoro che i tre ragazzi hanno scelto di fare non porti grandi ricchezza ma sia ripagato ampiamente con la soddisfazione di stare vivendo un sogno.
Le 13 canzoni di Essex, Drugs and Rock and Roll non cambieranno la vita di nessun ascoltatore, ma potranno regalare a chi decide di dedicare qualche minuto ai Bilk un miscuglio poco serio ma carismatico di indie rock, rock e punk dallo stile molto inglese. Un bell’inno alla libertà spensierata e al divertimento, all’amore per il proprio mestiere, per i propri amici e per le persone che si amano, affinché siano sempre un elemento di valore al proprio fianco e un incentivo a godere del più libero divertimento in loro compagnia.
Un disco che non ha alcuna ambizione se non quella di far cantare, ballare e rendere più leggera la vita di chi ascolta e di chi la suona, e che probabilmente per essere goduto al meglio andrebbe visto dal vivo. Sol, Luke e Harry non vedono l’ora di continuare a rendere vivido il loro sogno facendo scatenare tutti assieme a loro, lo hanno già fatto trascorrendo in tour diverse settimane in America e Europa, oltre che scatenando il putiferio in molti locali dell’Inghilterra. Se anche voi ogni tanto volete solo staccare il cervello e dedicarvi a qualcosa di simpatico, energico e poco impegnativo, i Bilk potrebbero essere la scelta perfetta per qualche ora senza responsabilità, da soli o cantando assieme alle persone che amate.