Enemy inquieta, da qualsiasi angolazione lo si voglia guardare, sia che si voglia prendere in esame la mera possibilità di un doppio fisico pronto a prendere il nostro posto, un qualcuno in grado di sostituirci, prenderci il lavoro, la moglie, i figli, sia che lo si legga come metafora di una scissione interiore che impedisce una realizzazione piena o anche un semplice appagamento per ogni uomo combattuto tra desideri e convenzioni sociali, tra ciò che veramente si vorrebbe essere e ciò a cui ci si deve limitare e attenere. Spunti interessanti, affatto banali, messi in scena da Villeneuve con l'appoggio di un simbolismo tutto da decriptare.
Toronto. Adam Bell (Jake Gyllenhall) è un mite professore universitario che cerca di inculcare nelle teste dei suoi studenti il concetto per cui "ogni dittatura mira a mantenere il controllo mediante l'abbassamento del livello culturale e la massificazione dell'intrattenimento". Adam vive in un appartamento anonimo, non mostra grandi interessi oltre al lavoro e intrattiene una relazione con Mary (Mélanie Laurent) nella quale è evidente come non si trovi a proprio agio. Un giorno in sala professori un collega, dopo avergli fatto qualche strana domanda, gli consiglia la visione di un film: Volere è potere. In un momento di noia Adam decide di guardare il film, con sua grande sorpresa vi trova un attore in un ruolo minore uguale identico a lui. La cosa lo turba non poco, tramite i dati della casa di produzione Adam inizia a fare una ricerca sull'attore visionando gli altri suoi film e le informazioni sul web. Ormai ossessionato da questo suo doppio in tutto e per tutto identico a lui Adam decide di chiamarlo, scopre così che anche la voce dell'attore è identica alla sua. L'attore è Daniel St. Claire (Jake Gyllenhall), un uomo decisamente più sicuro nei modi rispetto al timoroso Adam, è sposato con Helen (Sarah Gadon) che aspetta un bambino; in seguito all'inevitabile incontro tra i due l'ossessione si ribalta, sarà Daniel a volere entrare nella vita di Adam mentre quest'ultimo inizia a essere spaventato dalla situazione. Ma le cose potrebbero ancora mutare, inoltre questo sdoppiamento è reale o un proiezione mentale? Che cosa stiamo guardando?
Affascinante per le implicazioni che a mente fredda il film lascia emergere, inquietante durante la visione, spiazzante in alcuni passaggi e nel finale, criptico in diversi momenti, in uno in particolare dove è protagonista non a caso una lynchiana Isabella Rossellini, straniante la scelta registica d'autore di Villeneuve che immerge tutta la vicenda in colori sulle tonalità del giallo e del seppiato e che ambienta il tutto in una Toronto periferica, non brutta ma desertificata, vuota e glaciale, impressionante la prova di un Gyllenhall bravissimo che tiene in piedi un doppio ruolo grazie a cambi di atteggiamento, di postura, passando da un'aria di sicurezza a una d'incertezza, mettendo in scena il concetto personificato del doppio, della nostra parte più oscura, forse solo più decisa, o più semplicemente quella desiderata. Un film concettuale, da ripercorrere a visione terminata, caratteristica questa che già di per sé rende il film meritevole di una visione, aggiungiamoci la grande prova del protagonista e il fatto che Villeneuve ormai abbia ampiamente dimostrato di essere un ottimo regista, non resta altro da fare che decidere se dare o meno una possibilità a questo film. A voi la scelta.