Giunto al suo secondo lungometraggio, il figlio d'arte Pietro Castellitto sembra confermarsi regista divisivo con un lieve disequilibrio; nel caso di questo Enea, pendente dalla parte di pubblico che potremmo inquadrare come detrattore dell'opera del Nostro.
Enea sembra essere sviluppo coerente di ciò che Castellitto ci ha già mostrato in occasione del suo esordio nel 2020 con I predatori (qui la nostra recensione); si possono infatti ravvisare in questa seconda prova sprazzi di quegli stessi pregi e di quegli stessi difetti che sono già stati attribuiti e ben evidenziati nelle discettazioni a riguardo del film precedente.
Il giovane regista sta seguendo un percorso, una formazione, che seppur ancora da mettere a fuoco mostra già diversi segnali di stile, magari anche questi da affinare, e soprattutto lascia risuonare una voce che nel panorama spesso asfittico del nostro cinema suona quantomeno come fresca e vitale, magari qua e là un poco stonata, sopra le righe in alcuni momenti, ma nel complesso interessante e anche, diciamocelo, parecchio divertente.
Insomma, a parer di chi scrive, parere inscritto in una corrente di minoranza, il ragazzo sembra essere promettente, un giovane regista ancora da scoprire e da seguire con un certo interesse, più nel ruolo di direttore/sceneggiatore che non in quello di attore, veste nella quale peraltro Castellitto non sembra essere affatto fuori posto. Ci sono idee, c'è già una buona tecnica, manca un poco di legante tra le due cose e forse questo a breve verrà, l'impressione è che questa ulteriore possibile evoluzione non sia da affrettare né da ricercare con troppa insistenza, per ora godiamoci l'afflato libero di Pietro.
Enea (Pietro Castellitto) è il primogenito di una coppia della buona (buonissima?) borghesia romana. Papà Celeste (Sergio Castellitto) è uno psicologo capace (forse) di aiutare gli altri ma non così bravo con i propri figli, e poi pure lui non è che stia troppo bene. Mamma Marina (Chiara Noschese, altra figlia d'arte) conduce un programma televisivo nel quale intervista delle personalità come lo scrittore Oreste Dicembre (Giorgio Montanini), un lavoro che Marina nel profondo non sopporta proprio più, un'insoddisfazione che la donna però non lascia mai affiorare in superficie.
Enea ha anche un fratello minore, Brenno (Cesare Castellitto, e dagli...), al quale è molto affezionato, un ragazzo di sedici anni che dorme ancora nel lettone con i genitori e che cerca ogni scusa per non andare a scuola, ambiente nel quale non sembra perfettamente inserito.
Insieme all'amico fraterno Valentino (Giorgio Quarzo Guarascio in arte Tutti Fenomeni), più pacato di lui, Enea vive la sua esistenza borghese tra feste e festini, piccolo spaccio e consumo di droghe, la gestione di un ristorante di sushi e le riflessioni un tanto al chilo su società e umanità (nemmeno tutte da buttare).
Grazie al contatto con il vissuto e ben immanicato Giordano (Adamo Dionisi) per Enea e Valentino arriva il momento della possibile svolta, uno di quei turning point che possono far cambiare o deragliare un'esistenza.
Ci sono diverse cose dentro l'Enea di Pietro Castellitto, aspetti e temi che vanno a costruire una narrazione dalle maglie larghe, libera e capace di spargere idee e sensazioni senza trovar loro un vero centro, cosa già accaduta con il film precedente che affrontava già alcune delle tracce composte dal regista romano.
Tornano le chiacchiere a tavola, in apparenza pretenziose, artificiose e vuote, in occasione dei pranzi della famiglia borghese, gli incontri con i parenti, le condanne a un mondo in cui il protagonista (come il regista) è immerso e del quale in fondo si bea, c'è ancora una generazione che fa i conti con uno spaesamento esistenziale, con rapporti non sempre all'apparenza così profondi, come quello di Enea con Eva (Benedetta Porcaroli), c'è forse meno ironia che in passato ma il tono usato da Castellitto oscilla ancora tra il divertito e il surreale, deriva che prende qui una valenza anche distruttiva (la scena della palma).
C'è anche una costruzione che potrebbe guardare al crime romano, a quelle storiacce da Roma Capitale espresse meglio altrove e che qui rimangono solo una (sotto)traccia, un espediente per portare avanti una trama immersa in altro, una traccia impreziosita dalla presenza di un ottimo Adamo Dionisi scomparso purtroppo pochissimo tempo fa.
Dopo due soli film Castellitto sembra andare già verso la costruzione di un suo stile che in diversi hanno accostato a quello di un Sorrentino in chiave minore; le affinità in effetti si possono intravedere nell'attenzione alla composizione, nella cura dell'immagine, nelle sentenze declamate da personaggi che elargiscono perle (?) dettate spesso da un'infinita tristezza, ne è l'esempio un (doppio) padre tanto rassicurante quanto lacero e contuso.
Se davvero si vuole accostare Castellitto a questa attitudine a un certo tipo di cinema lo si può fare considerandolo ancora come un allievo, non certo un maestro, ma pur sempre un ottimo allievo, uno di quelli promettenti.
Se la seconda prova per un artista è spesso fondamentale in questo caso Enea sembra una bella conferma di qualcosa di ancora incerto, è possibile che in questo caso il verdetto possa essere spostato all'opera terza, un qualcosa che attendiamo con una certa curiosità.