Con la pubblicazione del terzo album in studio, l’impressione era che qualcosa potesse cambiare, che questo nuovo Endless Rooms avrebbe visto Rolling Blackouts Coastal Fever intraprendere un nuovo percorso artistico. Forse era la splendida atmosfera notturna dell'artwork di copertina, a indurre a nuove sensazioni, e a evocare un mood in netto contrasto con il divertissement da spiaggia assolata che aveva caratterizzato i primi due full-lenght del gruppo. O forse, semplicemente, visto che il secondo disco degli RBCF, Sideways To New Italy, rappresentava un passo di lato, invece che avanti, rispetto allo splendido esordio Hope Downs, di cui aveva riproposto le atmosfere, senza possederne, però, lo stesso irresistibile fascino, era plausibile che il gruppo australiano cercasse nuove direzioni verso cui portare il proprio progetto.
In realtà, Endless Rooms è, per gran parte delle canzoni in scaletta, un album che vede il quintetto navigare nelle stesse affidabili acque di sempre: jangle pop e indie rock tintinnante, attraversati dalla leggerezza del divertimento e illuminati da raggi di sole che evocano scenari estivi. In tal senso, questo è un lavoro prevedibile, che ripropone, a volte anche bene, i medesimi ganci melodici contagiosi (la contagiosa "The Way It Shatters") che avevano reso memorabili alcuni brani del passato più o meno recente. La maggior parte delle canzoni in scaletta, quindi, ripropone, senza deviazioni, una formula tanto affidabile quanto piacevole.
Tuttavia, qui e là, la band trova anche il coraggio di scartare dall’ovvio e proporre piccole variazioni sul tema, che sono poi quelle che rendono l’ascolto di Endless Rooms decisamente più intrigante. Una piccola apertura strumentale, senza precedenti nella discografia del gruppo, posta a inizio album ("Pearl Like You"), l’incedere trasognato di "Caught Low", il cui irresistibile luccichio melodico si pone a metà strada fra dream pop e americana, le atmosfere deliziosamente scazzate di "Open Up Your Window", l’inaspettata "Saw You At The Eastern Beach", che ammicca a sonorità vagamente post punk (anche se le tenebre sono tenute ben lontano) o i riverberi psichedelici della title track, sono spezie inaspettate di un piatto, altrimenti, dai sapori ben definiti. Insomma, piccoli scarti dal consueto, che mostrano il potenziale di una band che sarebbe, probabilmente, in grado, di muoversi anche in una direzione più atmosferica e psichedelica.
Il risultato complessivo non stupisce, certo, ma regge il confronto con i dischi precedenti e, per quanto questo possa essere considerato un album di transizione, è comunque difficile non essere sedotti dalla freschezza di melodie che, spesso e volentieri, fanno immediatamente breccia. Ciò premesso, si può discutere sul futuro di una band che forse potrebbe uscire dalla propria comfort zone e trovare un diverso approccio espressivo. In Endless Rooms alcune idee nuove hanno iniziato a prendere forma e lasciano intravvedere percorsi altri e decisamente intriganti. Occorrerà attendere il quarto disco per capire effettivamente di che pasta sono fatti questi cinque ragazzi, che amano le chitarre, le melodie sbarazzine e la leggerezza di una giornata di sole. Per il momento, teniamoci questo pugno di canzoni che hanno il merito di portare un po' di freschezza nel clima torrido di quest’estate senza fine.