Cerca

logo
RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
03/05/2021
Jeff Beck
Emotion & Commotion
L’album della rinascita, a sette anni dal precedente. Canzoni e ospiti sorprendenti per un artista che ha sempre fatto fatica a esprimere in studio quell’incredibile energia presente nei live. Finalmente Jeff Beck riesce nell’intento e rende realmente giustizia al titolo: quanta emozione e commozione!

Più che per l’incredibile tecnica, Jeff Beck colpisce grazie alla fenomenale abilità nel far suonare il suo strumento come una voce. Altrettanto stupefacente è la capacità di interpretare e rendere propria la più semplice delle melodie facendola brillare, scovando le più recondite magie all’interno di essa.

Scorrendo la tracklist di Emotion & Commotion troviamo ovvietà trite e ritrite come Over The Rainbow e I Put A Spell On You, presenti nel repertorio di innumerevoli artisti, ma le versioni del chitarrista inglese sono da urlo, traboccano di emozioni, sono un'alluvione di buone sensazioni e dimostrano quanto possa fare la differenza il feeling, il sentimento che si mette dentro. La cosa fa anche sorridere pensando alla notoria freddezza, sul palco e in studio di registrazione, del musicista nato a Wallington, piccolo borgo a sud di Londra, sempre poco propenso a interagire con il pubblico e praticamente mai coinvolto come vocalist. Anche in questo disco sarà la sua chitarra a parlare e, nel momento del bisogno, interverranno alcuni illustri ospiti a prestare la propria voce al progetto.

Ma andiamo con ordine e partiamo da un altro Jeff che ha ispirato il Jeff di cui stiamo discorrendo. Infatti il primo brano, opera di Benjamin Britten, fa capolino grazie a Jeff Buckley...

“Quando ho ascoltato l’album di Buckley, la semplicità e la bellezza della sua musica mi hanno fatto trasalire, mi sono commosso! “.

Corpus Christi Carol è un inizio fantastico, oltre all’arrangiatore/direttore Pete Murray c’è solo l’artista britannico con i 64 elementi dell’orchestra, che prenderà parte alla quasi totalità delle canzoni presenti nella raccolta. La successiva Hammerhead prevede l’entrata in scena di due pezzi da novanta della band: in primis la strepitosa bassista Tal Wilkenfeld (subito alle prese con uno stupefacente suono distorto), adorata e trascinata, ormai da tempo, alla corte di Beck dal maestro della batteria Vinnie Colaiuta, anch’egli fido collaboratore del chitarrista, preciso e potente nei tre brani in cui figura. E poi ecco “on keyboards” Jason Rebello, già prezioso collaboratore di Sting, qui pure in veste di coautore per questo pezzo dal riff Hendrixiano potente, con il wah-wah a manetta, inizialmente studiato per dare una nuova veste live a Hi Ho Silver Lining, vecchio cavallo di battaglia (1967) dell’artista.

L’accoppiata Beck-Rebello entra nei writing credits anche di Serene, sicuramente una delle sorprese del disco, con il contributo dell’incantevole soprano Olivia Safe che dona un’atmosfera onirica alla traccia. La genesi del brano vede i due a sperimentare in sala di registrazione. I trucchi di Jeff con l’effetto riverbero chiamato “time blender” ben si sposano con l’inventiva di Jason ed ecco, in quattro e quattr’otto, belle pronte melodia e canzone. E quando si aggiunge il basso pulsante, tonificante della Wilkenfeld alla rodata batteria di Colaiuta, la macchina della musica è ben oliata e non si ferma più!

Invece l’idea iniziale per Lilac Wine cambia in corso d’opera: quello che doveva essere uno strumentale, comunque ricalcato dalla versione di Buckley, trova la voce della meravigliosa Imelda May. La cantautrice irlandese aggiunge nuove incantevoli sfumature alla composizione di James Shelton, con una grazia e finezza d’altri tempi, fornendo un'interpretazione da brivido. La chitarra di Beck e la solennità dell’orchestra ci fanno sognare, volare verso altri lidi, giusto per atterrare sani e salvi nel nuovo mondo creato dal pezzo successivo, una folgorante resa di Nessun Dorma. E si torna a quanto scritto all’inizio: è incredibile come possa permanere l’estasi, la commozione della romanza pucciniana per tenore, senza un tenore...o perlomeno sostituito da un uomo che imbraccia e fa gracchiare magnificamente una Fender. Ebbi la fortuna di poter vedere dal vivo, nel Febbraio 2010, poco prima dell’uscita del disco, uno show di Jeff Beck con all’interno questa perla e vi assicuro che fu da pelle d’oca, un momento memorabile con il pubblico in visibilio, preso di sorpresa per un’esecuzione all’epoca non figurante, ovviamente, nel solito repertorio.

Siamo già giunti quasi al termine della raccolta, ma prima possiamo goderci la calda voce di Joss Stone nel rock blues moderno There’s No Other Me, carente solo per il fatto di finire troppo presto, per di più sfumando un assolo entusiasmante che meritava maggior spazio.

Elegy For Dunkirk di Dario Marianelli, dalla colonna sonora (Premio Oscar) del film Atonement (2007) chiude le danze ed è ancora magistrale il contributo di Olivia Safe.

“Appena finito l’album, dissi al suo manager Harvey Goldsmith che Jeff era l’unico artista con cui avrei registrato subito un altro lavoro”.

Queste le parole del produttore Steve Lipson, che dimostrano il grande affiatamento raggiunto…

In verità non ci sarà poi una prosecuzione di collaborazione tra i due. E a parte l’intensa attività live che porterà a una serie di pubblicazioni di buon livello -senza però toccare l’apice del fantastico Live at Ronnie Scott (2008)- il successivo disco, Loud Healer, invece vedrà la luce nel 2016 senza particolari lampi.

Verrà presto dimenticato a favore di quello che rimane a tutt’oggi l’ultimo documento registrato, l’ottimo Still On The Run: The Jeff Beck Story. Non è altro che la biografia, con preziosi dettagli sulla discografia, racchiusa in un DVD, ricco di immagini e interviste inedite. E dall’inizio con gli Yardbirds, nel 1965, al suo (Super)gruppo con Rod Stewart e Ron Wood, per poi passare alla carriera solista, ce ne sono di storie da raccontare…


TAGS: alessandrovailati | EmotionAndCommotion | JeffBeck | reloudd