Dovrebbe essere superfluo, ma ribadirlo non fa mai male: strano ma vero, anche in Italia escono dischi metal di livello. Un esempio? Emerge, il nuovo album dei veronesi Endless Harmony, pubblicato sotto l’egida Vrec Music Label, etichetta che annovera tra le sue fila artisti di svariati generi e sicuro interesse.
Basta il primo ascolto dei sette brani che compongono la scaletta, per rendersi conto che, nello specifico, le cose sono state fatte con estrema cura sotto tutti gli aspetti. La produzione e gli arrangiamenti sono di ottima fattura, il suono è scintillante, e il songwriting, che si smarca da logiche commerciali, pur nella sua immediata fruibilità, ed evita di impantanarsi in luoghi comuni ed ovvietà, è limpido e potente. Potremmo parlare di nu metal, se la definizione venisse intesa nel modo più ampio possibile e solo per indicare il quadro d’insieme, e se è vero che alcune fonti d’ispirazione sono abbastanza evidenti (Korn, Lacuna Coil), è altrettanto vero che la musica della band scaligera è caratterizzata da un sound decisamente distintivo.
Tutto è messo a fuoco con precisione e l’impatto d’ascolto è immediatamente positivo: il perfetto bilanciamento fra melodia e potenza, e fra luci e ombre, una band affiatata che corre sferragliante attraverso groove dinamici e irresistibili, e l’estensione vocale di Pamela Perez messa al servizio di un timbro capace tanto di graffiare, quanto di accarezzare con vellutata sensualità.
Non c’è un solo filler, e ogni singola canzone è meritevole di attenzione. Il riff dell’opener "Demonized" è impattante come un pugno in pieno volto e mette subito in chiaro la caratura della band, che non lesina decibel e aggressività, salvo poi sedurre con un ritornello dai conturbanti contorni in chiaro scuro. Ancora meglio la successiva e feroce "To The Limit (Push Me)", trainata da uno di quei riff atonali e circolari che hanno fatto la fortuna dei Korn (che, però, una canzone così se la sognano di notte ormai da troppo tempo).
Un uno due aggressivo, che però non esaurisce, però, l’arsenale messo in mostra dagli Endless Harmony: la melodia ariosa che avvolge l’elettricità di "In The Meantime" è di quelle che lasciano il segno (l’assolo di chitarra di Federico Costanzi è davvero notevole), "Suffer" è il brano con il maggior appeal commerciale, pur non concedendo nulla alla banalità, grazie a un andamento ben poco lineare, "Enrage" è un folle saliscendi emotivo, in cui la Perez dimostra su che vasta gamma di registri riesca a esprimersi con una facilità sorprendente. E se "98" è una chiosa vibrante e oscura, "Another Place" apre le porte alla ballata in chiave rock, offrendo l’altra faccia di una band perfettamente a proprio agio anche quando si tratta di toccare le corde della malinconia.
Unico difetto di Emerge, si fa per dire, è il breve minutaggio: poco meno di trenta minuti di durata, lasciano un po’ di bocca asciutta e il desiderio di altra musica. Forse, però, proprio in questo sta il trucco: scegliere con accuratezza il meglio per colpire il centro del bersaglio e non fare prigionieri. In tal senso, missione riuscita: bravi!