Durante la recente tournée estiva, i The Darkness hanno suonato a Majano, a una manciata di chilometri da Udine. Dopo il concerto, ancora carichi di adrenalina, Justin Hawkins, suo fratello Dan e Rufus Tiger Taylor (figlio del leggendario Roger dei Queen), si sono divertiti a gironzolare per la location che li ospitava, intrattenendosi con i ragazzi dell’organizzazione e gustandosi le specialità culinarie del posto. Ecco, se si dovesse scattare una perfetta fotografia dei The Darkness del 2019, è probabile che non ce ne sia una migliore.
Acclamati come i salvatori del Rock durante i primi anni Duemila, all’altezza dell’uscita di quel mezzo capolavoro che è Permission to Land, i fratelli Hawkins & Co. non hanno saputo reggere alle aspettative, in parte sabotandosi da soli con comportamenti sopra le righe, cambi di formazione e album troppo ambiziosi (il pur buono One Way Ticket to Hell… and Back), in parte venendo sorpassati a destra dallo spirito dei tempi, che relegava a un ruolo sempre più marginale la musica suonata con le chitarre. Ritornati sulle scene nel 2012, i The Darkness non hanno più conosciuto la fama planetaria, ma si sono tolti comunque delle soddisfazioni, realizzando tre album solidi (Last of Our Kind è il migliore del lotto), andando in tour con Lady Gaga e Ed Sheeran, e suonando senza sosta, diventando sostanzialmente degli artigiani del Rock, delle anti-star che amano girare il mondo e non si fanno problemi ad accorciare il più possibile la distanza che li separa dai propri fan. E un Justin divertito, che gioca a braccio di ferro con i ragazzi di Majano, indossando come loro una maglia raffigurante l’aquila araldica della Patria del Friuli, è la miglior testimonianza di questa filosofia di vita.
Come racconta il disegno di copertina, però, in un universo parallelo, uguale ma diverso dal nostro, i The Darkness sono ancora sulle prime pagine di tutti i magazine musicali e regnano incontrastati in quanto messia del Rock. È su questo geniale paradosso che si fonda tutta la narrativa di Easter is Cancelled, un titolo nato da un’esclamazione del manager della band quando ha dovuto comunicare a Justin che un suo scritto sulla Pasqua non sarebbe più stato pubblicato, ma anche dal fatto che se il Justin/Cristo ritratto in cover non è morto per poi resuscitare ma, anzi, si è liberato spezzando i bracci della croce mentre le tre Marie (interpretate da Dan, Rufus Tiger e dal bassista Frank Poulain) tenevano a bada i soldati romani, beh, la Pasqua non si è proprio svolta!
Prodotto da Dan Hawkins e registrato nel suo studio nel Sussex, Easter Is Cancelled vede i The Darkness rendere omaggio nel migliore dei modi ai loro eroi musicali (Queen, Thin Lizzy e AC/DC), riprendendone sonorità e gusto, e regalando all’ascoltatore dieci brani (14 nella versione Deluxe) freschi e pimpanti, intrisi di chitarre suonate come Dio comanda, cori e falsetti a non finire (anche se Justin non ne abusa più come un tempo e il suo cantato ora ricorda un interessante incrocio tra Brian May e Jeff Lynne), e ritornelli che si appiccicano in testa e non si scollano più. Come quello di “Rock and Roll Deserves to Die” che parte in acustico come un pezzo Folk dei Jethro Tull, per poi calare l’asso con un break di chitarra figlio di Jimmy Page. “Deck Chair”, invece, è un acquerello acustico che sembra uscito dritto da A Night at the Opera dei Queen (anche se ci sono evidenti tracce di Rufus Wainwright), mentre “Live ‘Till I Die”, con la sua melodia simil-McCartney e gli interessanti inserti Country, pare una outtake di Band on the Run. E se “Heavy Metal Lover” è una parodia tra Frank Zappa e This Is Spinal Trap, “Heart Explodes” è una power ballad à la Def Leppard con tutti i crismi. L’unico scivolone è “Choke on It”, dalla struttura fin troppo simile a quella di “Hash Pipe” degli Weezer (e del rapporto che lega Weezer e The Darkness prima o poi bisognerà parlare, vista l’ammirazione per i The Cars del compianto Ric Ocasek che accomuna Justin Hawkins e Rivers Cuomo), ma è una passo falso si fa decisamente perdonare una volta iniziata “We Are Guitar Men”, l’ultimo pezzo del disco. Infatti non c’è conclusione più geniale, in un album che ha tra i primi versi «Rock and roll your time is finally come», di una canzone che nel ritornello urla a pieni polmoni «Long live rock and roll», prima di sfumare in un insistito assolo in tapping.