Venerdì, 27 aprile 2018
Da quando mi sono trasferito a Bologna, due anni ormai, non sono ancora riuscito a godere appieno dell'offerta musicale di una grande città. Certo, Bologna non è Milano e non ha quei locali che possono offrire ospiti di caratura mondiale (esclusa l'Unipol Arena). Stavolta però a farmi uscire da casa è un evento per me unico: per la prima volta in Italia arrivano i Blitzen Trapper, dopo una onorata carriera di oltre 17 anni on the road negli USA e per supportare il loro ultimo disco, Wild And Reckless.
I Blitzen Trapper suonano per l'Italia come dei perfetti sconosciuti. In effetti la loro musica è fortemente influenzata dai grandi mostri della storia musicale d'oltreoceano, da Neil Young a Dylan, dai Grateful Dead (soprattutto i primissimi lavori) a Bruce Springsteen. Insomma, so bene che il pubblico italiano questo approccio non lo comprende appieno. Altra cosa sono i concerti di Nei Young o del "Boss" nella nostra terra: biglietti a prezzi stratosferici e sold out nel giro di poche ore. Dunque, quanto presenzialismo c'è tra quel pubblico adorante?
Me ne importa poco, lo ammetto, ma soprattutto non è proprio il venerdì giusto per porsi domande sulle quali adagiare per ore i propri pensieri. Così salgo sull'utilitaria di famiglia, passo a Modena a prendere il mio cantante G ed entrambi, dopo il consueto giro a zonzo a cercare disperatamente un Bancomat, prendiamo la strada di Carpi. La giornata che volge al termine è stata un estenuante esempio di cosa ci attenderà nell'estate prossima ad arrivare: temperature bollenti poco consone ad un fine Aprile ed un primo esodo verso le località marine. Gli argomenti del viaggio al solito però non sono questi bensì: 1) il lavoro, annessi e connessi 2) come condurre una vita normale nonostante il lavoro 3) dove vai quest'anno in vacanza per fuggire un po' dal lavoro e, dulcis in fundo, 4) non vedevo l'ora di staccare un po' dal lavoro. A titolo esemplificativo, ricordo che non meno di quindici anni fa gli argomenti erano tutt'altri, ma eviterei di tediarvi con concetti che potete benissimo intuire.
Al solito va in onda un consueto siparietto: io aspetto con ansia di vedere il gruppo suonare dal vivo, il caro G attende con ansia di assistere alla performance di un gruppo del quale, evidentemente, proprio non sa un cazzo. Stavolta proprio non riesco a dargli torto, se è vero come è vero che quando Eric Earley & C. danno fuoco alle polveri l'unico a canticchiare le canzoni nell'intero locale sarò....io. Ogni qualvolta la scena va in onda, mi fermo a pensare che 1) G ha una cultura musicale che devo continuare a coltivare 2) io ho una cultura musicale alla costante ricerca dell'atomo (leggasi: li ascolto quasi sempre solo io....).
Fatte le dovute chiacchierate e parcheggiata l'auto, con evidente anticipo rispetto all'inizio del concerto, fissato per le ore 21:30, ci rechiamo al Mattatoio Culture Club, ubicato meravigliosamente dietro la bellissima piazza dei Martiri, la terza piazza più grande d'Italia (dice G, ed in effetti è vero). Ovviamente il locale è ancora chiuso, ma nell'area stanza stanno tranquillamente chiacchierando, chi al telefono chi davanti ad una birra, i Blitzen Trapper. Ok, in attesa di poterli vedere dal vivo ci dirigiamo in un'altra piazzetta prospiciente (meravigliosa anch'essa) a mangiare qualcosa. Pochi minuti dopo esserci seduti, davanti a noi prende posto un solitario e forzuto biondo dai lineamenti chiaramente non italici. Intuiamo subito che è un Blitzen Trapper, ma non il cantante/chitarrista o uno degli altri due chitarristi/tastieristi, pertanto risulta difficile tentare subito un approccio. Come tutti i fissati dell'era moderna utilizziamo dunque la risposta a tutte le domande: chiedilo a Google! Ecco dunque che, a un metro da me, ho Brian Koch, batterista della band dell'Oregon. Lo invitiamo al tavolo con noi e, con un largo sorriso, accetta la proposta.
Inizia una chiacchierata quasi amichevole, poiché Brian non si aspettava di poter essere riconosciuto per il suolo ruolo di drummer qui in Italia ed a noi non sembra vero di poter raccogliere l'esperienza di un musicista professionista che suona la musica che noi reinterpretiamo con la nostra band amatoriale qui in Italia. Tra drink ripetuti e qualche passaggio in spagnolo (Brian lo parla discretamente) si è parlato ovviamente di musica ed a latere di Trump, argomento ormai monopolizzante quando c'è un americano nelle vicinanze.
Sulla musica, Brian è stato sincero nel descrivere il desolante quadro che abbiamo di fronte.
"Con Furr, il nostro primo album che ha avuto successo nel 2008, abbiamo venduto 90.000 copie solo la prima settimana. Se il mondo musicale fosse rimasto quello di dieci anni fa ora sarei ricco! Invece con l'avvento dello streaming nessuno compra più i dischi, basta andare su qualsiasi piattaforma e si ascolta la musica gratuitamente"
E le royalties di Spotify?
"Pochissimo! Con Spotify i guadagno sono riservati ai grandi nomi che passano in radio"
Dunque, come si guadagnano il pane i Blitzen Trapper?
"Ci sono due modi per poter tirare avanti nel music business contemporaneo. Il primo sono i concerti. Girare in continuazione, suonare il più possibile. L'altro, ma è molto più difficile, è avere la fortuna che una propria canzone venga scelta come parte di una colonna sonora per un film"
A voi è capitato?
"Si, ma per alcune pellicole minori"
Che musica ascolti di solito?
"Mi piacciono i Toad The Wet Sprocked, avevano delle melodie fantastiche! Ma anche i Counting Crows. Negli Stati Uniti abbiamo aperto i concerti dei Wilco, loro sono magnifici. Poi Bob Dylan, i dischi degli anni sessanta"
Anche io adoro questa musica, anche se da buon quarantenne ho iniziato con il grunge.
"Io ho 43 anni ed ho avuto la fortuna di assistere, a Eugene (Oregon), negli anni novanta ad un unico concerto con Red Hot Chili Peppers, Nirvana e Pearl Jam. Pazzesco! Stupendi!"
Perché questo tour europeo? (Prima dell'Italia hanno suonato nel Nord Europa)
"E' abbastanza complesso per noi organizzare un tour in Europa. Lo vogliamo fare per farci conoscere e perché sappiamo di avere qualche seguito qui, ma i locali pagano meno che in America e gli spostamenti sono più costosi. Stiamo girando con un van, in aereo ci siamo portati solo chitarre e tastiere, il resto lo abbiamo noleggiato di volta in volta"
Quale paese vi ha accolto con maggiore entusiasmo?
"I paesi scandinavi! Invece grande calma abbiamo notato nelle performance in Olanda e Belgio."
Bel personaggio Brian. Sorridente, attento a cogliere ogni sfumatura del suo bicchiere di Barbera senza perdersi mai nemmeno una parola del nostro inglese italico. Dopo avergli offerto una buona zuppa di pesce, tutti e tre ci dirigiamo verso il locale. Di pubblico ce n'è poco e non mi aspettavo nulla di diverso. I Blitzen sono degli sconosciuti in Italia e comunque il loro folk/rock da solo non può bastare come richiamo dalle nostre parti.
Nonostante quindi la trentina di spettatori paganti, Eric Avery, il nostro amico Brian Koch ed il resto della band suonano con grande ispirazione. Avery, sempre un po' defilato, recita la parte del frontman distaccato. Poche, pochissime parole ad introdurre le nuove "Rebel" e "Wild and reckless", entrambe suonate perfettamente come su disco. Ma i BT sono animali da palco ed amano allungare dal vivo i propri brani, così il funk di "When I'm Dying" diventa jam da bettola newyorkese.
Dal passato, il buon Avery chitarra e voce ripesca la fortunata "Furr" e la brezza dylaniana passa leggera sulle mie spalle. Questo ragazzo, che per una parte della vita è stato anche un vagabondo senzatetto per le strade di Portland, nella sua esile figura sa essere un gigante sul palco, mentre la sua acustica sembra essere più focalizzata dell'intera band nel colpire al centro del cuore.
Nel finale vanno a ripescare "Stranger In A Strange Land" e "Fletcher" da American Goldwing, lasciandoci con due doni inattesi.
Una serata veramente inattesa, un batterista simpatico e loquace ed una band che è uno dei tesori meglio nascosti della grande America. Per questa volta può veramente bastare.