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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
20/09/2024
Le interviste di Loudd
Due chiacchiere con... Trame
La proposta ambient/elettronica/post-rock dei Trame, usciti da poco con il loro ultimo Together we rise per Overdub Recording, merita decisamente di non passare sottotraccia ma di giungere a quante più orecchie possibili degli appassionati del genere. Ci facciamo quindi una chiacchiera con la band.

Sarà che oramai sono “assuefatto” da una miriade di produzioni ambient/elettronica/post-rock (termine per cui sono oramai convinto che Simon Reynolds passerà alla storia della critica musicale) ma ogni volta che ricevo una promo del genere parto sempre con un (non corretto) pregiudizio.

Tuttavia, quando, come nel caso dell’album Together we rise dei Trame, appena uscito per Overdub Recordings, la proposta merita attenzione non posso esimersi dal fare conoscere agli amici di Loudd ciò che ritengo non debba passare sotto traccia.

Ecco, quindi, una intervista con Andrea D'Amico (aka Mozo) - pianoforte e sintetizzatori - e Gianluca Catalani - batteria e drum machine -, il duo che si “nasconde” dietro il moniker Trame.

 

 

Ciao ad entrambi, per partire direi di fare una vostra presentazione, sia come singoli sia come band. Chi siete e come “sbarcano il lunario” Andrea e Gianluca? Perché avete deciso di unirvi sotto questo moniker?

Trame: Ciao, grazie per l’attenzione che hai dedicato al nostro lavoro.

Andrea: Diciamo che siamo come tutti i musicisti e compositori di oggi, cioè ci arrangiamo su più fronti: produzione musicale, colonne sonore, sound design e suoniamo anche in altre band. Siamo “anziani” e ci muoviamo con calma, ma ormai bisogna saper fare un po’ di tutto, dal management ai contenuti social! Ci chiamiamo Trame proprio perché la nostra musica è un intreccio di stili e suoni.

Gianluca: Nessuno di noi due ovviamente sbarca il lunario facendo il musicista, abbiamo entrambi un lavoro che è ben al di fuori della musica. Paradossalmente è la nostra salvezza, perché in tempi come questi fare musica “libera” non paga e avere un lavoro ti rende, appunto, libero di fare quello che ti pare senza essere costretto a scendere a compromessi.

 

La vostra proposta musicale al mio orecchio riesce ad amalgamare differenti generi musicali (appunto ambient, post-rock, elettronica, con un uso interessante di una batteria “classica”). Penso ad esempio alla title track, per me un pezzo veramente bello, come nasce e come si sviluppa il vostro pensiero musicale?

Andrea: Grazie mille per i complimenti! Hai ragione, ambient, post-rock ed elettronica sono i pilastri del nostro suono. "Together We Rise" è nata in modo molto semplice, con un giro di piano elettrico Rhodes e una Nord Drum. Man mano che aggiungevamo elementi e facevamo crescere il brano, ci siamo resi conto che aveva l'aria di un inno, qualcosa che evocava un senso di speranza e forza collettiva. In generale, quando componiamo, puntiamo più a creare un’atmosfera che una canzone tradizionale.

Gianluca: Si, l’uso della batteria prettamente “acustica” mischiata a sonorità completamente sintetiche è una cosa che mi ha sempre affascinato. Non nascondo che preferisco le drum machine per una questione di varietà sonora e possibilità creative, la batteria acustica resta per certi versi limitata timbricamente, ma quando si tratta di dare un impatto rock resta insostituibile.

 

Altro brano che merita più di un ascolto è la successiva "Northern Lights", avete voglia di svelarci il percorso creativo che ha portato all’incisione di tale brano?

Andrea: Il processo creativo è stato simile per quasi tutti i pezzi. Partiamo spesso da un buon giro armonico o melodico, magari scritto al pianoforte, e da un pattern di batteria minimale. Da lì ci sbizzarriamo con l’arrangiamento e, quando trovi quello giusto, l’atmosfera prende subito forma. Per "Northern Lights" ho aggiunto solo qualche tocco elettronico, come un pad ambient e degli arpeggi sul finale, per dare quel feeling freddo e suggestivo, direi nordico.

Gianluca: Anche qui la batteria acustica è predominante con un sound molto cupo e dark, gelido a richiamare appunto una suggestione tipicamente nordica. Sul ritornello mi sono divertito a creare un loop che ricorda il suono di scarponi che avanzano nella neve.

 

Parliamo di "The Light, The Dark and The Dusty", leggo nel flyer che (unitamente alla successiva "Flames") esplora la dualità e la resilienza avverso le difficoltà. L’inizio del brano mi fa tornare alla mente un pezzo iconico dei The Cure come "A Forest", poi il successivo sviluppo, con la progressiva saturazione del suono potrebbe trovare degna accoglienza in una playlist post-rock, vi trovate? Potete raccontarci qualcosa di più sul concetto di dualità e resilienza a cui fate cenno?

Trame: Esplorare la dualità è stato un tema centrale per noi. La resilienza è qualcosa che entrambi abbiamo vissuto personalmente, sia come artisti che come individui, e volevamo rappresentarla musicalmente. Il paragone con "A Forest" dei The Cure è interessante, lo è sempre quando si tratta di artisti che stimiamo. "The Light, The Dark and The Dusty" e "Flames" sono i primi brani che abbiamo scritto e volevamo esprimere, sperimentando, come le difficoltà possano sia abbatterci che renderci più forti, e la musica riflette proprio questo, alternando momenti di tensione e liberazione.

 

Chiudiamo con il pezzo a mio parere più “soave” dell’album, ovvero "Brother Auto Million", perché quel riferimento alla leggerezza e complessità delle relazioni, termini che peraltro mi piacciono tantissimo; chi difatti di noi, nelle relazioni per lui più significative, non ha potuto sperimentare che succede proprio così?

Trame: Sì, assolutamente! Le relazioni sono un mix di leggerezza e peso, di connessioni e incomprensioni. Ogni giorno ci mettono alla prova, ma forse è proprio questo contrasto che ci fa andare avanti. Nel brano, abbiamo usato suoni molto rarefatti per trasmettere quella sensazione di leggerezza. Il "peso" poi arriva da solo…

 

L’ultima domanda che, per chi utilizza strumentazione digitale, è diventata per il sottoscritto abitudinaria: che strumentazione di studio utilizzate, ed infine, Trame è un progetto che prevede una attività live?

Andrea: Io uso un mix di strumenti analogici e digitali. In ordine sparso: il piano Rhodes, il Moog Grandmother, l'Argon8 della Modal Electronics, l’Akai Force, vari plugin della Arturia, il Minifreak e l'Astrolab.

Gianluca: Il mio strumento principale è Ableton Live (con cui ho anche effettuato tutti i recording ed eseguito personalmente il mix del disco) con svariate librerie sonore e plugin che adoro, Arturia Spark su tutti. Ho utilizzato poi una Elektron Model Cycle su sintesi FM e un sintetizzatore percussivo Nord Drum. Per le batterie acustiche un misto tra una meravigliosa Slingerland del 1974 e librerie Superior Drummer 3 di Toontrack suonate con una Roland TD27, vi sfido a scovare i brani suonati con l’una e quali con l’altra!

Trame: Per quanto riguarda i live, stiamo organizzando degli showcase per novembre. Presto daremo aggiornamenti sui nostri social!