Dopo il tour di successo in Europa e nel Regno Unito e ora siete impegnati con 39 date negli Stati Uniti: qual è il feedback dei fan e quali sono le tue sensazioni? Quali sono state le prime reazioni del pubblico americano?
La reazione del pubblico europeo è stata di straordinario entusiasmo. Siamo molto più che grati per l’accoglienza che abbiamo ricevuto. Ora è fantastico essere di nuovo negli Stati Uniti per questo tour e suonare per il nostro pubblico locale in occasione dell’uscita dell’album. Gli spettacoli stanno andando alla grande.
Quale brano sta ottenendo maggiore riscontro da parte del pubblico, durante le esibizioni live?
Tra le nostre nuove canzoni, che il pubblico ascolta per la prima volta, in questo momento penso che "Coming Home" e "Don't Put Out the Fire" stiano ottenendo la risposta più forte, quasi a sorpresa. "Won't Take Me Alive" è stata trasmessa alla radio e sta scalando le classifiche, quindi fa scatenare tutti dal vivo. Facciamo saltare tutti! È fantastico.
A partire dal 2018 avete vissuto un sogno, posso immaginare, avete aperto concerti di Slash, Guns'n'Roses, The Who, Kiss, Rival Sons, Alter Bridge… e ora con “Can't Find The Brakes” state vivendo il vostro tour da headliner. Raccontaci i tuoi sentimenti dall'inizio di questa storia fino ad ora.
Ho provato così tanti sentimenti: reale gratitudine, appagamento e pura gioia. Ma poiché la pandemia è una parte importante della nostra storia degli “inizi”, ho anche provato molti sentimenti di vera frustrazione, e persino quasi depressione, a causa della quale ho persino avuto bisogno di andare in terapia quando eravamo nel pieno del lockdown. Per la maggior parte del tempo sono sempre concentrato a cercare di capire come arrivare allo step successivo e poi ci lavoro per arrivarci.
Com’è lavorare con Nick DiDia?
Nick è molto paziente. Ha un’indole tranquilla, che mantiene tutti calmi: è importante perché in questo modo non ci agitiamo troppo, non ci proiettiamo troppo avanti. Musicalmente, è molto interessato a catturare una vera e propria performance e a mantenerla il più vicino possibile al live. Non ci permette di passare settimane e settimane a pensare troppo ai piccoli elementi, o a sovraincidere e a ri-registrare parti finché non abbiamo massacrato la performance originale.
Cosa ci racconti sul vostro nuovo batterista, Jaydon Bean? Cosa ha portato alla band?
Jaydon è mio amico e amico di Justin da molto tempo. Tutti e tre abbiamo anche vissuto insieme ad un certo punto. Ha suonato con noi in alcuni concerti all’epoca delle cover. E ha anche registrato con noi la primissima versione di "Fire Away" in una ripresa video. Apporta apertura creativa, ha un atteggiamento del tipo "proviamo qualsiasi cosa" che è stata la perfetta chiusura del cerchio mentre ci dirigevamo in studio per registrare l'album Can't Find The Brakes. Canta anche i backup dal vivo. In breve, Justin e io abbiamo sempre apprezzato la sua musicalità e come suona la batteria. E’ una benedizione poter riempire il vuoto lasciato dal precedente batterista con un amico di lunga data.
Ognuno di voi sta sicuramente apportando ingredienti speciali per ottenere il perfetto mix finale di blues e hard rock, in perfetto stile Dirty Honey! Puoi descrivere ognuno di voi in 3 parole?
Solo tre parole? Ci provo: melodie, riff e groove!
Parliamo di Can't Find The Brakes, pubblicato il 3 novembre, raccontaci qualcosa sulla realizzazione di questo album, come è stato creato e che cosa ha ispirato le canzoni?
"Won’t Take Me Alive" è stato un pezzo di cui ho portato a termine la maggior parte delle parti strumentali. Anche "Coming Home" è stato uno pezzo che Justin ha portato per lo più già completo. "Roam" è una canzone che Marc ha scritto solo con voce e chitarra acustica. Allora ci ho affondato i denti e l'abbiamo riarrangiata in modo che diventasse una grande ballata, in stile "November Rain". Molte altre canzoni sono state scritte durante i soundcheck durante il tour invernale europeo con Jaydon, e poi anche durante una maratona di scrittura di 3 settimane nel mio studio di casa, subito prima di andare in Australia.
“Coming Home” è un’incredibile ballata: come è nata?
Justin ha una laurea in chitarra classica e anche una grande passione per il bluegrass fingerpicking in stile Travis. Ci ha portato il cuore della parte strumentale di "Coming Home", e ognuno di noi ci ha messo sopra le proprie parti. Sono stato molto felice che abbia portato questo pezzo: vivendo con lui, so che ha quell'abilità speciale con la chitarra e stavo aspettando da lui proprio un gioiello come questo!
Avete Austin Meade come supporter per il tour negli Stati Uniti: qualche parola su questo artista texano?
Non sapevo molto di lui prima di incrociarlo la prima sera! È un bravo ragazzo ed un vero professionista “on the road”.
Qui in Italia avete avuto i miei amici Dobermann come supporter a Torino, qualche bel ricordo con loro?
Ricordo che erano bravissimi, hanno spaccato! E il loro chitarrista sa suonare fottutamente bene!
Che parte della vita “on the road” preferisci, quando siete in tour?
Adoro avere a disposizione una bicicletta, quando sono in tour. Mi sveglio, prendo un caffè e qualcosa da mangiare, e poi mi metto in strada e visito la città in cui mi trovo.
Quando è iniziato tutto, voglio dire, quando ti sei innamorato della musica e hai deciso di vivere per la musica?
Ero davvero ossessionato dall'ascolto completo degli album già all'età di 9 anni, nello stesso periodo in cui ho iniziato a suonare la chitarra. Ma è stato solo all’età di 17 anni che suonare è diventato il fulcro della mia vita. Ho iniziato a suonare costantemente con gli amici, ogni giorno dopo la scuola. Suonare è diventato tutto ciò a cui pensavo. Prima di allora, avevo questo talento, che potevo in qualche modo mostrare agli amici delle elementari e delle medie, ma non si era ancora formato un legame così profondamente personale con la musica. Al liceo, l'amore per l’ascolto, l’attitudine per mettermi in mostra e l’essere un musicista, si sono unificati in me dando vita ad una forza speciale!
Qual’è la tua speciale chiave per il successo?
Adoro suonare così tanto, adoro il groove, adoro il suono delle chitarre e degli amplificatori, adoro mettermi in mostra davanti alla gente. È proprio tutto quello che amo e che ho sempre amato. In ogni sua parte.