Abbiamo fatto due chiacchere con Valentino Murru, deus ex machina dei Black Solanas. Una proposta musicale attuale ma che viene da lontano. Insieme a lui, infatti, ripercorriamo un pezzo della storia musicale dance oriented (e non solo) della nostra penisola: dal Consorzio Produttori Indipendenti (nato dalla fusione dei Dischi del Mulo, etichetta personale del duo Ferretti/Zamboni, con Sonica, fondata da Gianni Maroccolo), a Alexander Robotnick, alias Maurizio Dami, figura musicale importante dell’underground italico con i GMM Giovanotti Mondani Meccanici, gruppo multimediale che era anche un fumetto pubblicato su Frigidaire, che lo annunziava magniloquemente come il primo comics realizzato interamente col computer. Insomma, un pezzo di storia che Valentino ha vissuto e ora continua a vivere con i Black Solanas, ultima sua creatura.
La prima domanda è d’obbligo: chi sono i Black Solanas, da quanto tempo stanno insieme e da dove deriva questo moniker particolare?
Il progetto nasce a Cagliari nel 2021 da una mia idea e da un’impellente necessità di esprimermi in una dimensione che non fosse quella della band con un impianto sonoro retto prevalentemente da chitarre, io sono infatti batterista e co-autore dei testi dei cagliaritani Antennah, un tempo sotto il Consorzio Produttori Indipendenti di Maroccolo insieme a Marlene Kuntz etc. Avendo ben in mente quali territori andare a sondare, in quei mesi contattai la cantante Elisa Leanza Mantegna (sua la voce nella focus track “Hello! Hello!”) e successivamente l’attrice di teatro Tiziana Martucci che cura gli spoken word di altri due brani presenti nell’EP.
Nei Black Solanas mi occupo delle musiche, della stesura dei testi, della produzione, delle registrazioni e dell’editing mentre i mixaggi e il mastering sono opera del nostro fido Simone Frau, giovane e attento sound engineer che ha avuto un ruolo importante e decisivo nella definizione finale del suono dell’EP. È chiaro che nel processo creativo il confronto continuo con Elisa e Tiziana è fondamentale. Per quanto riguarda il nome, volevo qualcosa che avesse un sapore latino e il nome alla fine è una “reference“ giocosa che rimanda a una delle spiagge più belle del sud Sardegna ma anche al movimento delle Black Panthers e a Valerie Solanas, l’attivista che attentò alla vita di Andy Warhol nel 1968.
Il vostro EP Naked esce per la ZYX Music, iconica label tedesca specializzata in produzioni dance, il fondatore, infatti, è Bernhard Mikulski per alcuni inventore del termine Italo Disco (sono divenute storiche le compilation chiamate italo boot mix). Come siete arrivati a tale scelta?
Nella consapevolezza che in Italia non ci sarebbe stato spazio né interesse per un progetto come questo, fin da subito abbiamo iniziato a spedire dei demo un po’ in giro per l’Europa e in America. Un anno e mezzo fa circa stavamo chiudendo un accordo con False Idols, label personale di Tricky, ma poi è saltato tutto, idem lo scorso gennaio con la newyorkese Dopewax, etichetta della moglie di Kenny Dope, e alla fine il lavoro è stato fortemente voluto da ZYX Music.
E' curioso il modo in cui sono arrivato a loro. Qualche settimana prima un amico mi girò un bellissimo documentario sull’Italo-disco, visionabile su YouTube, sulle sue origini, gli aspetti creativi e di costume di quella stagione che a parer mio non sempre è stata compresa. Nel documentario viene intervistata anche la signora Mikulski che, da quando è mancato il marito, ha preso in mano le redini di ZYX Music. Mi sono incuriosito e, senza aspettarmi nulla, ho spedito loro il materiale, mi hanno contattato e dopo qualche tira e molla per la definizione dell’accordo, abbiamo firmato per la pubblicazione dell’EP.
ZYX acquistò l’intero catalogo Discomagic di Severo Lombardoni, storica etichetta specializzata nel genere, vi ritenete facenti parte di quella scena musicale?
No, non facciamo parte di quella scena musicale, la nostra estetica è decisamente distante da quella del catalogo ZYX anche se devo dirti che ci hanno lasciato carta bianca e totale libertà artistica sulla scelta dei brani da pubblicare, sui mix e sull’artwork e di questi tempi non è per nulla scontato!
Andando poi a scavare e ad approfondire il fenomeno “Italo disco” si scoprono delle cose interessanti, non tutti sanno ad esempio che il brano “Problèmes d’amour” del fiorentino Alexander Robotnick, pubblicato nei primissimi anni ’80, viene tutt’ora considerata la prima traccia in assoluto con sonorità che getteranno poi le basi dell’House Music. Ancora l’influenza di Moroder su Underworld, Daft Punk etc o dei fratelli La Bionda sull’estetica sonora e non solo di artisti come gli AIR… se si confronta il video di “I wanna be your lover” con l’immaginario “Space-age era” di Moon Safari, è palese!
In Italia tra la metà degli anni ’70 e la metà del decennio successivo accadevano delle cose che hanno poi avuto un impatto notevole sulla musica e la cultura “disco”, basti pensare che nel 1975 sulla Riviera Adriatica veniva inaugurata La Baia Degli Angeli, una discoteca pazzesca, futurista, frequentata anche da Grace Jones, con i Dj che, durante i loro set, si spostavano da una pista all’altra per mezzo di ascensori di vetro. Tutto questo prima dell’apertura dello Studio54 a New York.
Ritenete che il vostro sound sia il frutto di un amalgama di diversi generi? Se doveste definire il vostro stile, cosa direste a chi vi ascolta?
Il nostro è un lavoro di sintesi, certo abbiamo i nostri numi tutelari anche abbastanza ingombranti, e è per questo che eviterò di elencarne i nomi (sono veramente tantissimi e spesso molto distanti tra loro), cerchiamo di omaggiarli tenendoci comunque a debita distanza.
Il suono di Black Solanas è sicuramente denso e sfaccettato, puoi definirlo indie-pop, dance con influenze ambient, psichedelia… è così difficile darsi una definizione! La cosa importante per noi è che la nostra musica risulti suggestiva, emozionale ed evocativa.
Con quale strumentazione avete realizzato Naked?
Posseggo un mio Home Studio che ho creato appositamente per far si che le idee che avevo in testa si potessero finalmente concretizzare e questo EP di Black Solanas è il primo frutto. È un lavoro molto complesso e stratificato pur nella sua apparente semplicità. Ho suonato e registrato alcune parti di batteria acustica, creato le parti di drum machine, ho utilizzato i synth di Logic, il software della Apple che utilizzo per registrare e comporre e che ha un potenziale espressivo pazzesco, molto utile e stimolante in fase creativa. Di recente ho acquistato un synth analogico della Korg e possiedo l’SPD-SX, un sample pad della Roland che conto di integrare quanto prima al mio set di batteria. Diversi microfoni per registrare le voci, microfoni per le riprese della batteria. Da me abbiamo registrato tutto ciò che suona in questo EP: parti di basso, le chitarre, le voci, tranne i sax “free” che si apprezzano nei chorus di “Hello! Hello”, quelli esistevano già e li ho semplicemente innestati nella nuova versione.
Rispetto al resto degli altri tre brani presenti, il disco si chiude con un pezzo atmosferico, "Gaza", dove il climax sonoro ricorda le produzioni di gruppi come i Delerium, spin off dei Front Line Assembly di Bill Leeb. Quali sono le ragioni di tale scelta?
Devo ammettere che conosco poco i lavori di Bill Leeb. "Gaza" è nata di getto mentre davanti ai miei occhi scorrevano le immagini dei primi bombardamenti sulla Striscia. Ero come in trance e in tempo reale ho buttato giù la prima stesura di synth. Ci sono tornato i giorni successivi e l’ho chiusa. È un pezzo stratificato, creato con diversi synth che ho modificato e stravolto in fase di produzione. Da un disco che acquistai anni fa in Terra Santa ho poi campionato un canto tradizionale femminile palestinese ed è quello che si sente immerso in un oceano di riverberi. Tengo a precisare che le voci su "Gaza" sono gli unici sample presenti sul disco.