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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
19/12/2024
Le interviste di Loudd
Due chiacchiere con... Bad Nerves
I Bad Nerves uniscono l’urgenza del punk e la melodia del pop con un'attitudine live che cattura e conquista il pubblico. Abbiamo avuto modo di fare una chiacchierata con la band prima del loro live al Magnolia e questo è l'esito.

È una calda sera al Circolo Magnolia, uno dei luoghi simbolo della scena musicale milanese, e mi trovo con i Bad Nerves, una band che sta portando la propria carica punk in giro per il mondo, per una chiacchierata, prima di godermi il loro live (qui il live report).

“Adoriamo l’Italia,” mi dice Jon, bassista della band, ridendo. “Anche se quando sei in tour, vedi poco più che il palco e la strada per arrivarci, ma ogni volta che veniamo qui, il pubblico e le persone ci fanno sentire a casa. L’atmosfera qui al Magnolia è davvero speciale.”

 

I Bad Nerves sono una band che vive di passione pura: il loro suono unisce l’urgenza del punk e la melodia del pop, mentre la loro attitudine live cattura e conquista il pubblico. Con il nuovo album in lavorazione e un calendario fitto di concerti, il futuro sembra più che brillante per questa band che non ha paura di mettersi in gioco.

Come ci hanno detto, "alla fine è tutto una questione di connessione con il pubblico e di divertirsi facendo ciò che ami". E i Bad Nerves sanno esattamente come farlo.

 

 

Partiamo dal nome della band: Bad Nerves è piuttosto unico e riconoscibile. Come è nato?

A dire il vero, avevamo bisogno di un nome in fretta, quindi non c’è dietro un significato profondo. Fortunatamente però, una delle nostre band preferite è The Nerves. Non era un omaggio intenzionale all’inizio, ma possiamo dire che lo è diventato col tempo.

 

La vostra musica ha un’anima punk, ma con melodie pop irresistibili. Come avete sviluppato questo stile?

L’idea era quella di catturare l’energia e la velocità del punk, ma aggiungendo un tocco più pop, con canzoni memorabili. Amiamo il punk, viviamo per il punk, ma volevamo creare brani che restassero impressi, con melodie che la gente potesse ricordare.

 

Quindi, quali sono le vostre influenze principali? Ci sono artisti che i vostri fan non si aspetterebbero?

Ovviamente amiamo i grandi classici, come i Ramones, ma ascoltiamo anche tanta altra musica. Per esempio, collettivamente adoriamo i Beatles, da un punto di vista compositivo, sono un punto di riferimento. Poi ci sono band come Marked Men e Radioactivity, che magari i fan si aspettano di più. Ma ascoltiamo davvero di tutto: ognuno di noi porta influenze diverse, anche se spesso finiamo per immergerci nei suoni punk del ’77.

 

C'è qualche guilty pleasure?

Nessuno (dice Jon ridendo, nda). Siamo fieri di tutto quello che ascoltiamo.

 

Come pensate che il vostro ultimo disco Still Nervous si distingua dal precedente?

Non volevamo ripetere la stessa formula del primo album. Non ci siamo imposti un cambio di stile, ma abbiamo cercato di far emergere quello che veniva fuori naturalmente. Volevamo mostrare un po’ di progresso mantenendo però intatta la nostra identità di base. Non ha senso scrivere un disco totalmente diverso che i fan non riconoscerebbero, ma nemmeno ripetersi. È una questione di equilibrio.

 

Com'è la vostra vita in tour?

Dobbiamo ammettere che la vita in tour può essere dura. Lunghe giornate di viaggio per brevi momenti sul palco sono intervallate da tentativi di restare sani, leggere un libro o chiacchierare tra di noi. In ogni caso, le difficoltà sono compensate dalla gioia dei live.

 

Cosa possono aspettarsi i fan dai vostri concerti?
Alta energia, di solito! (dicono ridendo, nda) Anche se siamo stanchi, cerchiamo sempre di suonare al massimo, senza essere la solita band che si trascina sul palco. Per noi è fondamentale suonare bene, creare un legame con il pubblico e farlo sentire parte dello show. Alla fine, senza le persone che vengono a vederci, non saremmo qui. La connessione con il pubblico è il cuore delle loro performance live, vedere la gente sorridere, lasciarsi andare e sfogare tutta l’energia e la frustrazione accumulata è impagabile. Alla fine è questo che conta davvero.

 

Qual è stato il concerto più memorabile finora?
Ce ne sono stati tanti, ma uno dei più assurdi è stato quello di Amsterdam Ziggo Dome, dove abbiamo aperto per i Nothing But Thieves. Era una venue enorme, con 17.000 persone a sera per due sere di fila. È stata un’esperienza pazzesca, considerando che in due notti abbiamo suonato per più gente di quanta ne avevamo vista in tutta la nostra carriera fino a quel momento!

 

State già lavorando a nuova musica?
Sì! Dopo questo tour ci prenderemo qualche mese di pausa per scrivere e registrare un nuovo album. Abbiamo anche in programma concerti importanti: apriremo per gli Weezer e faremo alcune date con i Green Day. È incredibile: passi anni a suonare nei garage sognando questi momenti, e quando finalmente arrivano è quasi surreale.

 

C’è qualcosa che vorreste dire ai giovani musicisti che vi seguono?
Suonate più veloci di noi! Stiamo aspettando che arrivi una band giovane che ci superi in velocità. Mettetevi sotto e fatelo!