La serie creata da Julian Fellowes poggia su un'ottima scrittura, l'ideatore è anche sceneggiatore di tutti gli episodi della serie, compreso il film, cosa che dona un'unità di struttura e una coerenza allo show che sul lungo periodo ripaga il suo creatore di tutti gli sforzi, qualità molto alta nello sviluppo dei personaggi lungo il corso degli anni e una costanza di tenuta qualitativa anche negli sviluppi narrativi, sebbene le prime stagioni avessero quel qualcosa in più capace di attrarre maggiormente lo spettatore verso la serie, non che le ultime stagioni siano meno efficaci, tutt'altro, pagano però la mancanza di alcuni personaggi che durante il viaggio, per un motivo o per l'altro, abbandonano le verdi terre dello Yorkshire. Proprio qui è ambientata tutta la vicenda (anche se in realtà Highclere Castle, la location principale, si trova nell'Hampshire), all'interno e nei pressi della dimora nobiliare di Downton Abbey di proprietà della famiglia Crawley, una tenuta a pochi chilometri da York (nella finzione) e centro delle vite di tutti i protagonisti.
La serie è molto legata agli eventi storici del periodo, si apre con la tragedia del Titanic, siamo quindi nel 1912, il Conte di Grantham (Hugh Bonneville) e la sua famiglia apprendono della morte sulla nave di un cugino, quello che avrebbe dovuto essere l'erede naturale del titolo di Conte e della futura gestione di Downton, essendo il titolo a discendenza maschile sorge il problema della successione in quanto Sua Signoria ha solo tre figlie: l'altezzosa Mary (Michelle Dockery), la bistrattata Edith (Laura Carmichael) e la giovane Sybil (Jessica Brown-Findlay), la più emancipata delle tre. Tutto il primo arco narrativo verte sul destino della tenuta che rischia di finire in mano a parenti lontanissimi e sconosciuti alla famiglia, in linea di successione il titolo dovrebbe andare infatti a Matthew Crawley (Dan Stevens), un avvocato di provincia del tutto disinteressato al titolo e alla vita sfarzosa che conduce la nobiltà inglese, in un'epoca che inizia a vedere il declino della classe sociale nobiliare.
Oltre alle vicende della famiglia Crawley sempre appassionanti, quello che funziona sopra tutto il resto in Downton Abbey è l'accuratissima ricostruzione storica, una minuziosità che sfocia in costumi splendidi, una location mozzafiato, un'attenzione superba per arredi, eventi e soprattutto usi e costumi. È divertente vedere le reazioni della tradizionalista e conservatrice Violet Crawley (Maggie Smith), la Contessa Madre, a tutte le diavolerie moderne che raggiungono Downton nel corso della serie, dalla luce elettrica in casa, fino all'installazione del telefono (una moda passeggera, si dice) o alla commercializzazione dei primi grammofoni, per non parlare poi delle automobili e dello sradicamento di convenzioni sociali ormai vetuste. Larga parte della riuscita della serie è data dal contrasto dello stile di vita del piano di sopra (quello della famiglia) e quello più austero (ma comunque dignitoso per l'epoca) della servitù tra la quale vige una gerarchia rigidissima, all'apparenza ancor più rigida di quella che si instaura tra nobili, dove il capo supremo è il maggiordomo Charles Carson (Jim Carter, che si imparerà ad amare in un attimo proprio grazie alla sua inscalfibile rigidità) coadiuvato per quel che riguarda le cameriere dall'impeccabile Signora Hughes (Phyllis Logan). Tra il personale uno stuolo di caratteri tra i più disparati alcuni dei quali saranno una costante per tutta la serie, altri invece andranno e verranno.
Cast di prim'ordine, si può dire che nella miriade di personaggi presentati lungo le sei stagioni non ce ne sia uno fuori posto, interpreti magnifici a partire dal Conte di Grantham fino ad arrivare al cane dello stesso. Ognuno degli interpreti riesce a dare corpo e carattere a una serie di personaggi ai quali si finisce per affezionarsi, anche ai più meschini che in quanto umani hanno sempre una nota triste, slanci d'altruismo o qualche debolezza per cui alla fine gli si perdona quasi tutto. Si chiude (per ora) con un film che per forza di cose deve avere una struttura più chiusa (ma neanche troppo, consigliato solo ai fan della serie), si opta quindi per una visita da parte del Re Giorgio V (Simon Jones) e della Regina Mary (Geraldine James) a Downton, con conseguente fervore per i preparativi di un evento che porta oneri e onori. Ora Julian Fellowes sta lavorando a un altro period drama, Belgravia, si spera però che il film del 2019 non sia l'ultimo capitolo dell'avventura, pare che nuove notizie a riguardo siano in arrivo.