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Don't Stop
Fleetwood Mac
1977  (Warner Bros. Records)
CLASSIC ROCK POP
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07/08/2020
Fleetwood Mac
Don't Stop
Con Don’t Stop, canzone in qualche modo assolutoria e venata da un solare ottimismo, Christine Perfect chiude la sua relazione con John McVie usando parole di buon senso. Risultato: terza piazza di Billboard Hot 100

Dal blues al pop: un solo gruppo, due vite artistiche. Questa, in estrema sintesi, la storia dei Fleetwood Mac, band formatasi nella seconda metà degli anni sessanta in Inghilterra, quando il batterista Mick Fleetwood, il bassista John McVie e soprattutto Peter Green, giovane chitarrista di talento, lasciano i Bluesbreakers di John Mayall. Sono anni in cui il british blues va per la maggiore e i Fleetwood contribuiscono al successo del genere con album notevoli come Mr. Wonderful (1968) e un singolo di successo come Black Magic Woman (1968), che successivamente Santana trasformerà in una hit epocale.

I continui cambi di formazione, l’abbandono di Peter Green, avvenuto nel 1969, e la scarsa vena creativa dei superstiti, produce un’inversione di tendenza. I Fleetwood abbandonano progressivamente le sonorità blues per cimentarsi in un pop rock di maniera privo di contenuti e FM oriented. Nel 1975, quando ormai la band si trascina con stanchezza, perdendo progressivamente tutto il credito accumulato negli anni, arriva la svolta. Al gruppo, nel quale era già entrata a far parte Christine Perfect, moglie di John McVie, si uniscono anche il chitarrista Lindsay Buckingham e la vocalist Stevie Nicks, che sono legati da un pigmalione sia artistico che amoroso.

Esce l’album della rifondazione, Fleetwood Mac, e la ventata di freschezza portata dai nuovi membri, fa balzare il gruppo al primo posto delle classifiche, grazie anche a un paio di tormentoni, quali Over My Head e Rhiannon.

Il botto, però, arriva due anni dopo, nel 1977, quando, in piena epoca punk, i Fleetwood Mac nuotano controcorrente e pubblicano un delizioso album di pop rock, intitolato Rumours. Undici canzoni immediate, raffinate, molto radio friendly e dai ganci melodici irresistibili, che sgretolarono tutti i record dell’epoca: 20 milioni di copie vendute, 31 settimane consecutive in testa alla Billboard 200 e dischi di platino come se piovesse.

Eppure, nonostante una seconda vita artistica assai fortunata, all’interno del gruppo i rapporti vanno rapidamente a deteriorarsi. Christine e John Mc Vie si sono appena separati, così come Stevie Nicks e Lindsay Buckingham, mentre Mike Fleetwood, dopo aver scoperto la relazione di sua moglie con un amico, ha chiesto il divorzio. I rapporti fra i componenti della band, quando entrano in sala di registrazione, sono a dir poco tesi. Ciò nonostante, la professionalità prende il sopravvento sui problemi sentimentali: poteva venirne fuori un pasticcio e invece il risultato finale è un album che Rolling Stones inserisce al 25° posto dei dischi più importanti della storia.

Formula vincente è quella di convogliare le proprie delusioni amorose nella musica. Perché scannarsi e litigare se è possibile indirizzarsi reciprocamente canzoni come Go Your Own Way (Buckingham alla Nicks) e Dreams (la Nicks a Buckingham), che poi entreranno nella leggenda?

Manifesto di questo trend positivo è soprattutto Don’t Stop, canzone in qualche modo assolutoria e venata da un solare ottimismo, con cui Christine Perfect chiude la sua relazione con John McVie usando parole di buon senso. “Don't stop, thinking about tomorrow, Don't stop, it'll soon be here, It'll be, better than before, Yesterday's gone, yesterday's gone. Don't you look back, Don't you look back “. Non pensare più a quello che è stato, bisogna guardare al futuro, perché arriveranno giorni migliori.

Una curiosità. Nel 1992, Bill Clinton, candidato democratico alla Casa Bianca, utilizza Don’t Stop come inno per la sua campagna elettorale. Quando, dopo un’agguerrita sfida con il presidente uscente, George Bush, Clinton viene eletto, convince i Fleetwood Mac a rimettersi insieme per cantare la canzone alla cerimonia di insediamento del 1993.

 


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