Allora: Michael Rother dai Neu! alla chitarra; Dieter Moebius e Hans Joachim Roedelius dai Cluster/Kluster alle tastiere; Mani Neumeier dei Guru Guru alla batteria e Conny Plank (1940-1987) dietro le quinte, ma non troppo.
Un supergruppo, insomma, se non fosse che i nomi coinvolti dicono moltissimo a pochi e poco ai moltissimi. Un supergruppo cult, si potrebbe tentare di definirli, minoritario nella considerazione della corrente già minoritaria del krautrock.
Gli Harmonia non so come prenderli. La tripletta iniziale è addirittura superiore allo strepitoso Musik From Harmonia (Brain Records, 1974). Migliore di parecchio Brian Eno: a sua volta i Kluster erano tali (Eno vi andava a lezione). Migliori perché? Con certi gruppi tedeschi è così: sfuggono tra le dita i motivi di un fascino che rimane, perciò, insondabile. Inutile cicalare: hanno anticipato le tendenze ... i generi ... l'elettronica moderna ... la disco ... il che significa tutto e niente dato che anticipare non vuol dire essere migliori di ciò che verrà, anzi.
Per qualche fattore scatenante ancora da individuare, le profondità dell'anima tedesca vennero a contatto con gli afflati libertari di fine anni Sessanta e, per un decennio, si inverarono proteiformi come Amon Düül, Faust, Ash Ra Tempel , Tangerine Dream e via elencando.
Una sensibilità millenaria, e una ricerca formale secolare, si liberarono sulle ali eretiche della sperimentazione elettronica novecentesca, inglobando le spinte della nascente world music, l'anarchismo hippie, il minimalismo catatonico, il cabaret politico, il folk, la new age interstellare; si produsse, perciò, una psichedelia sui generis, visionaria, arcana e inaudita, che avvampò con forza gigantesca, poi, esaurito quel combustibile ideologico, si spense con rapidità altrettale; qualche favilla ardente volò ancora a lungo sulle ceneri di quell'incendio smisurato: una è questo Deluxe.