Carlo Pinchetti e Pier Ballarin sono vecchi amici e hanno collaborato più volte, con l’ex The Record’s, fondatore del Tube Studio di Brescia, dietro la consolle dei lavori di Daisy Chains e Finistère, nonché dell’esordio solista di Pinchetti, Una meravigliosa bugia, uscito nel 2021, per poi ritrovarsi l’ultima volta nella compilation tributo ai Replacements Graduate Unskilled, a cui entrambi hanno preso parte.
A sua volta, quella di Pinchetti è una concezione della musica come una passione che tanto deve ai rapporti personali, per cui si suona con le persone a cui si vuole bene, condividendo spazi, concerti e, perché no, canzoni. Da qui il formato split, un tempo così gettonato, soprattutto come trampolino di lancio per le realtà emergenti, e oggi abbastanza caduto nel dimenticatoio, a favore di produzione in serie di singoli per il mercato digitale.
Delay on Landing, che per Ballarin rappresenta un’occasione importante per riesumare la sua creatura Broomdogs, si aggiunge ai precedenti lavori in coppia con Geep Coltrane e Drew McConnell, ed è un altro importante tassello di una discografia appassionata che non conosce pause o cali di tensione. Doppia versione, sia in formato fisico (un 7” con un brano a testa) sia in digitale (quattro pezzi in tutto) ed un livello decisamente alto, quasi a voler sfatare il mito che per questo tipo di progetti si ricorra a scarti o ad episodi minori.
Si parte con Broomdogs, che con “Sunspot” ci regala un piccolo gioiellino acustico, dal mood malinconico e nostalgico, legato ad un mondo che non c’è più e che sembrava migliore, probabilmente perché filtrato attraverso le lenti della giovinezza. Esecuzione grezza, a tratti cruda, in ossequio a una filosofia che, come mi ha raccontato lui stesso, porta a “voler stupirsi di nuovo di quello che si fa, lavorando in modo spontaneo, così che la prima stesura del brano divenga quella definitiva”.
Più prodotta e arrangiata la replica di Pinchetti, che in “Tremi” mette in scena un dialogo intimo e serrato con la propria anima, una dimensione di tristezza che è tuttavia fatta anche di ricerca positiva ed incessante, e che per questo non conosce resa o sconfitta.
Si tratta di una ballata che viaggia tra acustica e piano elettrico, lunga nello svolgimento (probabilmente il suo brano col più alto minutaggio, contando tutti i progetti) e con una parte centrale occupata da dilatazioni e divagazioni che tuttavia non risulta dispersiva. Senza dubbio una delle sue cose migliori.
Il secondo giro di Broomdogs offre ancora un Ballarin in gran spolvero con “Coffee for Two”, più ariosa e ritmata, in odore di Mac De Marco soprattutto nella seconda parte, quando entra la sezione ritmica e in sottofondo lavora una chitarra solista particolarmente lazy.
Chiude il programma “Capelli bianchi”, nel quale Pinchetti si cimenta in un testo dal carattere politico, scelta che non gli è usuale ma che qui funziona bene, al servizio di un brano arrangiato ancora una volta per chitarra e piano elettrico, con solo qualche leggera orchestrazione in corso d’opera.
“Si tratta di un pezzo che si muove all’interno di un’ottica utopica e romantica – mi ha spiegato – che scommette sull’anarchismo come sistema sociale che possa preservare l’empatia. È dedicata a quelle persone che hanno uno spirito anarchico dentro di sé ma che si lasciano per mille ragioni sopraffare dalla realtà attuale”.
Parafrasando, direi che è attraverso uscite come queste che si potrebbe recuperare quella che dovrebbe essere una delle funzioni più vere della musica: comunicare bellezza e dirci qualcosa di più su noi stessi.
Ancora una volta grati a gente come loro, che ci provano sempre, nonostante tutto.
In anteprima, solo per LOUDD, l'ascolto di Delay on Landing
In anteprima, solo per LOUDD, 2 video di 2 canzoni in acustico di Delay on Landing direttamente dal salotto di casa.
Per chi volesse ascoltarsi Carlo Pinchetti live, lo troverete il 9 novembre all'Arci Bellezza di Milano