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REVIEWSLE RECENSIONI
Death.Horses.Black.
My Diligence
2024  (Listenable Records)
PROGRESSIVE METAL / HARD ROCK
7/10
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09/07/2024
My Diligence
Death.Horses.Black.
Il quarto album dei belgi My Diligence sviluppa trame post e progressive metal, tra assalti feroci e momenti di cupa malinconia.

Provenienti dal Belgio, originari di Bruxelles e ivi formatisi nel 2015, i My Diligence, disco dopo disco, si sono evoluti, distaccandosi dal suono degli esordi. A partire dal loro omonimo debutto dalle sonorità fortemente stoner rock, la band ha, infatti, costruito la propria carriera, aprendosi a un crescente stile progressivo, e traendo influenza da generi come lo shoegaze e il post-metal, nel tentativo di creare qualcosa che suoni al contempo potente e ricco di svariate sfumature.

Questa evoluzione ha raggiunto il suo apice naturale con il quarto disco della band, intitolato Death.Horses.Black.. Come suggerisce il titolo, quello che i My Diligence hanno prodotto è un disco caratterizzato da una scoraggiante cupezza, in cui vengono affrontati temi (la morte, la guerra, l’abbruttimento della società), che riflettono inevitabilmente gli ultimi anni della nostra storia. Il risultato è un disco che, spesso, offre uno spettacolo sonoro esplosivo e ricco di malinconiche suggestioni, anche se, a volte, trova un freno proprio nella sua stessa ambizione.

 

Le prime tre tracce dell'album sono quelle da cui il disco prende il nome: "Death", "Horses" e "Black". Il brano di apertura è una bordata progressiva tonante, in cui le voci emergono da un muro di chitarre ronzanti e graffianti e dalla potenza delle percussioni, che esplodono, esiziali, con la violenza di un’arma da fuoco.

"Horses" riprende le radici stoner rock della band e le mette in prima linea, mentre "Black" riporta il suono in un territorio più progressista, con il suo ampio tempo di esecuzione, in cui diverse fasi si alternano ritmicamente e stilisticamente, pur rimanendo coerenti e coese.

Da questo momento, il disco, in cui si alternano sempre esplosioni feroci e momenti più malinconici, perde un po’ della sue suggestioni, anche se, comunque, non mancano momenti di sicuro interesse. "Interlude", ad esempio, è un pezzo strumentale densamente stratificato, composto da una linea di chitarra in loop sovrapposta a paesaggi sonori astratti in lenta crescita, che stridono e si confondono, dando vita a una sconcertante natura aliena, mentre "Sacred Anchor" porta un momento di luce alla fine del disco, grazie alle voci che rasentano l’ipnosi del mantra, ondeggiando con un'energia che trasmette senso di libertà.

 

Un disco sicuramente ambizioso, che, come dicevamo, paga talvolta dazio a questa ambizione: ci sono tante idee confliggenti l'una con l'altra, e la durata dei brani, che spesso supera la soglia dei cinque minuti, non è ripagata dalla fluidità melodica, per la mancanza di ritornelli orecchiabili a cui aggrapparsi. Inoltre, dopo la brillante trilogia di brani di apertura, l’album fatica a raggiungere di nuovo quel livello, proponendo una parte centrale decisamente meno coinvolgente.

Nel complesso, tuttavia, Death.Horses.Black. è lo sforzo encomiabile di una band, la cui lucida visione si mantiene comunque su buoni livelli espressivi, e anche quando le canzoni non brillano, suggeriscono, in ogni caso, la volontà del trio di spingere la creatività verso territori nuovi e inesplorati. Per i fan del post-metal e del progressive-metal, un giro di giostra è più che consigliato.