Sono passati ben cinque anni dall’ultimo e fortunato Who You Selling For (2016). Un lustro in cui i newyorkesi The Pretty Reckless hanno visto glamour e successo adombrati da eventi tragici, che hanno fatto decisamente fatica a rielaborare. Nel 2017, quando erano in tour coi Soundgarden, li colse improvvisa la morte dell’amico Chris Cornell, e poi, il 25 aprile dell’anno successivo, dovettero fare i conti con il decesso, in un incidente automobilistico, del loro produttore storico Kato Khandwala. Due botte che avrebbero messo al tappeto chiunque, seguite poi dal tragico destino della pandemia. Due botte, che hanno portato a un lungo periodo di silenzio, di depressione, di abuso di sostanze, e che sono state, poi, rielaborate, metabolizzate ed esorcizzate in Death By Rock’n’Roll, un disco costato un anno di lavoro, un disco che fa i conti con la morte e la caducità umana (la lapide senza nome nel retrocopertina del disco), ma che è anche una reazione rabbiosa, un’esplosione di energia e di vitalità che contrasta con tutto il dolore accumulato.
Il fantasma dell’amico Khandwala aleggia ovunque, nelle note di copertina, nei passi registrati a inizio disco, nel titolo dell’album. Non siamo, però, di fronte a una sorta di Back In Black 2.0. Nessuna campana a morto: il tributo c’è, ma viene superato dalla varietà elettrizzante del materiale proposto, dai testi colmi di fiducia, da omaggi leggeri ed entusiastici (nel ballatone dagli accenti americani di Rock And Roll Heaven la Momsen cita gli eroi musicali della giovinezza e canta: ”Freedom found me / When I first heard the Beatles sing…“In rock and roll Heaven / The great gig in the sky”) e da momenti stranamente solari e ottimistici.
Funziona tutto incredibilmente bene in Death By Rock’n’Roll: la potenza di fuoco e i riff gagliardi, la scelta oculata di pochi, ma azzeccatissimi ospiti, le melodie catchy ma non banali, e la voce della leader Taylor Momsen (attrice, modella, rocker) capace di ruggire come una pantera (My Bones), di fare le fusa carezzevole come una gatta (Got So High) e di librarsi libera e potente verso il cielo (Standing At The Wall).
E’ nella prima parte del disco che i Pretty Reckless sparano le cartucce di grosso calibro: la title track è una bordata hard blues senza compromessi, seguita dalle cupe staffilate elettriche di Only Love Can Save Me Now (ospiti gli ex Soundgarden Matt Cameron alla batteria e Kim Thayil alla chitarra) omaggio palese agli anni d’oro del grunge, e dalla devastante And So It Went (ospiti Tom Morello e un assolo pazzesco), capace, però, di una struttura articolata, che inserisce, in un brutale clima da combattimento all’ultimo sangue, un repentino e morbidissimo intermezzo acustico e lo straniante coro della Maine Academy Of Modern Music.
Poi, il disco si fa meno lineare, più vario nell’esposizione, alternando momenti duri ad altri decisamente più leggeri e volatili. 25 è una ballata in crescendo dalle atmosfere crepuscolari, My Bones un assalto a baionetta innestata, tambureggiante e impetuoso, Got So High una ballata colorata di pop, che conquista con due linee melodiche acchiappone (richiama What’s Up dei 4 Non Blondes), Witches Burn un rockaccio diretto e un po' prevedibile, Standing At The Wall un brano morbidamente acustico con pennellata d’archi e crescendo finale, Rock And Roll Heaven e Harley Darling due ballate spruzzate di country, molto americane, molto solari e melodiche.
Death By Rock’n’Roll è un album con molti meriti e anche qualche difetto. Da un lato, l’eterogeneità del materiale proposto disorienta e certi momenti risaputi abbassano il tiro di un disco che, a tratti, fa letteralmente scintille. Dall’altro, a prescindere dalla figura e dalla voce, iconiche e conturbanti, della Momsen, vero leit motiv della scaletta, i Pretty Reckless dimostrano di saper maneggiare l’hard rock con grande consapevolezza e originalità, e muoversi nei confini di un suono, che richiama spesso gli anni ’90, con rispetto filologico. L’impressione è che quando c’è da alzare il tiro, la band newyorkese trovi la sua dimensione migliore, mentre quando lo abbassa, invece, perde la propria peculiare attitudine. Il disco, però, è comunque molto buono e noi ve lo consigliamo caldamente.