Cerca

logo
REVIEWSLE RECENSIONI
27/02/2025
Circa Waves
Death & Love Pt.1
Quali sarebbero le ultime canzoni che vorresti scrivere, se sapessi di non arrivare a domani? E se tornassi dall’aldilà, quali sono le prime che vorresti comporre? Quelle dei Circa Waves sono qui, in Death & Love Pt.1.

"Avevo bisogno di questo disco per elaborare quello che avevo passato. Una lettera per dire a me stesso che sarei rimasto. Soprattutto, volevo fare un disco per me, con la musica che amo e, si spera, per far sì che i ragazzi nella loro cameretta prendano in mano una chitarra e credano di poter affrontare il mondo".  

(Kieran Shudall) 

 

I Circa Waves non sono un gruppo che ha cambiato il mondo della musica. Nati nel 2013 in quel di Liverpool, patria dei Beatles e di un mucchio di altri artisti che in genere vengono dimenticati se messi a confronto con la memoria, il retaggio e l’importanza del quartetto più famoso d’Inghilterra. I Circa Waves subiscono un po' questa stessa sorte: bravi, sinceri e simpatici, capaci di realizzare ottime canzoni e singoli che rimangono in testa, album molto belli e album belli a metà, ma alla fin fine, arrivati ormai al sesto album in studio, forse sono semplicemente parte del grande calderone dell’indie rock e brit pop inglese, che sforna a ondate buone band ma non tutte con un destino di grandezza, anche se forse talvolta è anche meglio così.  

Il quartetto, da sempre guidato da un genuino amore per la propria musica, per la vita da palco e per la capacità di sperimentarsi nelle varie sfumature del loro genere di appartenenza (dalle più danzerecce alle più morbide e riflessive) arriva al 2025 con uno dei suoi dischi più personali, a seguito di una terribile esperienza di quasi-morte del suo frontman.  

 

Dopo l’uscita del divertente Never Going Under (2023), che giocava con il lato più elettrico della band, già impegnata nel suo tour promozionale, a maggio il cantante Kieran Shudall ha avuto un fortissimo dolore cardiaco; è andato ai medici e questi gli hanno detto che si trattava dii un’infiammazione, così ha continuato ad assumere le pillole che gli erano state prescritte... e a fare concerti con un'agonia incredibile. Nel dubbio prenota una TAC e gli viene dato appuntamento dopo tre mesi perché gli avevano assicurato che essendo molto giovane non c’era da preoccuparsi. Kieran prosegue così rassicurato il suo lavoro, partendo poco dopo per i concerti che la band aveva in programma in America e in Europa e continuando a fare quello che aveva sempre fatto: uscire, bere, divertirsi, suonare, cantare e dimenarsi sul palco, provando però ancora molto dolore sera dopo sera. Arriva il giorno della TAC, dove i medici hanno potuto vedere una radiografia completa del suo cuore e il giorno dopo gli hanno telefonato, dicendo che doveva venire immediatamente in ospedale perché poteva morire da un momento all’altro. 

I medici spiegarono a Kieran che una delle sue arterie era completamente ostruita e il dolore al petto era così forte perché, a forza di saltare e cantare sul palco ogni sera, il suo cuore doveva lavorare di più per compensare l'arteria incapace di pompare il sangue. Due giorni dopo era pronto all’intervento, ma prima, come da prassi, gli è stato chiesto di accettare una liberatoria: secondo la quale le probabilità di morire in stato di incoscienza erano una su cento. Può sembrare una percentuale piccola, ma al posto suo, chi si sentirebbe a proprio agio nel firmarla? Il primo pensiero di Kieran è andato ad una sua esperienza da bambino, quando aveva vinto una puntata al Grand National, una nota corsa ippica di Liverpool, che era data 120 a 1. Non riusciva a pensare ad altro. Poi la scelta in realtà non c’era e ha firmato il foglio, andando sotto i ferri. 

Fortunatamente l’operazione è andata benissimo e anzi, nel giro di una settimana Kieran è poi partito per proseguire il tour in Australia. Dal giorno in cui ha potuto lasciare l’ospedale però, passata la seduta di terapia che consigliano a chi è stato in bilico sul rischiare la morte, Kieran Shudall ha iniziato a vedere ogni cosa come se fosse speciale, provando di nuovo quella strana sensazione, tipica dell’infanzia, dove tutto sembra incredibilmente vivido e meraviglioso: dagli stessi edifici visti per una vita alla lattina di cola presa al supermercato. 

 

Arrivato alla fine del tour, passati un po’ di mesi dall’esperienza, dovendo tornare a scrivere per pubblicare un nuovo album, Shudall, da sempre scrittore dei testi del gruppo, ha vissuto l’esperienza in maniera diversa dalle volte precedenti: se avesse potuto fare solo un altro disco, quale sarebbe stato? Avrebbe dovuto essere semplicemente una sintesi di tutto ciò che amava e di tutto ciò che gli piaceva scrivere e suonare dal vivo. Nella pratica, un indie rock sincero, diretto, pieno zeppo di chitarre in primo piano e melodie tutte da assaporare, dove i testi potessero esprimere la bellezza delle parti migliori della sua vita: i festival suonati con gli amici Sam, Joe e Colin (rispettivamente basso, chitarra e batteria dei Circa Waves), le piste da ballo indie in cui danzare come se non ci fosse un domani e l’amore sconfinato per sua moglie e suo figlio. 

Dalla speranzosa "American Dream", che racconta lieve e leggiadra della prima volta che si è ritrovato a suonare a New York, sperso nella grandezza della città che non dorme mai come un piccolo ragazzo inglese con in mano solo un sogno, alla raffinatezza nostalgica e danzereccia di "Like You Did You Before", che assieme a "Le Bateau" (dal nome di un club di Liverpool che Kieran frequentava) e a "Let's Leave Together" rende omaggio a tutte le volte in cui si vorrebbe solo danzare spensierati fino all’alba in una nuvola indie, come insegnano i migliori Phoenix. Da “Hold It Steady”, una delle canzoni preferite di Kieran del nuovo album per via delle chitarre quasi anni ‘80, alla toccante “Blue Damselfly”, che riflette tutta la paura di dover lasciare moglie e figlio. Una canzone, quest’ultima, che Kieran sa già di non poter ad oggi suonare dal vivo, perché ogni volta che la ascoltano lui e sua moglie scoppiano a piangere. Da scouser di prim’ordine però, in un’intervista a una rivista locale ha dichiarato: “Ho avuto la fortuna di vedere Paul McCartney a Manchester di recente e si vedeva che si commuoveva durante alcune canzoni su George e John. Se lui ha la forza di cantare quelle canzoni, allora forse dovrei provare a farlo anch'io un giorno”. 

 

Autoprodotte da Kieran e arrangiate da Matt Wiggins (Adele, Lana Del Rey, Glass Animals), le nove tracce che compongono Death & Love Pt.1 trasudano nostalgia e bellezza, incanto e lieve poesia. Nulla di rivoluzionario, nulla di imprescindibile, ma tutto così semplice e sincero che non può che essere considerato speciale. Richiami agli Strokes, ai Vaccines e in alcuni punti anche ai Phoenix, per 29 minuti che corrono rapidissimi, dove si balla, si piange, ma soprattutto si sorride molto, perché tra amore e morte, quella che emerge e che si vuole comunicare con tutto il cuore, è principalmente la gioia bambina di essere vivi.