I Die Ego sono in tre, vengono da Londra (il loro quartier generale è a Camden Town), hanno radici piemontesi e, dopo il promettente demo Songs for the Insanity di due anni fa, hanno da poco pubblicato il loro album di esordio. Si intitola Culto, è composto da 8 canzoni e per tutti i suoi 40 minuti di durata omaggia – neanche tanto velatamente, e va benissimo così! – il miglior Metal degli anni Novanta. Sì, quello muscolare e guidato dal groove dei Pantera, tanto per fare un nome, che con pietre miliari come Cowboys from Hell e Vulgar Display of Power hanno saputo rinnovare un’intera scena, riscrivendo daccapo le regole di un genere che, in quanto a salute e a idee, non se la stava passando benissimo.
E fin dalla title track, che apre il disco, si capisce subito che i Die Ego vogliono ripartire esattamente da lì, da un momento storico e musicale che a distanza di oltre venticinque anni ha ancora molto da dire. Dopo un ingannevole intro di pianoforte, infatti, la band si lancia subito in un brutale assalto sonoro e a farla da padrone sono un muro di chitarre potentissime dal riffing altamente tecnico, un basso rotondo che sa prendersi i suoi spazi, e una batteria allo stesso tempo marziale e raffinata.
Formati da Diego Fardel (chitarra) e Gabe Scapigliati (basso e voce), ai quali si è aggiunto, dopo alcuni cambi di formazione, Dave Grosz (batteria), i Die Ego sono attivi dal 2015 e hanno già alle spalle una discreta carriera live, essendosi esibiti sui prestigiosi palchi londinesi dell’O2 Academy Islington e del Camden Rocks Festival. E ovviamente tutto ciò si sente, dal momento che nell’economia del disco il grado di maturità espresso dalla band è molto elevato: le performance dei singoli musicisti sono di assoluto livello e – soprattutto – la produzione è estremamente curata, con un suono davvero molto vicino a quello di lavori realizzati con tutt’altro budget.
Ma non è solo l’opener che vale il prezzo del biglietto, perché tutto Culto è un piccolo manuale di Metal fatto come si deve. “Anger Is Yours” è un ottimo pezzo di Groove Metal che non sfigurerebbe nella discografia dei primi Machine Head, mentre “Demons Have Demons” e la conclusiva “I Promise”, dall’incedere marziale, ricordano da vicino gli Slayer più subdoli di South of Heaven. E se in “There Is No Tomorrow” e “Treatment of Silence” si percepisce la chiara influenza dei Black Sabbath, in “The Grave” e “Don’t Get Close” i Die Ego ricreano alla perfezione quelle sonorità in bilico tra Metal e Southern Rock tanto care a band come Down, Corrosion of Conformity e Black Label Society. Insomma, con Culto i Die Ego forse non avranno inventato la ruota, ma tutti gli amanti e i nostalgici della band dei compianti fratelli Abbott potranno trovare pane per i loro denti.