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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
Cult Of Personality
Living Colour
1988  (Epic)
ALTERNATIVE
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07/10/2024
Living Colour
Cult Of Personality
Una canzone marcatamente politica, un attacco frontale all'allora presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, resa celebre anche dal pirotecnico assolo del chitarrista Vernon Reid.

Il "culto della personalità" è una forma di idolatria sociale che si configura nell’assoluta e cieca devozione a un leader, solitamente politico o religioso, a cui vengono attribuite doti di infallibilità. Un fenomeno che potremmo definire anche come l’anticamera della dittatura: la storia è zeppa di esempi di culto della personalità (Benito Mussolini, Adolf Hitler e Stalin, per citarne alcuni), spesso negativi, e a ben vedere, anche oggi, si corre il rischio di esaltare personaggi fortemente carismatici, ma spesso privi di un abito etico e culturale, consentendo loro di fare quello che vogliono, magari governando un paese, con indiscussa autorità. Sono soggetti, questi, intrinsecamente pericolosi, perché il consenso popolare, permette loro di fare qualunque cosa, di dire alla gente che uno più uno fa tre, ed essere creduti.

E’ questo il tema affrontato in Cult Of Personality, la canzone più famosa dei newyorkesi Living Colour, prima traccia del loro album d’esordio Vivid, datato 1988.

Il destinatario delle liriche era l’allora presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, che quando il brano fu pubblicato, era quasi a fine mandato.

Cult of Personality, essendo un brano dal contenuto essenzialmente politico, si apre e si chiude con alcune citazioni famose:

E nei pochi momenti che ci restano, vogliamo parlare con i piedi per terra in una lingua che tutti qui possano facilmente capire”.

La canzone inizia, quindi, con queste parole di Malcolm X, tratte dal suo discorso "Message To The Grass Roots" del 1963, in cui caldeggiava l’unificazione di tutti gli afroamericani.

A fine canzone, inoltre compare anche parte di una famosa frase di John F. Kennedy pronunciata nel suo discorso di insediamento del 1961:

Non chiederti cosa può fare il tuo Paese per te, ma cosa puoi fare tu per il tuo Paese”.

E poi, ancora:

L’unica cosa che dobbiamo temere è la paura stessa

Questa, invece, è una citazione da un discorso di Franklin D. Roosevelt, tenuto il 4 marzo 1933. Roosevelt usò quelle parole per annunciare il suo programma "New Deal" e incoraggiare i cittadini degli Stati Uniti, appena usciti dalla grande deperessione, a superare i loro problemi economici.

La maggior parte della canzone prende di mira l'idolatria, ma il testo è anche ambiguo, perché la band non sembra distinguere fra personaggi positivi e negativi, fra bene e male, finendo per accomunare Mussolini e Kennedy, Stalin e Ghandi. In fin dei conti, visto anche il grande successo del brano, lo scopo venne comunque raggiunto: mettere alla berlina il culto della personalità e attaccare, in questo modo, Ronald Reagan, un presidente che, a parere dei quattro ragazzi di colore, ne aveva combinate di cotte e di crude, senza avere uno straccio di visione politica.

Il grande successo di Cult Of Personality arrivò grazie a MTV, che in quel momento storico era all’apice della sua potenza. Inizialmente, la rete non voleva mandare in onda il video di un brano tanto controverso, e a quel punto la Epic, che annoverava tra i propri musicisti anche Michael Jackson, si rifiutò di concedere il video di Smooth Criminal, se MTV non avesse passato anche la videoclip dei Living Colour. I responsabili della rete televisiva sostenevano che il brano non avrebbe mai avuto successo e che non potevano scommettere tempo e denaro su una band di egregi sconosciuti. Dan Beck, responsabile del marketing della Epic, ebbe l’intuizione di mostrare loro i rapporti di vendita del singolo in Colorado, stato dove la canzone stava facendo sfracelli, e alla fine l’ebbe vinta sui titubanti responsabili di MTV.

Il video musicale è stato diretto da Drew Carolan, un fotografo amico della band. Il filmato della band che esegue la canzone è stato girato all'Hammerstein Ballroom di New York City due giorni dopo la fine del tour europeo e un giorno prima che partissero per il tour americano. Un elemento chiave (e inquietante) del video è la bambina paralizzata come un Poltergeist davanti a un televisore. Corey Glover, in un’intervista dell’epoca, cercò di spiegare il concetto: "La bambina che guardava la televisione era come una prefigurazione del mondo in cui vivevamo, in cui le persone ottenevano le loro informazioni dalla televisione... Eravamo tutti" figli dell’era della televisione. Le nostre informazioni sono arrivate di prima mano in questo modo, ed è di questo che il video cercava di parlare: i momenti cruciali della tua vita, per la maggior parte, li hai visti in televisione."

E’ interessante notare, poi, che mentre il video si avvia alla conclusione, le immagini diventano sempre più veloci, sovraccaricando la comprensione della bambina. Lei scuote la testa incredula di ciò che vede, allunga la mano e spegne la tv, lanciando un messaggio chiarissimo sulle disfunzioni dell’informazione.

Una clip tanto azzeccata, che agli MTV Video Music Awards, Cult of Personality ha vinto il premio per la migliore performance sul palco, per il miglior artista esordiente e per il miglior video.

L’incredibile appeal della canzone è dovuto essenzialmente a due fattori, dovuti entrambi allo straordinario talento di Vernon Reid, fantasioso e tecnico chitarrista prestato dal jazz al metal: il riff di apertura, che negli Stati Uniti e in Australia è stato utilizzato come sigla di diversi programmi sportivi e pubblicità, e il pirotecnico assolo, che la rivista Guitar’s World ha inserito alla posizione 86 della classifica degli assolo più belli di tutti i tempi.