Per lo scrittore statunitense Kurt Vonnegut, un cronosisma non è altro che un evento catastrofico all’interno del quale l’universo ha una crisi d’autostima e decide di interrompere la sua espansione e tornare indietro di 10 anni.
Il tempo scorre come un corso d’acqua incontenibile e non per nulla Eraclito sosteneva che nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso, ed egli non è mai lo stesso che v’è entrato; il vero cambiamento è generato dal contrasto che scaturisce tra chi eravamo e chi diverremo. Soltanto ricordando il punto di partenza avremo cura del futuro.
Il nuovo album di Marco Cerri Ciommei, Cronosisma, il primo a suo nome, inizia da qui, vedendo Marco al sax, Giacomo Ancillotto alla chitarra, Luca Venitucci al pianoforte e Marco Zenini al contrabbasso; il disco è inoltre impreziosito da un’illustrazione inedita di Gipi in copertina, riprodotta anche in un poster presente all’interno del booklet del CD.
Al centro di tutto il progetto musicale, non a caso vi sono il tempo e il ricordo che, mano nella mano, attraverso la melodia, cercano un suono che sia sì nel presente, ma che contemporaneamente abbia la capacità evocativa che solo il passato e il futuro posseggono. L’esistenza, in fondo, è un copione non scritto, dove la contemporaneità è il modo più veloce per invecchiare.
Oltrepassando il varco temporale e principiando il viaggio sonoro, a darci il “La” troviamo il brano “Asi Nisi Masa”: una formula misteriosa in alfabeto serpentino che contiene la parola “anima”, intesa come sogno, subconscio. Freud sostiene che noi incontriamo persone già esistenti nel nostro subconscio, proprio come accade a Guido Anselmi, il regista confuso interpretato da Mastroianni in 8 e mezzo di Fellini, che faccia a faccia con il suo “io” bambino rivive alcuni ricordi, alcuni veri e altri no, ma tutti universali come il tempo: una danza che cambia spesso ritmo, composto da istanti tratteggiati a matita.
“Last Call” è pregna di cambi di scena strumentali, dove i sentimenti assumono sembianze inaspettate: frasi, pensieri, fremiti di gioia si tramutano in note; segue “Luce”: un movimento circolare di polvere di stelle che illumina un futuro incerto all’orizzonte, in bilico sul filo della speranza.
In “Pure Immagination” l’immaginazione sospinge il discorso dell’esistenza da un capo all’altro dell’emisfero del pensiero e mentre “Poor Memory” accorda lo strumento della sensibilità: un cuore che pulsa nell’incostante universo che lo circonda.
In “Dormi” la dolcezza richiama a sé la magia del sogno e le parole di Pessoa: “E se tutti noi fossimo sogni che qualcuno sogna, pensieri che qualcuno pensa?”
Avviandosi alla conclusione, non v’è nulla di più bello che seguire la scia luminosa delle parole del poeta tedesco Hebbel: “Se ti seduce un lumicino, seguilo. Ti conduce nella palude? Certo tu ne esci; ma se non lo segui, per tutta la vita ti martoria il pensiero che esso forse poteva essere la tua stella”.