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REVIEWSLE RECENSIONI
Crimson Riders
Bokassa
2019  (Kings of Stonerpunk Records / MVKA)
PUNK HARDCORE METAL / HARD ROCK ROCK
8/10
all REVIEWS
24/07/2019
Bokassa
Crimson Riders
Crimson Riders, come tutti i dischi dei Bokassa, ha un unico problema: dura troppo poco. Perché? I livelli di adrenalina arriveranno a essere così alti che non potrete fare altro che premere di nuovo play. E ormai è fatta: siete entrati nel drogato loop chiamato stonerpunk. E non vorrete esserne salvati.

Cos’è lo stonerpunk? Un’invenzione norvegese.

I Bokassa, band nata nella città di Trondheim (Norvegia) alla fine del 2013, amano follemente i riff e il groove dello stoner rock, ma anche la velocità e l’attitudine dell’hardcore punk. Sono nati ascoltando Propagandhi, Nofx, Bad Religion e Comeback Kid, ma anche forti dosi di Fu Manchu, Red Fang e Kyuss, quindi, nel momento in cui Jørn (voce e chitarra), Bård (basso) e Olav (batteria) hanno deciso di formare una band, hanno semplicemente pensato di fondere le due passioni per creare un mix che potesse prendere ciò che più gli piaceva di entrambi.

Unico problema? Il nome. Ma fortunatamente Olav ha risolto la situazione, proponendo al gruppo il nome Bokassa, proprio come il famoso dittatore centrafricano Jean-Bedel Bokassa. Il fatto che tutti i membri abbiano accettato convinti fa capire anche il loro livello di follia.

Indipendenti e alla mano, i Bokassa sono da sempre vicini a quell’attitudine tutta hardcore punk del do it yourself, dove a testa bassa si lavora e si va avanti, ci si organizza i tour da soli e ci si produce i dischi, alla faccia di chi li giudica troppo stoner per i punk e troppo punk per i metallari e per gli stoner-rockers.

Una convinzione e un talento tali, quelli che vengono espressi dalla musica e dai modi di questi tre ragazzi, che non ha potuto rimanerne indifferente nemmeno Lars Ulrich, il noto batterista dei Metallica. Appassionatosi subito al loro sound, li ha eletti “la sua nuova band preferita” …e gli ha anche proposto di aprire il tour dei Metallica. E siccome solo un completo pazzo avrebbe rifiutato un’offerta simile, i Bokassa hanno accettato, iniziando a farsi conoscere in tutto il mondo anche da chi prima non avrebbe mai nemmeno indovinato la loro esistenza.

Un’esperienza, quella del tour di spalla ai Metallica, che apre loro ad una notorietà notevole e ad un pubblico potenzialmente immenso, ma i tre stanno tenendo duro e procedendo a testa bassa, portando avanti con concretezza, semplicità e tanta attitudine il loro progetto. Perché va bene la nuova vetrina, ma i Bokassa spaccavano i culi prima e spaccano i culi ora, che lo dica un musicista famoso o meno.

Se con il precedente (e superbo) “Divide & Conquer” (2017), il verbo dello stonerpunk è stato coniato e diffuso nel mondo in una incredibile sintesi di 32 minuti, con questo secondo “Crimson Riders” (2019), il minutaggio scende ancora (arrivando ai 29 minuti di album) mantenendo sempre una suddivisione di 9 tracce.

La struttura dei due album, inoltre, è abbasta similare: un prologo di poco meno di due minuti (“Impending Doom” prima, “Brologue” ora) e una traccia finale da circa 7 minuti (denominata in entrambi i casi “Immortal Space Pirate”, nel primo caso con la specifica di “The Stoner Anthem”, nel secondo con il sottotitolo di “The Last Shredi”), in cui lasciar fluire liberamente tutto il potenziale del loro sound.

Rispetto al precedente, però, “Crimson Riders” sperimenta ancora di più. Se con il precedente i suoni erano duri, diretti, con poco respiro e grande compattezza, con l’attuale i Bokassa si sono divertiti a giocare ulteriormente con le possibilità date dallo stonerpunk, aggiungendo qualche melodia in più e cogliendo l’occasione per coinvolgere di più il loro pubblico, inserendo numerosi canzoni da “whoo”, e provando addirittura a utilizzare un sassofono a conclusione di “Vultures”.

Delle tracce presenti, la corona d’alloro e tutti gli onori vanno sicuramente all’incredibile “Charmed & Extremely Treachrous”, una bomba fotonica in cui, non appena parte il ritornello, non possono che partire in automatico anche le imprecazioni esaltate e potenti dosi di adrenalina.

Degne di nota, in aggiunta, sono anche “Mouthbreathers Inc.”, che spacca nuovamente i culi dopo i pochi minuti leggermente più lenti e melodici (ma sempre potenti) di “Vultures”, facendo divertire Jørn tra bei riff di chitarra e dei bei testi, gestiti con equilibrio nella struttura della canzone. “Captain Cold One”, invece, la fa da padrone con un cantato prepotentemente hardcore nei minuti iniziali, per poi alleggerirsi in un ritornello più melodico, mentre “Crimson Riders” gioca in meno di due minuti con tutte le sfumature del metallo, dal più classico al più veloce, ovviamente sempre in versione Bokassa.

I pirati spaziali dello stonerpunk, dopo aver navigato nelle acque dell’underground e tra gli insidiosi fiumi del successo, portano sempre alta la loro bandiera, conquistando nuovi pianeti, raggiungendo terre inesplorate, facendosi illuminare da inattese stelle e fuggendo da vorticosi buchi neri. E alla fine del viaggio, sempre dentro quella piccola navicella, non rimangono altro che se stessi: tre ragazzi norvegesi con un obiettivo e tanta voglia di realizzarlo, suonando, creando, sudando, impegnandosi e facendo conoscere a quanta più gente possibile il suono e il valore della loro missione.

I Bokassa ci regalano un disco che regala forte dipendenza, da cui non si può uscire se non dopo lunghe settimane di ascolto ossessivo e adrenalina nelle vene. E anche dopo una pausa di qualche tempo, il rischio di ricadere nella dipendenza è sempre alto. E questo, alla fine, è sempre il migliore indicatore di qualità che si possa avere.


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