Due mani che stringono un fondo schiena era l’esplicita immagine di copertina del primo album di cover a firma Joan As Police Woman, datato 2010. A distanza di dieci anni, il fondo schiena torna, ma è avviluppato in un paio di pantaloni di pelle rossa molto sensuali. E ci sono anche le mani, che questa volta non stringono, ma fanno un segno, la cui interpretazione è lasciata all’immaginazione dell’ascoltatore. Un due, o una semplice scaramanzia, o forse, quelle dita incrociate, evocano il gesto che si faceva da bambini, mentre si stava raccontando una bugia. Magari, Joan Wasser sta, invece, chiamando uno schema, come fanno i giocatori di football o di basket per non essere visti dall’avversario. Uno schema che spiazza, una variabile imprevedibile e impazzita che, in un momento di gioco delicato, è in grado di dare una svolta alla partita e raggiungere l’agognata vittoria.
E’ così che la nostra poliziotta preferita riesce, con Cover Two, a portarsi a casa il punteggio pieno: spiazzando l’ascoltatore. Dieci cover di altrettante canzoni, alcune famosissime, rilette però in un modo che non ti aspetti, lontano da risaputi clichè o da mere operazioni di copia incolla. Reinterpretare la musica altrui è un’arte sopraffina, che però richiede sensibilità e intelligenza. Si può mettere in nuova luce l’anima della canzone oppure cambiarla completamente, come se quel brano rinascesse a nuova vita.
E’ questa la strada imboccata dalla Wasser, che sovverte le regole del gioco, togliendo forma e sostanza all’originale, per aggiungere nuovi elementi tratti dal proprio bagaglio culturale ed emotivo. Così, queste dieci canzoni vengono stravolte, rivoltate come un calzino, plasmate attraverso le intuizioni e l’eclettismo dell’estrosa artista newyorkese. Che mai sceglie la strada più facile, che si prende rischi, che si assume il coraggio e la responsabilità di mettere mano là, dove solo pochi avrebbero osato, riuscendo peraltro a non fare pasticci (Prince, Neil Young, Talk Talk).
E’ probabile che alcuni troveranno queste cover troppo lontane dalla matrice iniziale per poterle amare come riflesso della canzone da cui hanno preso vita, che qualcuno storcerà il naso e abdicherà di fronte a questi inusuali (e azzardati) arrangiamenti. Ma il languore sensuale che avviluppa la reinterpretazione di Kiss (già presente nella raccolta Joanthology), il passo lento e cadenzato fra le brume jazzate di On The Beach, gli sbuffi romantici di Out Of Time dei Blur o le rarefazioni che stravolgono la dolcezza naif di Not The Way di Cass McCombs, sono i numeri del fuoriclasse che con la giocata imprevedibile vince da solo la partita. Fuori dagli schemi, inafferrabile, coraggiosa, semplicemente Joan.