Berlino, Guerra Fredda.
In uno di quegli esperimenti chimico-fisici segreti, qualcosa succede.
Uno scoppio, un boato silenzioso, e un altro mondo si crea.
Un'altra realtà, altre vite, parallele.
Una doppia Terra, una doppia Berlino, una doppia popolazione mondiale.
Uguale a noi, per ricordi ed esperienze fino ad allora, ma che prosegue in modo diverso, indipendente. Basta una scelta diversa, e diversa diventa la loro vita, basta un errore, un virus, e quel mondo cambia, resta indietro in alcuni punti, avanza in altri. Unico punto di contatto, quella sede di Berlino che nasconde a chiunque un unico passaggio per passare di qua o di là fra i due mondi, con la diplomazia di entrambe queste Terre a giocare sul filo del rasoio le loro operazioni.
Ma cosa succede se di tutto questo viene a conoscenza e viene coinvolto il più semplice dei manovali di quella sede? Il classico uomo buono e onesto, che per 30 anni ha lavorato a testa bassa senza fare domande?
E che succede se entra in gioco perché la sua controparte, sì, il suo doppio, il suo altro molto più arrivista e arrivato, sa di un attentato che si vuole causare, sa di una vendetta ordita dagli "altri" e che deve essere fermata prendendo il suo posto, scambiandosi?
Il punto di partenza di Counterpart, è già di per sé una gran cosa.
Ricorda neanche troppo lontanamente il filone migliore degli episodi di Fringe, l’opera minore –ma non troppo- di J.J. Abrams, sviluppandosi ovviamente in modo diverso, più solido.
È un gioco di spie e controspie, di doppi e tripli giochi, di verità negate e nascoste, di vite altre che potevano essere, per una singola decisione, per una singola svolta nella vita.
È una caccia ad un serial killer, alle vittime, alle menti dietro a tutto, che però lascia ampio respiro ai suoi personaggi, al loro cambiare -a volte troppo, che dell'ultimo amore della killer Baldwin ci interessa poco- a volte giustamente -che della misteriosa Clare e di quella scuola vorremmo sapere di più, e l'episodio The Sincerest Form of Flattery (1x07) è quindi uno dei migliori.
La solidità del tutto è però sia un pregio che un difetto, con la pesantezza che qua e là incombe, con la seriosità a lasciare spesso tagliati fuori, o un po' annoiati quando i giochi si scoprono prima del dovuto, quando dei destini e degli amori dei protagonisti importa poco.
A salvare baracca e burattini, però, un J.K. Simmons doppio e fantastico, capace di essere sia un bonaccione tutto cuore che un egoista e egocentrico da odiare, per poi far incontrare entrambi i suoi Howard Silk a mezza via, ci sono poi una sorprendente Sara Serraiocco, uno spaesato Harry Lloyd (lontanissimo dal platinato Targaryen di Game of Thrones) e una misteriosa e affascinante Nazanin Boniadi.
L'atmosfera tesa e da film di spionaggio dove la diplomazia gioca un ruolo centrale è ricreata alla grande, la regia si destreggia un gran bene tra il nostro presente e un presente altro dai palazzi avveniristici ma dalla tecnologia meno avanzata, e se questa tensione, questo sapore di vecchio e di polvere qua e là si sente, lo sento in realtà solo io, che ai film di spie e spionaggio non sono mai stata avvezza.
Counterpart la si guarda, quindi, ci si appassiona, ma la scintilla del vero amore non è ancora scoccata per me.