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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
04/09/2023
Shawn Phillips
Contribution
Artista geniale mai definitivamente sbocciato, Shawn Phillips nei primi anni Settanta pubblica tre album di una bellezza da lasciar senza fiato, per poi proseguire la lunga carriera tra alti e bassi, vivendo un’esistenza movimentata e ricca di colpi di scena, con la consapevolezza di possedere un’abilità unica per creare qualcosa che nessun altro avrebbe potuto ideare. "Contribution" è il suo primo disco importante. Riviviamolo insieme

«E le vestigia di un battito d'aria si ritirano con l'arrivo della notte. E la luna tramonta sulle rupi incombenti con la sua luce argentea e bluastra». (Estratto tradotto di "Screamer for Phlyses")

 

Nella sua vita ha fatto di tutto, dal tecnico di pronto intervento medico al vigile del fuoco, oltre al musicista, ovviamente. E che musicista. Nato nel Texas, ma cittadino del mondo, Shawn Phillips ha sempre avuto un pallino per l’Europa, soggiornando per parecchio tempo in Inghilterra e Francia e vivendo alcuni anni in Italia, fino in seguito a trasferirsi in Sudafrica per poi tornare recentemente negli States, nel Kentucky, insieme alla moglie e al secondo figlio, Liam, avuto nel 2008 a sessantacinque anni.

Di certo avere come padre un noto scrittore di romanzi di spionaggio, essere nipote di un ufficiale della CIA e orfano di madre appena tredicenne contribuisce a forgiare le sue attitudini e il suo carattere: già da bambino impara con grande dedizione a suonare la chitarra e ciò gli spalanca, all’inizio dei Sessanta, mentre oscilla tra la California e New York City, la porta dei club folk, ove si esibisce al fianco del celebre cantautore “maledetto” Tim Hardin, frequenta il disperato, combattivo, coraggioso e istrionico comico Lenny Bruce e tanti altri personaggi dello spettacolo; inoltre, durante una capatina estemporanea in Canada, conosce e insegna le tecniche di chitarra all'aspirante cantante Roberta Joan Anderson, la futura Regina della folk music Joni Mitchell, anche se il suo racconto riguardo a questa vicenda profuma di grande umiltà.

«Una volta mi affidarono un ingaggio di una settimana in una coffee house a Saskatoon, dove Joni faceva la cameriera. Mi chiese di insegnarle a suonare la chitarra e, durante quei sette giorni, le illustrai le basi dello strumento. Tutto qui. Il resto… direi proprio che l’ha fatto da sola».

 

Un altro artista importante con cui è strettamente a contatto in quel periodo è Donovan: insieme a lui compone musica, fortemente ispirato, e molto generosamente lo aiuta a costruire brani, che diverranno poi famosi, del calibro di Season of the Witch (1966). È il momento nel quale escono, senza particolare riscontro anche i suoi primi due dischi, I’m a Loner e Shawn, ma quello più importante viene concepito nel 1968, registrato con l’aiuto dei membri dei Traffic e pubblicato dopo svariate traversie nel 1970 da A & M Records: Contribution è un condensato di un progetto molto più ambizioso, destinato a riempire tre LP, ma forse, pur essendo un peccato aver perso la concezione originale, il tempo ha dato lustro a tale scelta. In effetti le otto canzoni presenti sono di una bellezza incredibile, nessun filler, distrazione o vezzo inutile, entrano nel profondo del cuore allargandone i confini. La voce e l’abilità alla dodici corde di Phillips sono ineguagliabili per il tipo di approccio e genere adottati.

La gamma di sonorità all’interno di Contribution, difatti, è straordinariamente varia, tuttavia ben amalgamata dalla sapiente mano dell’artista americano e si passa dal folk-rock beatamente e “profondamente leggero” di "Man Hole Covered Wagon" a pezzi brevi, allegri e saltellanti come "Not Quite Nonsense". In particolare il primo, fra le vette del disco, si nutre di un’atmosfera in bilico tra serenità e inquietudine, sapientemente guidato dalle armonie acustiche di Shawn, dall’avvolgente, tonitruante batteria di John Carr e dalle tastiere ipnotiche di Mick Weaver. Sorprende vedere nei credits del brano anche Eric Clapton, quasi impercettibile alla chitarra elettrica.

 

La peculiarità dell’opera prosegue in "L Ballade", che incorpora la chitarra classica, testi poetici e fantasmagorici come preannuncia già la prima strofa, “In the consecrated chambers of a mountain’s winter day, I left her at the turning to go on her seeking way, to pass o’er meadows green and bare or brown as her auburn hair, O’er all the waters on the face of the earth to find I really care”. Psichedelia, echi di musica ambient e orientale si dipanano negli oltre otto minuti di "Withered Roses", ingioiellata e ornata di sitar, ancora una volta esempio di quanto l’autore si distacchi da un discorso commerciale puntando semplicemente a esprimere la propria arte senza remore. Steve Winwood al piano aggiunge un tono magico all’esecuzione e sottolinea l’importanza di avere session men di altissimo livello, come d’altronde sono i compagni Jim Capaldi e Chris Wood.

C’è spazio pure per l’attualità e Phillips fa una forte dichiarazione politica in "For RFK JFK & MLK", un midtempo dalle sfumature country in cui si affaccia sornione il sax di Chris Mercer; sicuramente non è mai stato uno che si sottrae a dire le cose come stanno e questo potrebbe avergli impedito di ottenere il riconoscimento e la diffusione che giustamente avrebbe meritato. Le sue posizioni contro la linea di condotta estera a stelle e strisce non sono cambiate nel corso degli anni, lo dimostrano le sue parole in un’intervista a cavallo del millennio, dove emergono la sua posizione pacifista e la convinzione della prepotenza americana.

«L’orribile conflitto in Iraq non ha mai avuto nulla a che vedere con la lotta per la libertà, per la democrazia o per qualunque altra ideologia che nobiliti l’umanità. Com’è ben noto si tratta solo degli interessi che gravitano attorno al business del petrolio. La guerra in Iraq sarà per gli Stati Uniti il Vietnam del nuovo millennio con la sola differenza del tipo di “merce” in produzione e commercio: dall’oppio si passa all’oro nero».

 

L’intero Contribution, a voler cercare una definizione eclatante, potrebbe essere visto come un disco folk cantato con la libertà del jazz e l’intensità del rock, con pennellate psichedeliche e prog. "No Question", ad esempio è un brano magnetico, con una progressione finale, mentre "Lovely Lady", ambiguo ritratto di una donna misteriosa, pur senza percussioni è incalzante, acido, con voce e chitarra acustica raddoppiata e un finale a lambire lo space rock.

La conclusiva "Screamer for Phlyses", il cui testo è poesia pura, incanta per la musica sublime, è una ballata visionaria con accenni pop, questa volta con la batteria a tenere il ritmo e l’organo in sottofondo insieme a una pungente chitarra elettrica, quasi nascosti e offuscati dalle note alte del canto.

 

Donovan, Syd Barrett e a tratti Cat Stevens echeggiano in questo album, al quale seguiranno Second Contribution e Collaboration a chiusura di una specie di trilogia. Sono questi i momenti migliori di un artista che comunque anche nei successivi lavori ha messo tutto se stesso, fino ad arrivare ai giorni nostri, con lunghi intervalli e diverse attività svolte sempre con la massima devozione. Rimangono sicuramente da ricordare Trascendence (1978) con Herbie Hancock e un’orchestra sinfonica, Beyond Here Be Dragons di dieci anni dopo, insieme a musicisti top dello spessore di Alphonso Johnson e, dopo la lunga pausa degli anni Novanta, No Category, del 2002, un mix di nuove e inedite canzoni custodite nel tempo realizzate con la collaborazione degli storici partner Paul Buckmaster e Peter Robinson, già presenti alle tastiere in Contribution e ancor più preponderanti nei successivi LP. Da ricordare anche il suo primo disco dal vivo, Living Contribution (2007), realizzato pure su DVD.

La sua grazia e il suo estro nel creare e, a volte, nell’improvvisare, hanno lasciato un’impronta indelebile nel mondo della musica, hanno forgiato un universo di suoni, mai formale, unico e speciale, autentica espressione della sua personalità che travalica il tempo. Un personaggio geniale, “incatalogabile”, puro riferimento e goduria per chi cerca ancora nell’arte rifugio ed emozione.