Siamo a Northampton, nel 1979, e non a Los Angeles (Mulholland Drive?) nel 1959 (o nel 1969).
Questa è la potenza di Bauhaus (1919)1.
Oltre nove minuti primi di pensieri che oscillano fra art school e gotico di seconda divisione: cioè “Bela Lugosi’s Dead”.
Una sezione ritmica impeccabile, e “you’re a fucking copy of Dave Vanian”2 non fra le ferite mortali, mentre le sei corde fanno piovere letali lame muraniche sugli scettici3.
Così l’adolescenziale4 vinile colpisce le graduatorie indipendenti nel post punk che ancora non si prende sul serio.
Questo è l’esordio (pretendendo di ignorare che il singolo contiene tre canzoni), ma non si ferma.
Su Axis, infatti, “Dark Entries” può penetrare sotto pelle come i topi nel muro del Maestro di Providence5 per tutti quelli che sono disposti a riconoscere i propri peccati, o più spesso i propri desideri più o meno espressi e realizzabili.
Prima o dopo Egon Schiele6 dobbiamo fare i conti con una cultura obliterata o, forse, evitata per ignoranza inconfessata: quella di lingua tedesca.
Tanto che anche “Terror Couple Kill Colonel”colpisce quell’angolo germanico. Che è facile ignorare (nel senso letterale del termine), così facendo con sicura mutilazione della propria cultura musicale di (almeno) mezza dozzina abbondante di pietre miliari provenienti da quelle terre: Radioactivity, Trans Europe Express (meglio Trans Europa Express), Neu!, Low, The Idiot, Lust For Life, “Heroes”.
I Bauhaus non sono single band e neppure album band. Forse non sono supremi in alcuna delle due categorie ma la loro produzione è eccellente ed il loro coefficiente culturale bastante ad estrarre ogni loro fan dal rischio di una letale sabbia mobile musicale.
Si snocciolano come bibliografie i riferimenti più o meno palesi nelle loro canzoni. A voi/noi trovarli, verificarli e seguirli o meno.
Perché dopo il punk, corso di laurea dove si può scegliere l’orientamento, si è al post laurea: diciamo al Ph. D. per non limitare.
Il dottorato può, appunto, essere interdisciplinare e quindi trascendere la musica.
Ognuno sceglie, oppure trova perché la scelta richiede alternativa, ma è certo che ogni riferimento ne porta altri.
Così si procede – gradualmente oppure per scatti, in un “a ritroso” musicale o in uno laterale verso arti ormai nell’ordine della decina7 – completamente ed irreversibilmente affrancati dai limiti della propria estrazione per lo meno nazionale.
1 La datazione come specifico omaggio alla scuola artistica tedesca durò poco tempo.
Per i precisi allo spasimo: il primo concerto risulterebbe essere del 31 dicembre 1978, al Cromwell pub di Wellingborough.
2 È l’insulto gridato a un concerto verso Peter Murphy, cantante del gruppo. Dave Vanian è il cantante di The Damned.
3 In una recensione del concerto di Milano del 1982 il giornalista scrisse del suono della chitarra di Daniel Ash come di una pioggia di frammenti di vetro, appunto.
4 Teeny 2 è il numero di catalogo del singolo, che esce solamente in formato 12” per la giovane Small Wonders Records.
5 Howard Phillips Lovecraft.
6 Ovvero: con o senza Adam and the Ants degli esordi poco esplorati dalla discografia ufficiale.
7 A quelle classiche si è soliti aggiungere la fotografia come ottava, i fumetti come nona, il cinema – invece – rientra nella settima (con il teatro); ci si può chiedere se Nam June Paik fu alfiere di una decima audiovisiva che non può essere assimilata a quella dei Fratelli Lumiere.