Non ho mai amato festeggiare il mio compleanno, neanche in tenera età. Non so perché ma è sempre stato così. Però se proprio devo ricordarne uno di quelli “obbligati”, quello che mi viene in mente è sicuramente uno svoltosi ai tempi dell’elementari in casa mia con alcuni miei amichetti/compagni dell’epoca. Mi viene in mente perché oltre alla torta e alle solite canzonette di auguri, ci eravamo tutti trattenuti a guardare il film in videocassetta più agognato e sospirato di quell’anno da noi bambini: Karate Kid. Il primo, l’indimenticabile, il “dare la cera e togli la cera”, il karate contro i cattivi (la parola bullo ci era sconosciuta), il maestro Miagi e il dojo “nessuna pietà” Cobra Kai. Evidentemente eravamo ignari che il film sarebbe diventato una piccola leggenda ma l’esaltazione incredibile post visione era, a pensarci bene, un probabile indizio.
I due sequel seguenti e il remake di qualche anno fa non hanno praticamente aggiunto nulla a quell’insieme di piacere/malinconia che il primo film ha regalato ad una (forse due) generazione. Generazione che ora, ormai più che adulta, si è vista “recapitare” da qualche settimana un nuovo capitolo della storia in formato di mini serie. Youtube, attraverso la sua sezione Red, ha lanciato in questo 2018 la sfida ai grandi colossi dell’intrattenimento seriale, quali Netflix e Sky, con alcune proposte originali, tra cui proprio il nuovo sequel di Karate Kid: Cobra Kai.
La produzione è decisamente low budget, la sceneggiatura a volte sembra scritta da un adolescente troppo nerd e la recitazione in alcuni casi rasenta l’amatoriale. Ma l’idea di fondo con questa riproposizione in chiave opposta delle icone del primo film riesce a sopperire e addirittura elevare questa serie ad un livello di “instant cult” (il successo dello streaming è stato incredibile, superando nei numeri titoli delle altre piattaforme ben più attesi e rinomati).
Riflettendoci abbiamo veramente la certezza che Daniel LaRusso fosse la vittima e Johnny Lawrence l’aguzzino? E soprattutto, dopo quella fatidica rivalsa al torneo di karate cittadino, come sono cambiate e proseguite le vite dei due ragazzi?
Cobra Kai prende il la dopo più di trent’anni da quella “battaglia” e ci racconta la quotidianità fallimentare di Johnny e quella invece ricca di successi di Daniel; il loro mondo sembra capovolto, i valori su cui basavano e basano le loro vite hanno portato esiti opposti, ma forse non così differenti a guardare bene. In 10 episodi di 22/25 minuti ciascuno vedremo i protagonisti compiere azioni sempre in bilico tra giusto e sbagliato, agire e reagire non proprio come ci aspetteremmo da loro, confrontarsi più volte a viso aperto e scambiarsi, anche inconsciamente, i ruoli attribuitigli dagli altri e dalle scelte del loro “onnipresente” passato.
Cobra Kai utilizza tutti i cliché possibili per una storia del suo genere ma affascina fin dal primo minuto, fa sorridere spesso e riesce in particolar modo ad emozionare, immergendo ancora una volta gli spettatori nel mondo di Karate Kid. Il cast, oltre a farci rivedere molti dei volti storici della saga, introduce anche nuovi personaggi che saranno determinanti per il proseguo dell’incontro/scontro tra Johnny e Daniel. Non ci sono episodi secondari e l’azione corre spedita verso un finale non proprio così “telefonato”.
Consiglio quindi la visione di Cobra Kai non solo ai fan e ai nostalgici in generale, ma a tutti quelli che vogliono godersi una storia che non ha molte risposte ma che forse pone le domande giuste, domande che oggi più che mai, in un clima eccessivamente politically correct, rischiano di passare troppo spesso in secondo piano. E, tra l’altro, forse qualche risposta arriverà nella seconda stagione.