Cerca

logo
MAKING MOVIESAL CINEMA
Cloverfield
Matt Reeves
2008  (Universal Pictures)
HORROR FANTASCIENZA DRAMMATICO
all MAKING MOVIES
21/09/2020
Matt Reeves
Cloverfield
Fugati i possibili dubbi sulle reali intenzioni del prodotto, si può dire che nel campo del puro entertainment, di quello da fruirsi senza stare a porsi troppe domande, Cloverfield offre un'oretta e mezza (scarsa) di divertimento dai ritmi coinvolgenti.

Film solo all'apparenza piccolo questo Cloverfield, nonostante il budget non sia proprio da blockbuster (siamo comunque sui 25 milioni di dollari) in cartellone campeggiano i nomi di J. J. Abrams con la sua Bad Robot alla produzione, quello di Drew Goddard in sede di scrittura e alla regia Matt Reeves, accreditato per dirigere il prossimo film di Batman. Il format è quello della presa diretta, gli eventi sono filmati dagli stessi protagonisti con camera a mano in tempo reale, espediente narrativo non nuovo oggi e già abbondantemente usato anche negli anni dell'uscita del film, coevo di altri prodotti che ricorrono allo stesso stratagemma quali Rec e Diary of the dead. Il discorso sulla fonte dell'immagine è stato declinato al Cinema in tutte le salse: ripresa classica, camera a mano da finto reportage, reportage veri e propri, mockumentary e ancora riprese da telecamere di sicurezza, da droni, inquadrature fisse, immagini provenienti dal web, montaggi amatoriali fino ad arrivare a film interi girati con il cellulare. Ma qualsiasi pretesa di discorso formale sull'immagine è qui superfluo, la camera a mano è puro espediente narrativo (e prima ancora di marketing) per un film che non ha sottotesti se non quello della memoria che inevitabilmente torna, di fronte alle scene di distruzione, alla tragedia incancellabile dell'undici settembre. Anche questo è però un riflesso involontario, un collegamento impossibile da non fare, anche su questo aspetto non si cerca una riflessione, la tragedia è irremovibile, dalla Storia recente come dalla memoria, in Cloverfield non c'è discorso teorico nemmeno su questo versante, c'è qualche simbologia di grana grossa (la Statua della Libertà decapitata) ma per il resto il film si concentra su tensione, adrenalina, ritmo e divertimento abbinabile al pop corn, nulla più, nulla meno.

Fugati i possibili dubbi sulle reali intenzioni del prodotto, si può dire che nel campo del puro entertainment, di quello da fruirsi senza stare a porsi troppe domande, Cloverfield offre un'oretta e mezza (scarsa) di divertimento dai ritmi coinvolgenti. Sceneggiatura ridotta all'osso: Jason (Mike Vogel) e la sua ragazza Lily (Jessica Lucas) stanno organizzando una festa a sorpresa per Robert (Michael Stahl-David), fratello di Jason, in vista del suo trasferimento in Giappone in seguito a una promozione di lavoro. I ragazzi decidono di riprendere l'intera serata e raccogliere per Robert i saluti dei suoi amici tra i quali ci sono Marlena (Lizzy Caplan) e Beth (Odette Yustman), la ragazza per la quale Rob ha perso la testa; a incaricarsi delle riprese c'è Hud (T. J. Miller), il migliore amico del festeggiato. Mentre la festa in un appartamento di Manhattan procede, sull'isola che è anche cuore di New York succede qualcosa, dapprima boati terribili, poi salta la luce, fuoco, grattacieli che cadono, esplosioni, sembra che qualcosa stia distruggendo la città.

Il difetto riscontrabile è proprio il movimento continuo dato dalla camera in mano al personaggio di Hud che ne segue tutte le peripezie, fughe, scossoni, cadute, cambi improvvisi di direzione donando un ritmo serratissimo al racconto ma anche un ondeggiare che alla lunga diventa stancante per testa e occhi, sopperiscono al problema la durata esigua del film e una prima parte decisamente più abbordabile alla vista. Appena si scatena la furia distruttiva di quella che è una creatura che non si saprà da dove proviene, il film diventa un survival movie incrociato al monster movie, combinazione che garantisce per chi scrive la giusta dose di adrenalina e divertimento. Non bisogna chiedersi come faccia la camera a non spaccarsi in mezzo a quel casino ma, preso per buono l'assunto che gli americani costruiscono videocamere resistenti, per il resto ci si diverte parecchio a vedere questi giovani impegnati a non farsi ammazzare.

Nulla di rivoluzionario, prodotto furbo e funzionale che è riuscito più o meno a moltiplicare per sette il suo budget. Magari non siamo riusciti a salvare Manhattan ma alla fine la missione è stata compiuta lo stesso.


TAGS: cinema | Cloverfield | DarioLopez | loudd