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REVIEWSLE RECENSIONI
Clancy
Twenty One Pilots
2024  (Fueled by Ramen)
IL DISCO DELLA SETTIMANA HIP HOP / URBAN ALTERNATIVE POP
8/10
all REVIEWS
01/07/2024
Twenty One Pilots
Clancy
Tutto torna con Clancy: tornano le atmosfere di Trench, quelle di Blurryface e di Vessel, i suoni familiari della discografia dei Twenty One Pilots come l’originale commistione di synth-pop, indie-alternative e hip-hop dalle tinte emo, la mitologia della città di Dema e le battaglie per la salute mentale. Tutto torna, ma con una nuova consapevolezza, un diverso coraggio nell’affrontarlo e uno spiraglio di qualcos’altro, che fa presagire un futuro tutto da scoprire.

“Quando il cielo basso e oppressivo pesa come un coperchio 

sull’anima che geme in preda a lunghi affanni, 

e versa, abbracciando l’intero giro dell’orizzonte, 

una luce nera più triste di quella delle notti; 

quando la terra si è trasformata in un’umida prigione, 

dove la Speranza, come un pipistrello, 

va sbattendo contro i muri la sua ala timida 

e picchiando la testa sui soffitti marciti; 

quando la pioggia distendendo le sue immense strisce, 

imita le sbarre di una grande prigione, 

e un popolo muto d’infami ragni 

tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli, 

a un tratto delle campane sbattono con furia 

e lanciano verso il cielo un urlo orrendo, 

simili a spiriti erranti e senza patria, 

che si mettono a gemere ostinatamente. 

E lunghi funerali, senza tamburi né musica, 

sfilano lentamente nella mia anima; 

vinta, la Speranza piange; e l’atroce Angoscia, dispotica, 

pianta sul mio cranio chinato il suo vessillo nero”. 

“Spleen”, Charles Baudelaire 

 

Il ciclo di album che ha come protagonista Clancy (l'impersonificazione del lato più fragile di Tyler Joseph, frontman dei Twenty One Pilots, da sempre in lotta con ansia e depressione ricorrenti) e il fantastico e metaforico mondo di Trench e della città di Dema, iniziato con Blurryface e proseguito con Trench e Scaled e Icy, seppur con riferimenti anche ai primi due album e a Vessel, giunge a conclusione con Clancy.

Un viaggio che nel corso del tempo ha preso corpo in una narrazione quasi mitologica, con tanto di mappe e impersonificazioni dei sentimenti da sconfiggere: da un lato Nico, incarnazione dell'insicurezza, noto anche come Blurryface, che controlla la città di Dema e i suoi abitanti con un gruppo di figure mistiche note come i Nove Vescovi (“the Niners”); dall'altro i Banditos, la rappresentazione figurativa di chi è nato per sconfiggere tali emozioni, guidati non a caso da Josh Dun, batterista e migliore amico di Tyler.

Un’avventura quasi tolkeniana, che al contempo e per molti versi si rispecchia anche nelle acque scure del dramma dello spleen baudeleriano: quella malinconia, tedio e angoscia che talvolta non si sa nemmeno da dove provengano e perché attecchiscano, ma da cui risulta sempre quasi impossibile liberarsi, poiché portano con sé la stessa oscurità di una giornata di pioggia, che oscurando il cielo sembra abbia rapito il sole per sempre.

 

Se però da un lato le battaglie più o meno metaforiche narrate dai Twenty One Pilots sono sempre state parallele a quelle del cantante Tyler Joseph per la sua salute mentale, dall’altro anche le sperimentazioni musicali sono state riflesso della loro vita fuori dell’universo narrativo.

Trench (2018) ha rappresentato un'esperienza musicale e cinematografica di altissimo livello lirico, sonoro, sperimentale e creativo, ad oggi ancora il capolavoro artistico del duo; quasi una risposta più raffinata ed elitaria a Blurryface (2015), l’inizio della vera fama e quindi, con il senno di poi, l’apice della versione più “popolare” della loro formula sonora, da sempre basata su un’originale commistione di synth-pop, indie-alternative e hip-hop dalle tinte emo.

Scaled and Icy (2021), dall’altra parte, ha iniziato a corrodere un po’ il mito della continua ascesa: iniziato come la risposta più pop e leggera a Trench, è stato anche il riflesso colorato di fidanzamenti (Josh) e figli (ad oggi Tyler ne ha ben tre dall’amata moglie), tanto da essere anche l’anagramma di “Clancy Is Dead”, ma i suoi contenuti, al netto di pochi brillanti singoli, non sono stati all’altezza delle vette precedentemente raggiunte. È quindi (anche alla luce della scarsa soddisfazione tra fan e critica?) stato inserito all’interno della narrazione spiegandosi come un album di propaganda per assecondare gli oscuri leader della città di Dema, il cui esito è stato un Nico tradito e un Clancy-Tyler fuggito su un'isola dove gli sono stati conferiti gli stessi poteri dei vescovi.

Tyler-Clancy è quindi pronto a tornare a Trench per liberare gli altri cittadini e se stesso dall’influenza nefasta di Nico (impersonificazione di ansia e insicurezza) ed è qui che si colloca Clancy, che nel 2024 trova un Tyler trentacinquenne diverso dal ventenne che aveva iniziato l’avventura e, forse anche per questo, per certi versi sempre lo stesso, per certi altri in possesso di qualche arma in più da poter sfruttare.

 

Tutto torna con Clancy: tornano le atmosfere di Trench, quelle di Blurryface e di Vessel (e in più di qualche canzone pullulano inside-joke e riferimenti a testi e album precedenti), torna la narrazione della mitologia di Trench in primo piano, ma torna anche un percorso psicologico di sali-scendi che, nonostante tutto il bello esistente, presenta comunque un quadro dove convivono anche l’ansia soffocante che sembra minacciare la vita (“Next Semester”, “Backslide”), il terrore dell'insonnia (“Routines in the Night”) e il mal di stomaco di chi è sempre così terribilmente timido e deve comunque affrontare con coraggio le apparizioni in pubblico per mantenere lo spettacolo (“Lavish”).

Un quadro dove le punte di colore sono comunque rappresentate dall’amore incrollabile (quello per la moglie, a cui è dedicata la struggente “The Craving (Jenna's Version)”) e dall’amicizia, che vede Josh Dun regista di tutti i video dell’album (uno per ogni traccia) e imperitura spalla su cui Tyler sa sempre di poter contare, elemento oltretutto ricorrente e dolcemente visibile in più di qualche spezzone.

Tornano quindi i suoni familiari della loro discografia, la scrittura a più mani con Paul Meany (cantante e tastierista dei Mutemath), il rock che unisce il beat, la possibilità di ballare anche sopra i testi che nascondono le sfumature più cupe, ma anche qualche sperimentazione, come quella ottimamente riuscita di “Navigating”, che si aggiudica la medaglia di canzone più bella dell’album, con le sue ipnotiche sfumature di new wave che deve tutto ai New Order degli anni Ottanta.

 

Insomma, tutto torna, ma con una nuova consapevolezza e un diverso coraggio nell’affrontarlo. “Oldies Station” è un dolce messaggio di Joseph a una giovane generazione di fan dei Twenty One Pilots, un incoraggiamento a continuare ad andare avanti anche se crescere è difficile, ma anche un po' un memorandum del senso con cui il duo aveva iniziato a fare musica: ovvero la possibilità di creare qualcosa che aiuti anche una sola persona a superare la vita, affrontando momenti difficili. Un obiettivo che, dopo più di una dozzina d’anni, molti dei fan dei TOP potrebbero certificare che hanno raggiunto.

“Paladin Street”, d’altro canto, rappresenta la conclusione (lo sarà davvero?) della storia sul continente di Trench. Il brano conclusivo dell'album è tutto incentrato sulla narrazione mitologica e racconta come Clancy e i Banditos di Josh Dun attacchino direttamente per la prima volta Nico e i suoi Vescovi; una battaglia che non è destinata ad essere vinta, perché qualsiasi tipo di disturbo mentale non si può sconfiggere come il cattivo di una fiaba.

Come ricorda “Backslide”, nella prima parte del disco, alla domanda: “Hai risolto tutti i tuoi problemi?”, il verso successivo risponde: “In un certo senso. Ma ieri, per caso, ne ho scoperto uno nuovo”. L'ansia, la depressione, non sono nemici di cui ci si può liberare per sempre, ma sono nemici da cui si può decidere di non scappare e che si può consapevolmente scegliere di affrontare, grazie al supporto di amici e affetti. Anche se si tratterà dei soliti, “i pochi, gli orgogliosi, gli emotivi” (FPE: “the few, the proud, the emotional”, il trittico che descrive anche le caratteristiche della fanbase dei Twenty One Pilots), e anche se così si sarà comunque presi per la gola da un'ansia lancinante o da un’improvvisa depressione, sarà comunque diverso, perché si saprà di avere il coraggio di reagire, di avere delle armi che possono contrastare ciò che annichilisce.

 

Il messaggio alla fine di “Paladin Street” non è tutto rose e fiori, ma è pieno di uccelli che cantano, di brezza tra le fronde, come se quello che sembra un ennesimo ritorno nella torbiera delle emozioni negative, in realtà questa volta potesse aprire a delle porte e a una consapevolezza diversa, una capacità di agire differente. Un messaggio che ben si accorda con quanto Tyler Joseph dichiara a Rock Sound in un’intervista: “Ora che sono padre, voglio instillare una passione o uno scopo in un bambino piccolo. Che cosa gli piace? Cosa vogliono diventare? Cosa sognano di diventare? Vorrei che la storia dei Twenty One Pilots li incoraggi a dire che sì, si può fare. Se state scrivendo su carta tutti i motivi per cui pensate che i vostri sogni non si realizzeranno, allora state guardando la cosa sbagliata, perché in realtà non è un ostacolo così grande da superare”.

Sarà in questa direzione che si muoveranno i prossimi passi dei Twenty One Pilots? Da un certo punto di vista la narrazione della mitologia di Trench è come se stesse iniziando a stare stretta al duo, come se Tyler e Josh fossero andati oltre ma si rendessero conto che non potevano ancora farlo, che serviva accompagnare in modo diverso i fan. Hanno quindi ripreso tutte le fila dei loro lavori precedenti per dar loro un senso conosciuto, amato e amabile, ma che potesse portare altrove.

Sarà davvero così? Finirà tutto o sarà solo l’inizio di un nuovo misterioso e forse più luminoso capitolo? Cosa resterà delle battaglie passate e quali diventeranno quelle future? Il duo come sempre si sbilancia poco e lascia aperte le interpretazioni al nutrito fanclub. I fan, dall’altra parte, possono dirsi soddisfatti dell’ampio materiale di suoni, atmosfere, testi, messaggi in codice e possibilità.

Il passato è chiaro e in ordine, il presente confuso ma coraggioso e il futuro ha tutta l’impressione di essere quello verso cui il duo vuole dirigersi con passione. L’esito, nell’arte come nella vita, è sempre incerto, ma la volontà e il sentimento ardente è ciò che permette di vincere sempre e comunque, indipendentemente da tutto.

In bocca al lupo ai pochi, agli orgogliosi e agli emotivi: salverete sempre il mondo, un cuore, una testa e un "Nico" alla volta.