GBH è l’acronimo di “grievous bodily harm” e, probabilmente, qualche grave lesione personale (soprattutto all’udito) è uno dei rischi che correvano quanti si raccoglievano a pogare sotto il palco ai loro concerti. Violenti, sguaiati, sessisti e nichilisti, i GBH furono tra i pionieri di un hardcore-punk senza compromessi che fornicava neanche troppo velatamente col metal dando vita a un sound brutale, potente e incisivo ma talvolta anche goffo. L’esordio a 33 giri, pur carico di violenza anfetaminica, sconta una monotonia di fondo che alla lunga fiacca l’ascoltatore; già dal disco successivo, infatti, City Baby’s Revenge, il combo di Birmingham accentuerà l’enfasi metallara con risultati non sempre degni di nota.