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REVIEWSLE RECENSIONI
19/12/2018
P.O.D.
Circles
Tra le numerose uscite discografiche di questo fine 2018, è doveroso parlare dei P.O.D., band salita alla ribalta negli anni 2000 con il fortunato “Satellite” - di cui ricordiamo numerose hit - che in questo tiepido novembre pubblicano “Circles”, decimo album all'interno di una carriera che a breve compirà il quarto di secolo.

Per anticipare questo importante traguardo musicale i P.O.D. hanno scelto “Rockin' with the Best”, uno dei pochi pezzi degni di nota all'interno di una pubblicazione che vede racchiusa in sé una accozzaglia di idee e generi che, oltre a non essere ben inquadrati, risultano demotivanti al fine di un ascolto completo.

Il singolo di lancio, che ricalca molto come mood il celeberrimo “Alive”, è orecchiabile, coinvolgente, ben prodotto e multi-stile. L'alternanza tra strofa soft e ritornello più aggressive sono un ottimo connubio, che rendono il pezzo un perfetto “alternative tormentone”.

“Circles”, la titletrack, è una canzone riuscita a metà, con un elevato potenziale totalmente castrato da un ritornello improvvisamente lento. L'inizio, molto melodico (e che ricorda parecchio lo stile dei The Script) è in sé promettente, con una strofa molto accattivante ed un cantato che si destreggia tra pop, alternative ed hip pop spegnendosi completamente nella parte centrale in cui, tra una ripetizione e l'altra del titolo, tutto l'hype va in calare per poi riprendersi verso un finale anch'esso catchy, ma nuovamente abbattuto da questa cantilena che scollega.

“Panic Attack”, molto Rage Against The Machine nella parte iniziale, è un pezzo concitato in cui la versatilità di Sonny Sandoval si esprime con uno stile aggressivo, graffiante e che ben si incastra in una trama compositiva vecchio stampo.

I P.O.D. fanno da sempre un genere misto, ricco di influenze multiculturali che spesso ha trovato nei repentini cambi di tempo e stile una valvola di sfogo che possiamo ritrovare in un pezzo come “On The Radio”, a tratti quasi disturbante per la sua varietà ma con alcuni elementi che nel complesso si salvano.

“Soundboy Killa”, dalle sonorità revival, è un brano impattante, che spero di poter ascoltare presto dal vivo e che riporta l'ascoltatore indietro all'epoca dei dread di Sonny, di quando MTV trasmetteva ancora musica alternativa e di quei favolosi anni '00 in cui si sperimentava unendo vecchio e moderno. La predominanza del basso è una chicca non indifferente, che dà pienezza e completa una composizione tutto sommato semplice ma che funziona.

“Home” chiude con malinconia un album fatto di luci fortissime, ma anche ricco ahimè di ombre cupissime. Il mood quasi disperato di musica e cantato trasmette perfettamente il concetto di fine, una fine molto attesa a fronte di un album che nella parte centrale è ingiustamente ed ingiustificatamente noioso.

I P.O.D. sono da sempre energia, riflessione e poliedricità, una terna importante che però spesso fa fatica ad emergere e che all'interno di una composizione lunga, quale quella di un album, si perde, andando totalmente fuori fuoco, deludendo parecchio le aspettative. “Circles” a piccoli pezzi, all'interno di una playlist varia, è sicuramente un album che può trovare il suo posto - posto che risulta scomodo se lo si vuole però ascoltare tutto d'un fiato. A voi ascoltatori l'ardua sentenza.