Andamento caracollante e allegro, e melodia irresistibile, Cigarettes And Chocolate Milk è uno dei brani più famosi del repertorio di Rufus Wainwright, ed è una canzone che non fa mistero dell’argomento trattato: le dipendenze di ogni tipo, che nello specifico, per il cantante, erano le metamfetamine.
Certo, il cantautore usa metafore (jellybeans, ovvero gelatine), fa intuire, ammiccando (Everything it seems I like's a little bit stronger, A little bit thicker, a little bit harmful for me), e dice, dicendo che non può dire (And then there's those other things, Which for several reasons we won't mention), ma il senso è chiarissimo: Rufus Wainwright non ama la moderazione. Ciò che gli piace è troppo dolce, è troppo grasso, è troppo forte, insomma, fa male, proprio come fanno male le droghe.
In questa canzone, allora, canta in modo disinibito di voglie che soddisferà, di sigarette da fumare senza posa, di latte al cioccolato e di golose gelatine, anche se eviterà di comprarne troppe, perché poi le mangerà tutte in una volta sola (e le gelatine, ovviamente, non sono davvero gelatine). Rufus è felice di eccedere, è consapevole del male che gliene può derivare, ma non ne può fare a meno.
Tuttavia, il risvolto della medaglia di questi appetiti insaziabili, arriverà l’anno successivo alla pubblicazione della canzone, quando Wainwright entrò in riabilitazione proprio per disintossicarsi dalla metamfetamina e dall’alcool. Un periodo, quello vissuto in quegli anni, al contempo divertente e travagliato, su cui il songwriter, nel 2020, intervistato da Rolling Stones, ebbe a dire: "Quella canzone è stato l'ultimo sussulto del mio comportamento decadente, corroborato da droghe e alcol, quando c’era ancora qualcosa di giocoso in tutto quello che facevo. La canto ancora, quindi, in fin dei conti, deve essere stato divertente".
Cigarettes And Chocolate Milk è stata ispirata a una tremenda sbornia che Wainwright si prese, quando viveva a New York, nel famigerato Chelsea Hotel. Dopo una lunga notte di eccessi, il musicista si svegliò nel pomeriggio, completamente annebbiato e in preda a una gran sete. Decise che doveva avere del latte al cioccolato, così andò in un negozio, ne comprò un po', lo bevve tutto e si sentì male allo stomaco. Poi, nel tentativo di riprensersi, fumò una sigaretta, cosa che lo fece sentire anche peggio. Pienamente consapevole del simbolismo di quel pomeriggio, Wainwright scrisse, allora, il testo del brano, così da comprendere a pieno ciò che era diventato a seguito delle dipendenze, e ne venne fuori una canzone incredibilmente onesta.
Il brano è la prima traccia (ma viene ripresa anche nel finale) del bellissimo Poses, il secondo album di Wainwright, pubblicato nel 2001, e probabilmente l’opera che diede l’abbrivio definitivo alla sua straordinaria carriera. Eppure, Poses, rilasciato per la DreamWorks Records, che aveva Steven Spielberg come investitore e tasche molto profonde, non ebbe molto successo, in quanto l’etichetta non pubblicò alcuna canzone dell’album come singolo. Nello stesso anno, però, la popolarità di Wainwright crebbe a dismisura, quando la sua cover di Hallelujah venne inserita nella colonna sonora del film Shrek, anche questo uscito sotto l’egida Dreamworks. Valle un po' a capire, le case discografiche.