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REVIEWSLE RECENSIONI
08/12/2023
Black Pumas
Chronicles Of A Diamond
Dopo quattro anni, i texani Black Pumas tornano con un disco meno diretto ma più consapevole, che fonde mirabilmente classic soul, retro psichedelia e modernità indie.

I Black Pumas arrivano da Austin, Texas, e sono un progetto messo in piedi dal cantante Eric Burton e da Adrian Quesada (songwriter, chitarrista e produttore), la cui idea di musica pesca a piene mani dal r’n’b’ e dal soul, senza disdegnare però qualche incursione rockista e qualche pennellata dalle sfumature psichedeliche.

Un breve cappello introduttivo, questo, per indirizzare gli ascoltatori più distratti, anche se, in realtà, molto probabilmente, non ce ne sarebbe bisogno, dal momento che l’esordio della band texana, avvenuto nel 2019 con l’omonimo album, non è di quelli che sono passati inosservati. E’ vero, sono trascorsi ben quattro anni, funestati da pandemia e guerre, e, nel mondo della musica, soprattutto, quattro anni potrebbero anche pesare come decenni, considerando la rapidità con cui cambia la scena. Tuttavia, è altrettanto vero, che in questo periodo, la band ha cercato di battere un ferro caldissimo, attraverso remixe, deluxe edition e, appena è stato possibile, una valanga di concerti. Attività, queste, che hanno dato ulteriore visibilità a un album che si è portato a casa un disco d’oro con il singolo "Colors", ha ricevuto sette nomination ai Grammy Award, tra cui quella per il disco dell'anno, e ha accumulato oltre 450 milioni di stream.

 

Il nuovo Chronicles Of A Diamond segue il percorso tracciato dal suo predecessore e offre ancora una volta un pugno di canzoni che fonde senza sforzo soul classico e funk con una sensibilità indie contemporanea. L'album è attraversato da un lungo groove elegante, che dà vita a un'esperienza di ascolto ricca di emozione e musicalità, la voce di Burton è un continuo colpo al cuore, gronda di pura emozione e il suo timbro ricorda molto da vicino quello di un’icona black come Otis Redding, e la produzione di Quesada è ricca di arrangiamenti rigogliosi, ritmi serrati e da quell’intelligente senso per l’equilibrio sonoro che consente a ogni strumento di brillare.

"More Than A Love Song" è uno dei vertici del disco, apre la scaletta come un vero e proprio inno alla vita e all’amore, è traboccante di soul e di allegria, la prova vocale di Burton, ondivaga nella sua espressività, rende scintillante una canzone già di per sé perfetta, un gioiello di scrittura e profondità emotiva. "Ice Cream (Pay Phone)" è costruita sulla contrapposizione fra un riff di chitarra ruvido e il falsetto divertito di Burton, ha un cuore pop rock che si apre in uno dei ritornelli più allegri dell’album, mentre "Mrs Postman" è puro soul che si sviluppa morbido come il velluto su un ripetuto fraseggio pianistico dal tocco vagamente jazzy.  

Il duo, pur mantenendo un’impronta personale e identitaria nel suono, si diverte a mischiare le carte, ad aggiungere e togliere strumenti, a giocare sull’ambivalenza tra classicismo e modernità indie. Ecco, allora che "Angel" si spoglia di ogni orpello per concedersi nella sua nudità acustica e appassionata, mentre per converso la splendida "Gemini Sun" si srotola attraverso un’elettronica minacciosa e incalzante in tonalità minore, che si scioglie solo di fronte alla solare dolcezza del ritornello, in un repentino cambio rotta in cui è il timone di Burton a condurre in porto la nave.

Il finale di disco mette in mostra tutto il talento della band coi due migliori brani del lotto: l’avvolgente vapore psichedelico di "Tomorrow", ballatone soul segnato da un acidissimo solo di chitarra finale, e l’ipnotico post soul di "Rock And Roll", incalzante manifesto innodico (“Motivazione, innovazione, ispirazione, tentazione, Rock and Roll, Rock and Roll”) che nella sua apparente semplicità (ascoltare con attenzione la stupefacente bellezza dell’arrangiamento) raggiunge la vetta emotiva più alta del disco.

 

A Chronicles Of A Diamond mancano solo l’effetto sorpresa che ci aveva fatto sobbalzare sulla sedia ascoltando l’esordio, e una super hit come "Colors" (un singolo come "More Than A Love Song" è altrettanto bello, ma decisamente meno immediato). Eppure, anche questa nuova prova, forse più elegante e meno verace, è la conferma di una band capace di creare trame musicali spesso imprevedibili e sempre intriganti, che garantiscono un'esperienza di ascolto fluida ed emozionante.

Questo è un album che trascende i generi e il tempo, che cattura l’essenza del soul e del funk più classici, infondendola con uno spirito decisamente contemporaneo e un tocco di eccitante retro psichedelia. Un mix che oggi suona più strutturato e più consapevole, e che restituisce in raffinatezza ciò che ha tolto all’urgenza espressiva.